Su Marte esiste acqua allo stato liquido. La straordinaria scoperta scientifica è il frutto del testardo lavoro di un equipe di scienziati italiani, guidata da Elena Pettinelli, Enrico Flamini, Roberto Orosei e Francesco Soldovieri. Sono persone che ci rendono orgogliosi di essere italiani e rappresentano gli ultimi eredi della stirpe italica, popolo di santi, poeti e navigatori. O meglio “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navìgatori e di trasmigatori“, come recita la scritta sul Palazzo della civiltà del lavoro a Roma. Sul colosseo quadrato viene riportato il frammento di un famoso discorso di Benito Mussolini, pronunciato il 2 ottobre del 1935 contro la condanna dell’Italia, da parte delle Nazioni Unite, per l’aggressione all’Abissinia. L’Italia di questi ultimi mesi sembra sempre più scivolare nel buio del passato, soprattutto per responsabilità del governo giallo-verde e del suo leader indiscusso Matteo Salvini. Il leader leghista è sempre più impegnato nello scimmiottare il ruolo del Dux, perso nei meandri dei social network, fra una citazioni del motto fascista del “tanti nemici, tanto onore” e un incontro con la Sindaca di Roma Virginia Raggi, per ripulire le strade dai rifiuti.
Peccato che per Salvini e la Raggi i rifiuti da togliere non siano quelli che infestano le nostre strade e rimangono a marcire accanto ai cassonetti sotto il sole di agosto, ma le donne e i bambini del Camping River, uno dei tanti campi nomadi della capitale. Intendiamoci il principio di legalità è giustissimo ed alcuni campi vanno chiusi senza se e senza ma, così come vanno isolate e duramente perseguite quelle persone che delinquono o minacciano. Tuttavia nell’usare il principio di legalità per giustificare lo sgombero del Camping River, senza che vi siano soluzioni dignitose per i residenti del campo, Salvini non appare minimamente credibile. Quale legalità ci sarebbe nel mancato rispetto della sospensiva della Corte Europea dei diritti dell’Uomo e nella incapacità della Raggi di trovare soluzioni dignitose per uomini, donne e bambini, trattati come rifiuti? Siamo alla legalità del manganello, alla quale dobbiamo contrapporre quella del diritto, nel quale si governa rispettando leggi e Istituzioni, che operano a tutela di tutti gli uomini senza alcuna distinzione. Quando si chiama in causa il principio di legalità, lo si deve fare soprattutto a tutela dei più deboli, perchè le leggi esistono proprio per tutelare chi ha meno diritti. Se davvero vuole essere credibile, Salvini dovrebbe chiedere il rispetto della legalità prima di tutto ai suoi amici di partito, che hanno frodato lo Stato Italiano per milioni di euro.
Mentre i rifiuti veri sono ancora per le strade, sempre più trivellate dalle buche, la Sindaca continua a prendersela con chi quotidianamente lavora per dare servizi alla città. L’amministrazione è tornata alla carica per lo sfratto della Casa delle donne, a sostegno della quale oltre al Pd Roma è scesa in campo anche la Regione Lazio. Nei prossimi giorni – ha fatto sapere l’assessora Lorenza Bonaccorsi – la giunta regionale approverà un atto per attestare pubblicamente come la Casa delle Donne rappresenti un luogo di rilevante valore storico e culturale. I servizi che da anni sono messi a disposizione delle donne di questa città sono un patrimonio e non possono essere considerati un peso. E’ quindi giusto che si proceda ad uno studio rigoroso che possa misurare scientificamente l’impatto delle prestazioni rese gratuitamente in questi anni. La prima Sindaca donna della capitale vuole cancellare deliberatamente una realtà associativa e un’esperienza storica unica nel suo genere. Deve essere chiaro che come democratici ci opporremo in ogni modo e con ogni strumento.
Bene ha fatto la Regione Lazio di conseguenza ad intervenire, così come accaduto anche per la proroga fino al 31 dicembre 2018 del regime transitorio più favorevole per gli utenti per il pagamento della quota di compartecipazione alla spesa per le strutture residenziali socio riabilitative. L’intervento del Presidente della Regione Lazio era stato richiesto sia dal tavolo per la salute mentale del Pd Roma, coordinato dalla delegata alle politiche sociali Carla Fermariello, che dal Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini. Un lavoro di squadra per garantire i servizi agli utenti e consentire il necessario lavoro di modifica della normativa regionale sulla compartecipazione, al fine di rispondere in modo più equo ai bisogni dell’utenza. L’uscita dalla gestione commissariale sulla sanità può garantire di gestire in maniera più appropriata le situazioni di esenzione, allineando le quote della Regione Lazio a quelle previste per gli utenti delle altre regioni italiane. Ora che il commissariamento è concluso, Nicola Zingaretti avrà finalmente la possibilità di investire liberamente su chi ha più bisogno. I prossimi cinque anni della Regione Lazio faranno la differenza.
Al festival dell’Unità di Roma si è tenuto un interessante dibattito sul tema della salute mentale al quale ho partecipato (clicca qui), che ha prodotto un documento ufficiale del Pd Roma sulle criticità e le proposte per la salute mentale (clicca qui). Durante la festa si sono svolti altri dibattiti molto partecipati, che hanno consentito a decine di persone di poter intervenire sulle questioni più importanti della città. Alcuni di questi sono visibili sul sito di Radio Radicale. Dal dibattito sull’immigrazione (clicca qui), alla presentazione del libro del Sindaco di Pesaro Matteo Ricci “Primo Cittadino“, insieme con il consigliere della Regione Lazio Emiliano Minnucci (clicca qui). Sono stati ricchi di spunti di riflessione i dibattiti sui diritti, promosso da Antonio Senneca, sulla scuola e l’Università, organizzato da Francesca Biondo, Annarita Leobruni e Roberto Fera, sul trasporto pubblico locale di cui si sono occupati Alessandro Rosi e Luigi Colacchi (clicca qui) ed infine quello a me molto caro sulla lotta alle mafie (clicca qui), guidato da Iside Castagnola con la quale abbiamo condiviso la formativa esperienza del forum legalità del Pd Roma.
Le iniziative del Festival che si terranno alle ex Dogane saranno ancora molte. Ieri sera è stata la volta del Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini. Stasera sono previsti gli interventi del segretario nazionale Maurizio Martina e dell’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Martedì 31 luglio sarà ospite Marco Minniti, mentre il giorno seguente toccherà a Maria Elena Boschi. Venerdì 3 agosto tornerà Nicola Zingaretti, il cui dibattito la scorsa settimana è stato rinviato a causa della pioggia. Anche quest’anno, malgrado le tante difficoltà in cui ci troviamo a lavorare, i protagonisti del festival sono indiscutibilmente i volontari democratici, senza i quali nulla sarebbe possibile. Purtroppo all’appello mancano alcuni amici storici, che hanno preferito i social alla festa. Quando ci penso mi viene in mente la sindrome da X-factor, una sorta di abitudine a scambiare la passione attiva per la politica con il televoto da casa, usato per votare il proprio gradimento su una determinata prestazione. Troppo spesso l’abitudine a commentare sui social ci fa perdere di vista quello che conta realmente. Una comunità si fonda sullo stare assieme sempre e sul condividere le gioie (poche) e i dolori (tanti). Non esserci è sempre una sconfitta, per tutti.
p.s. Questa settimana è morto Sergio Marchionne. In questi giorni il nostro Paese ha dato il peggio di se stesso. Siamo sempre più disumani. Scambiamo la legittima critica per la funzione che uomini e donne possono ricoprire nella propria vita, con la mancanza di rispetto della dignità umana, che si dovrebbe sempre a chiunque. Sul tema del rispetto del prossimo si gioca buona parte della sfida culturale del nostro Paese. E del futuro della politica.