Le elezioni le hanno vinte il M5S di Luigi Di Maio e la Lega di Matteo Salvini. Hanno ottenuto moltissimi consensi, guidando la protesta contro i governi del Partito Democratico ed è quindi legittimo che siano loro ad esprimere le cariche apicali di questa legislatura, così come spetta a loro trovare le intese per un possibile governo. Il Partito Democratico non salirà sull’Aventino, come qualcuno ha maldestramente scritto, ma starà saldamente all’opposizione sia in Parlamento che nella società. L’elezione di Roberto Fico a Presidente della Camera e di Maria Elisabetta Alberti Casellati al Senato, infatti, ha già dato dimostrazione di quali potranno essere le forze protagoniste del governo. Il M5S ha definitivamente abbandonato i toni anti sistema e per ottenere i voti sul proprio candidato alla Camera, non ha avuto alcun problema a votare l’ex sottosegretaria Casellati, nota per aver difeso le leggi ad-personam del Cavaliere e per aver definito “colpo di stato” la sentenza definitiva del Tribunale di Milano sul processo Mediaset.
Si chiama compromesso ed è uno dei presupposti della politica. Di Maio può continuare a fingere che non lo sia, ma è solo questione di tempo e di scelte. Lo hanno capito subito gli eletti grillini, che già fuggono alle domande sull’intesa con la Forza Italia di Silvio Berlusconi (clicca qui). Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se il protagonista di questo scambio politico fosse stato il Partito Democratico. I titoli dei giornali, le trasmissioni televisive e le campagne d’odio sui social network. Nei prossimi mesi assisteremo ad una normalizzazione del sistema politico e molto probabilmente diventeranno più normali ed accettabili, tante di quelle scelte che non sono state perdonate a Matteo Renzi e al Partito Democratico. Il tempo è galantuomo e quando in politica si pensa di aver seppellito gli avversari, solitamente ne nascono di nuovi ancora più motivati. Noi saremo orgogliosamente all’opposizione. Avremmo certamente preferito vincere le elezioni, ma conosciamo le regole della democrazia e soprattutto non abbiamo paura di ricostruire una proposta politica che sappia mettere al centro il lavoro e la difesa dei più deboli. Per intanto, utilizzando l’ottimo lavoro di Fabio Lazzaroni (clicca qui), vi segnalo questi link, grazie ai quali potrete leggere le biografie dei nuovi eletti della Camera (clicca qui) e del Senato (clicca qui).
Gli ultimi anni ci hanno abituati alla smitizzazione dei simboli. La prima donna sindaco di Roma è Virginia Raggi, esponente di punta del M5S, così come la prima Presidente donna del Senato è la Casellati di Forza Italia. Persino il primo senatore di colore italiano lo ha eletto in Parlamento la Lega di Salvini. Tuttavia in politica, come nella vita, esiste la forma e la sostanza. Ha poco significato essere donna, se da Sindaca non si partecipa alle manifestazioni delle donne contro il femminicidio, si abolisce la parità di genere dallo Statuto di Roma Capitale e si chiudono i centri di ascolto anti violenza. Non significa nulla essere donna, se poi si è fermamemente contraria alle unioni civili come nel caso della Presidente del Senato. E sinceramente vuol dire poco essere il primo senatore di colore, quando la forza politica che ti ha eletto ha vilipeso in ogni modo Cécile Kyenge, la prima ministro donna di colore. Il razzismo della lega non scompare con un senatore nero. Al contrario l’uso dei simboli, svuotati dal potere di una visione ideologica, rimangono icone prive di significato, dietro alle quali si possono giustificare le azioni peggiori.
Ai democratici e alla sinistra serve ritrovare un’identità più chiara e definita. Come stiamo facendo a Roma e come abbiamo ricominciato a fare nel Lazio, grazie al secondo mandato ottenuto dalla maggioranza di Nicola Zingaretti, che ha già presentato la propria giunta. A Roma, dove all’opposizione siamo già da due anni, stiamo ricostruendo proposte politiche per risolvere i problemi dei territori e delle persone che ci vivono. Nei prossimi mesi probabilmente torneremo al voto in III e in VIII municipio, dove grazie ad una coalizione coesa ed unita daremo battaglia per far dimenticare le incapaci amministrazioni grilline. In questi due territori, già alle ultime elezioni regionali, la coalizione di centrosinistra ha ottenuto più consensi degli avversari, attestando saldamente il Partito Democratico quale primo partito. Non è casuale come il rincuorante risultato regionale sia arrivato senza la necessità di ricorrere alle primarie, ma soprattutto grazie ad un lavoro serio di elaborazione del programma e di costruzione di una squadra larga e realmente radicata e rappresentantiva dei territori. Un esempio ulteriore del fatto che prima si debba ragionare sulla condivisione delle idee e dei valori e soltanto in seguito sulla scelta delle persone. Le primarie devono servire ad unire, non a dividere.
Questa settimana vi presento due belle iniziative editoriali. La prima è la nascita di Radio Left Wing, di cui vi invito a scaricare l’app sugli store (clicca qui). Una radio da battaglia, piena di buona musica, di giovani artisti indipendenti, vogliosa di dare spazio a gruppi emergenti e ricca di conduttori alternativi, che vi faranno tornare la voglia di ascoltare la radio che torna a fare la radio. Questa mattina, inoltre, è uscito il secondo numero del giornale Scmag (clicca qui), di cui vado particolarmente fiero. Vorrei invitarvi a leggere alcuni degli articoli dei ragazzi delle scuole, che si sono cimentati con il tema complesso delle fake news e della veridicità delle fonti. Dalle loro parole si può capire molto della società in cui siamo immersi.
p.s. nella settimana in cui si insedia il Parlamento, voglio abbracciare e ringraziare Paolo Coppola, che molto mi ha insegnato sull’abnegazione e l’etica della politica. Sono convinto che personalità come la sua siano indispensabili per la crescita del nostro Paese e per la rigenerazione del Partito Democratico.