Oddio è lunedì #91 – viviamo per sempre in quello che abbiamo seminato negli altri

Ho pensato molto a cosa scrivere questa settimana e spero che sosterrete la mia scelta di saltare la consueta riflessione sui principali fatti di cronaca, per dedicare poche righe ad un uomo straordinariamente rivoluzionario che ho avuto la fortuna di conoscere. Emilio Mancini ci ha lasciato questo fine settimana ed i ricordi emozionanti delle tantissime persone che lo stimano e gli vogliono bene hanno invaso i social network. Per una volta, dopo non ricordo davvero quanto tempo, leggendo i profili dei tanti con cui condivido la passione per la politica, ho letto le stesse parole di ammirazione e rispetto. Per poche ore siamo tornati ad essere una comunità di persone capaci di stringersi assieme, come se la perdita di un uomo come Emilio ci avesse ricordato d’improvviso le ragioni profonde che ci uniscono. In queste ore Emilio Mancini è riuscito in questo piccolo miracolo, che consacra il senso profondo di una vita vissuta con generosità e al servizio degli altri. Emilio è stato un pilastro dei partiti che ha fondato e a cui ha aderito, cemento di una comunità per la quale era più importante chi fossi rispetto a con chi stessi, malta per tanti giovani di generazioni diverse, che hanno avuto l’onore di conoscerlo e il piacere di ascoltare le sue storie mai banali.

Ci sono tante persone che lo hanno conosciuto meglio di me e che sono state in grado di ricordarlo con l’amore e l’affetto che si dedica al nonno più premuroso. Eppure nell’ultimo saluto al circolo culturale Palmiro Togliatti tutti, anche chi lo aveva conosciuto meno, custodivano nel proprio cuore un ricordo della potenza della sua personalità accogliente, tenera e al tempo stesso decisa. Emilio Mancini l’ho conosciuto la prima volta tanti anni fa, quando c’erano ancora i Democratici di Sinistra e per la prima volta a Roma si costituivano i gruppi unitari dell’Ulivo. Ci parlai per la prima volta quando, insieme ad gruppo di giovani consiglieri eletti nel III Muncipio, ci trovammo costretti a ricorrere alla commissione di garanzia del partito, per chiedere il loro intervento nei confronti di un paio di consiglieri municipali, che dialogavano e votavano assieme alla destra contro il centrosinistra. Erano gli albori dello scontro generazionale che avrebbe portato i germi della rottamazione. Mi ricordo come fosse oggi quella conversazione con Emilio. Tutti ci avevano sconsigliato di adire ai garanti, perchè secondo molti quell’organismo era ormai vetusto e la nascita del Partito Democratico lo avrebbe presto cancellato. Altri ci spiegavano come oramai la disciplina di partito fosse un concetto superato. Al contrario Emilio mi guardò negli occhi, dopo aver scrutato con attenzione ognuna delle cento pagine di cui era composto il ricorso, ringraziandoci perchè avevamo deciso di batterci per difendere i valori e i principi dello Statuto e del codice etico del partito. Mi rassicurò dicendomi che chiedere il rispetto di uno statuto equivaleva più in grande a difendere i principi della nostra Costituzione. Farlo significava difendere un’intera comunità. Sono cresciuto grazie all’esempio di chi come Emilio mi ha insegnato che non si attaccano e si mettono al pubblico ludibrio sui social i propri compagni di viaggio, anche quando non li condividiamo o pensiamo che sbaglino.

Le parole più commoventi su Emilio Mancini le ho ascoltate dalla consigliera comunale Giulia Tempesta, quando alla commemorazione ha raccontato un episodio recente in cui ad Emilio aveva chiesto se lui avesse mai avuto il desiderio di fare il Parlamentare, dopo aver svolto tantissimi incarichi importanti di dirigente di partito. “Non ho mai voluto, forse sarei stato più ricco, sicuramente non più felice” la sua risposta. Viviamo per sempre in quello che abbiamo seminato negli altri e a giudicare da quello che ha fatto nella sua vita, Emilio vivrà ancora a lungo in ognuno di noi.

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