Mentre in Italia tengono banco le parole del Ministro Luigi Di Maio sulla stampa e i giornalisti, in Europa siamo al terzo caso di giornalista ucciso nell’arco di dodici mesi. Dopo gli omicidi della maltese Daphne Caruana Galizia e del reporter slovacco Ján Kuciak, ad essere barbaramente uccisa e violentata è stata la trentenne Victoria Marinova, conduttrice del programma di inchiesta Detector, in onda sulla televisione bulgara Tvn. Il corpo della giornalista è stato ritrovato sulle rive del Danubio, dopo essere stata picchiata, violentata e soffocata. Non è ancora chiaro se l’uccisione sia legata o meno alla sua attività di giornalista. La conduttrice, tuttavia, stava indagando su uno scandalo legato all’affidamento di fondi europei, scoperto dai centri di giornalismo d’inchiesta Bivol e Rise Moldavia.
L’inchiesta aveva già suscitato polemiche dopo la sua messa in onda, in conseguenza degli arresti da parte della polizia bulgara di due giornalisti che avevano lavorato al servizio, fermati mentre cercavano di salvare alcuni documenti in fiamme contenenti le prove dello scandalo. La scia di intimidazioni era poi continuata con le minacce di morte ricevute da Atanas Tchobanov, direttore di Bivol. L’epilogo è stato il terribile omicidio della Marinova. Stiamo vivendo in Europa e nel mondo dei tempi particolarmente bui, durante i quali non è assolutamente accettabile che la politica attacchi la libertà d’opinione e il diritto ad all’informazione libera. Troppo spesso ascoltiamo leader politici invocare l’ira dei cittadini contro i giornalisti, rei di controllare eccessivamente l’azione dei governi. Oggi più che mai bisogna difendere la libertà di informazione e ridare forza, credibilità e autonomia alla professione del giornalista. Per questa ragione ritengo fondamentale che una delle proposte politiche per il prossimo futuro sia quella di potenziare sensibilmente i finaziamenti pubblici alla stampa. Avete capito bene. Maggiori finanziamenti pubblici alla stampa. Esattamente il contrario di quello che sostengono i grillini, che vogliono un’informazione debole e dei giornalisti privi di garanzie lavorative e di conseguenza più esposti al potere di turno. Per avere un’informazione corretta è necessario che i giornalisti abbiano garanzie lavorative e assicurative serie, che li tutelino adeguatamente dai tanti “poteri” che affrontano nel loro lavoro. Vale sempre la massima per la quale il giornalismo è il cane da guardia della democrazia e quando viene imbavagliato o tenuto a cuccia, la nostra casa è molto più insicura.
Sabato nonostante la pioggia tremila persone hanno inondato pacificamente la via Salaria per chiedere la chiusura dell’Impianto Tmb dell’Ama, che da sette anni impesta con la propria puzza la vita di migliaia di residenti. E’ stata certamente la più grande e partecipata manifestazione da quando, fin dal 2011 insieme a Maria Teresa Maccarrone, abbiamo cominciato a denunciare la puzza.
Il merito di questo risultato è certamente di tutti, ma anche della visione del Presidente del III Municipio Giovanni Caudo, che ha saputo far svolgere al municipio una funzione di sindacato rispetto all’emergenza in cui ci troviamo a vivere nel nostro municipio. Nelle tante riunioni dell’osservatorio sul Tmb a Piazza Sempione cittadini, associazioni, comitati di quartiere e forze politiche hanno aderito alla manifestazione, rinunciando alla propria visibilità per sostenere unitariamente una battaglia per la tutela della salute e dell’ambiente. Sulla questione la Sindaca Virginia Raggi e l’assessora Pinuccia Montanari, invece, continuano a raccontare bugie. Da una parte dichiarano di voler fare ulteriori monitoraggi sulla puzza, mentre dall’altra persino a poche ore dalla manifestazione, all’interno della struttura un mezzo dell’Ama spruzzava in aria un deodorante per coprire i miasmi.
Sulla questione del monitoraggio vogliamo vederci chiaro. Il progetto presentato dall’assessora all’ambiente del Comune di Roma prevede che sarà Arpa Umbria a svolgere le verifiche sull’impianto. Peccato che il direttore generale di Arpa Umbria sia Walter Ganapini, colonna dell’ambientalismo italiano e fondatore di Legambiente, oltre che sponsor di Pinuccia Montanari, tanto da averla suggerita – secondo Repubblica – direttamente a Beppe Grillo quale sostituta dell’ex assessore Paola Muraro. Non se ne può davvero più delle prese in giro. Dopo anni c’è ancora chi propone i nasi elettronici, probabilmente perche il suo naso non è costretto a convivere con il fetore onnipresente sulla Salaria.
In queste ultime settimane abbiamo assistito ad un rimpallo di responsabilità sui ruoli di Comune e Regione sulla vicenda. Provo a fare un minimo di chiarezza. Virginia Raggi, oltre ad essere Sindaca di Roma è anche Presidente della città metropolitana e fra le sue competenze c’è quella di individuare le aree dove realizzare gli impianti necessari alla chiusura del ciclo dei rifiuti, così da consentire alla Regione Lazio di licenziare il piano rifiuti. Invece di preoccuparsi di questa priorità, la Sindaca negli ultimi mesi ha postato foto di materassi abbandonati, prendendosela solo con i cittadini incivili, e mai una volta ha esortato la sua assessora o il management di Ama ad organizzare correttamente la raccolta dei rifiuti. La Sindaca la smetta con post e tweet e firmi gli atti amministrativi che servono ad arrivare alla chiusura dell’impianto di via Salaria. Nessuno ha bisogno di ulteriori monitoraggi, ma semplicemente di un cronoprogramma serio e concreto che ci porti il prima possibile a questo risultato. Chiudere il Tmb Ama del Salario è una battaglia di civiltà.
Quando non sanno come risolvere un problema, i grillini rimandano e si eclissano. Lo hanno fatto anche in materia di trasformazioni e affrancazioni degli immobili dei piani di zona – come abbiamo sottolineato assieme al capogruppo capitolino Giulio Pelonzi e al responsabile casa del Pd Roma Yuri Trombetti. La settimana scorsa per rimandare una delibera che avevano presentato e che riteniamo penalizzante per i cittadini, hanno trovato un “agnello” sacrificale. Pur di non ammettere di aver confezionato un atto sbagliato, Alessandra Agnello per l’appunto, presidente della commissione lavori pubblici in Campidoglio, si è improvvisamente fatta assalire da dubbi su possibili conflitti di interesse da parte di alcuni consiglieri comunali. Un chiaro espediente per rinviare la discussione. In realtà la delibera era invotabile, perché non aveva carattere sociale di sostegno ai cittadini. Domani l’atto potrebbe tornare in aula Giulio Cesare e il gruppo comunale del Partito Democratico cercherà di modificarla con gli emendamenti già proposti in commissione, con l’obiettivo di lenire sensibilmente il costo dell’affrancazione per i cittadini e dare una soluzione seria e concreta a tutte quelle famiglie che stanno vivendo un dramma.
A San Lorenzo i residenti denunciano da mesi il frastuono notturno selvaggio e assordante, diventato ormai insostenibile, soprattutto a causa di rave improvvisati ed illegali, che violano le normative d’impatto acustico e l’occupazione di suolo pubblico, trasformando Largo degli Osci in una vera e propria discoteca a cielo aperto e sotto le finestre dei residenti. Sulla questione siamo intervenuti assieme a Carla Fermariello, responsabile sociale del Pd Roma, perchè riteniamo non siano sufficienti le passeggiate notturne della Sindaca. Nel ringraziare le forze dell’ordine per i controlli sugli alcolici consumati fuori dagli orari consentiti e per gli arresti per contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti, infatti, vogliamo pungolare il Campidoglio affinchè vigili soprattutto su chi viola totalmente le regole, rendendo insopportabile la notte dei residenti. L’obiettivo deve essere riuscire a far convivere la movida con la quiete degli abitanti di San Lorenzo.