La Svezia è un Paese bellissimo, dove si vive anche bene. E’ la maggiore tra le economie scandinave e l’ottava dell’Unione Europea. Il prodotto interno lordo procapite è il settimo più elevato al mondo. E’ una nazione in crescita, con un livello di disoccupazione inferiore alla media europea e si trova al quinto posto al mondo nella classifica sulla corruzione della pubblica amministrazione, pubblicata da Transparency International (l’Italia è al 54esimo per capirci). In sostanza, quindi, la Svezia è un Paese ricco, con un welfare all’avanguardia e bassi livelli di corruzione. La dimostrazione concreta di come crescita economica, lavoro e livelli di corruzione siano direttamente correlati fra loro. Questi sono alcuni dei risultati delle politiche socialdemocratiche della coalizione di centrosinistra guidata dal primo ministro uscente Stefan Lofven. Le elezioni di ieri hanno registrato una sostanzale tenuta dell’area di governo (socialdemocratici, sinistra e verdi), con i socialdemocratici che sono rimasti di gran lunga il primo partito con il 28,4% (-2,8%). Tuttavia l’alleanza di governo, che già non possedeva una maggioranza numerica in Parlamento, ha perso consensi a causa di una triade di argomenti: sicurezza, lotta alla criminalità e welfare da non spartire con gli stranieri.
Sono i temi centrali cavalcati dai democratici svedesi (17,6%), che di democratico hanno solo il nome, essendo in realtà gli eredi del partito neonazista guidato da Jimmie Akessonha, che si candida per la quarta volta. La politica dei democratici svedesi almeno a parole non è più eversiva, ma è comunque la stessa di Viktor Orban in Ungheria, Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia. Anche in Svezia la campagna elettorale si è giocata sul tema dell’immigrazione, che si trova in cima all’agenda politica mondiale, persino in un Paese da anni considerato modello per l’integrazione e l’accoglienza di chi svedese non è. In ogni caso ieri notte mi ha davvero molto colpito rendermi conto di come fosse necessario visitare i siti svedesi per conoscere effettivamente i risultati delle elezioni in Svezia (clicca qui). Questo perchè i giornali italiani erano molto più interessati a titolare di una presunta “vittoria” dei populisti svedesi, piuttosto che a fornire i dati ufficiali, dai quali si evinceva la tenuta della socialdemocrazia e dei partiti moderati tradizionali. Nel nostro Paese, ormai, si tende a non dare più semplicemente la notizia, ma la si interpreta a sostegno delle proprie tesi.
L’ascesa delle forze che vogliono l’uscita dall’Unione Europea o peggio ancora il ribaltamento dei valori di unità e condivisione che sono le fondamenta politiche della visione europea, dovrebbe preoccuparci enormemente, sopratutto alla vigilia delle prossime elezioni europee. C’è un dato di fatto incontrovertibile che è alla base dei pessimi risultati dei partiti democratici e socialisti in tutto il mondo ed è l’incapacità di essere riusciti a redistibuire equamente la crescita economica e l’aumento della produttività negli anni passati, facendo pagare agli operai e alla classe media gli esiti negativi delle crisi economiche, spesso causate da bolle speculative del mercato finanziario. In sostanza si sono collettivizzate le perdite, mentre si sono privatizzati gli utili, finiti nelle tasche di pochissimi, troppo spesso celati nei meandri della scatole cinesi di corporation e multinazionali. Al contrario dove l’economia è più forte e la qualità della vita più elevata, tengono anche le forze politiche moderate e socialiste. La crisi della politica tradizonale di centrodestra e centrosinistra è stata spiegata molto bene dal filosofo Noam Chomsky, che ha ricordato come lo spostamento dei democratici americani e dei socialdemocratici europei verso politiche neo liberiste, sia andato di pari passo con l’abbandono degli interessi della classe lavoratrice. Questa scelta ha prodotto rabbia, frustrazione, paura e ricerca di capri espiatori. Di conseguenza visto che la cause reali della crisi sono ben celate, è stato fin troppo semplice per i demagoghi e i populisti usare la narrazione della colpa altrui, specialmente se l’altrui è povero, non meritevole, appartenente ad una minoranza etnica o comunque vulnerabile. La colpa è sempre del diverso, perchè è una spiegazione più accettabile rispetto a quella di dover ammettere che a venderci ed ingannarci sia stato un nostro fratello bianco privo di scrupoli. Abbiamo smesso di cercare i veri colpevoli e ce la siamo presa con altre vittime della crisi, quelle più deboli di noi.
Da questo loop non si esce senza essere disposti a mettere in discussione il paradigma dominante, proponendo una visione politica profondamente diversa da quella esistente, ma in netta contrapposizione a quella populista. L’Unione Europea così come è non funziona. E’ un’Istituzione priva di appeal e carisma, lontanissima dalla vita quotidiana dei cittadini e che non conosce nemmeno le periferie dell’Europa che vorrebbe governare. L’euro ha certamente salvaguardato i nostri mercati, tenuto al riparo i nostri investimenti e bassi i tassi di interesse dei mutui, ma non è servito a tutelare il potere d’acquisto dei salari e a calmierare l’aumento dei prezzi e delle accise. Per moltissime persone l’Europa si è limitata ad essere una moneta unica, che ci ha consentito di viaggiare senza passaporto e non dovendo effettuare un cambio di valuta. Davvero troppo poco emotivamente perchè l’Europa rappresenti un ideale da salvare e per il quale combattere. Soprattutto se a viaggiare liberamente, oltre alle merci che ci piace comprare su internet, ci sono anche gli immigrati e i rifugiati.
L’Europa deve incidere molto più visibilmente sulla qualità della vita dei cittadini. I fondi che elargisce agli Stati troppo spesso si disperdono in mille rivoli e quasi mai arrivano concretamente nelle nostre periferie. Serve un’Europa delle periferie, che esca dai palazzi di Bruxelles e scenda per le strade di quartieri come Vigne Nuove, Tor Bella Monaca o San Lorenzo. Faccio un esempio concreto. Non si è saputo più nulla dal Parlamento europeo degli esiti del sopralluogo della commissione all’impianto Tmb del Salario. Fortunatamente con l’arrivo in III municipio del Presidente Giovanni Caudo l’attenzione sui miasmi provenienti dal Tmb sono tornati ad essere la priorità del territorio e di conseguenza della città di Roma. Non è un caso che proprio in questi giorni il pm Carlo Villani abbia eseguito un sopralluogo presso l’impianto, accompagnato dai carabinieri forestali delegati alle indagini assieme ai colleghi del Noe. Sono le indagini frutto dell’esposto inviato alla Procura e sottoscritto da mille e trecento firme. Le ipotesi di reato sono inquinamento ambientale e gestione non autorizzata. Nonostante l’intervento della Procura, la protesta dei cittadini e del municipio non si ferma ed in centinaia hanno partecipato giovedì in piazza Sempione alla prima riunione dell’Osservatorio permanente sul Tmb Salario. Un’assemblea che ha registrato l’allargamento della protesta anche al II municipio, grazie ad alcuni cittadini e alla presenza della Presidente del municipio Francesca Del Bello. Dopo due anni in cui la giunta grillina aveva silenziato la protesta, adesso finalmente il Tmb del Salario è tornato ad essere una priorità.
Così come è una priorità provvedere all’immediata riapertura dell’unico centro pubblico di assistenza ai malati di Alzheimer del III Municipio (clicca qui). Assieme a Carla Fermariello, delegata per il sociale del Pd Roma, e al gruppo democratico in Campidoglio lavoreremo nei prossimi giorni per far tornare indietro l’amministrazione capitolina su questa assurda decisione. Così come lo abbiamo fatto con il vicesegretario del Pd Roma Mariano Angelucci, il capogruppo Pd Giulio Pelonzi e tutte le opposizioni in Campidoglio per contrastare la tassa iniqua dell’ecopass (clicca qui). Su questa vicenda i grillini hanno mentito ai romani, che tuttavia hanno contrastato fortemente sui social il provvedimento. La delibera presentata da una parte del gruppo del M5S aveva il benestare dell’assessore Linda Meleo, che è fuggita dall’aula prima del ritiro dell’atto, osteggiato persino all’interno della stessa compagine grillina. Imporre nuove tasse sulla viabilità, quando non si è in grado di far funzionare il trasporto pubblico è una follia. In questo video (clicca qui) le consigliere comunali Ilaria Piccolo e Valeria Baglio spiegano molto bene le ragioni per le quali il Pd è favorevole al Piano Generale del Traffico Urbano (clicca qui), ma contrario alla tassa spot del M5S.
Ieri ho partecipato al pranzo per la raccolta fondi per il Kerala, la Regione dell’India meridionale colpita da una violenta alluvione, che ha provocato centinaia di morti e migliaia di sfollati. Una bellissima iniziativa promossa dal Presidente del Pd Sibi Mani Kumaramangalam, originario di quei luoghi. Stasera, invece, comincia la festa dei Giovani Democratici di Roma che si terrà dal 10 al 16 settembre al parco Jonio, la terrazza sopra la stazione della Metro B1. Si comincia già questa sera con un dibattito con il Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini, il segretario romano Andrea Casu e i presidenti dei municipi di centrosinistra Giovanni Caudo, Sabrina Alfonsi, Francesca Del Bello e Amedeo Ciaccheri. Da giovedì 13 fino a domenica 16 si celebrerà la Festa Nazionale di Left Wing, presso la Città dell’Altra Economia di Testaccio. Qui interverrò, insieme a tante altre personalità, giovedì 13 settembre alle ore 17 al seminario “Dal principio di legalità alla deriva populista. Principi e strumenti necessari allo Stato di diritto affinchè trasparenza, legalità e buona amministrazione possano convivere“. In questi tempi difficili è importante leggere, scrivere, condividere e soprattutto incontrarsi, per mettere in circolo le parole e le idee per costruire insieme il nuovo paradigma democratico di cui abbiamo bisogno.
p.s. la foto di copertina è un’imponente opera di street art dedicata alla battaglia di Liberazione dell’8 settembre del 1943, realizzata grazie a Bifido e al supporto di Blue Flow ed inaugurata dall’VIII municipio alla Montagnola.