Oddio è lunedì #66 – serve una rivoluzione dell’attenzione

La Russia sarà ancora di Vladimir Putin. Il risultato delle elezioni politiche era prevedibile, tuttavia suscita sempre una certa impressione assistere all’epopea di uno zar moderno. Il leader russo ottiene il suo quarto mandato presidenziale, il secondo consecutivo. Gli altri sette candidati erano soltanto dei figuranti, utili a mantenere la parvenza formale di una democrazia, in un Paese ormai modellato ad immagine e somiglianza del premier. Persino la data del voto era stata scelta nel quarto anniversario dell’annessione della Crimea, ufficialmente proclamata da Putin il 18 marzo del 2014. Il sale della democrazia è l’alternanza politica, quando non c’è per troppo tempo non è mai una cosa positiva. Cattive notizie arrivano anche dal Brasile, dove questa settimana è stata uccisa Marielle Franco, una delle voci più autorevoli contro la violenza della polizia militare nelle favelas di Rio. Era al suo primo mandato al consiglio comunale e dalle indagini è emerso come i proiettili che l’hanno colpita facciano parte di un lotto venduto dall’azienda CBC alla polizia federale di Brasilia nel 2006. Aveva meno di 40 anni e difendeva con coraggio i diritti umani. Da oggi spetta anche a noi tenere alta la sua memoria e il suo esempio.

La vicenda dei killer di Piscinola mi ha davvero colpito, non soltanto per la giovane età degli assassini della guardia giurata Francesco Della Corte, ma per il racconto delle loro vite. Il padre di uno di loro, sentito da Repubblica (clicca qui), ha dichiarato impotente: “un figlio viene come vuole lui, come le piante, crescono storte o dritte e tu non ci puoi fare niente“. Questa riflessione desolante descrive in parte il declino della nostra società. Genitori che non sanno fare i genitori e figli che non potranno mai più essere figli. Come Mariam Moustafa, la diciottenne egiziana nata a Roma e cresciuta ad Ostia, picchiata a morte da una baby-gang di ragazzine inglesi nel centro di Nottingham. Il gruppo aveva ripreso tutta l’aggressione con il cellulare e condiviso poi i filmati con gli amici, che sui social hanno persino deriso le dodici ore di coma della ragazza. Stiamo lasciando i nostri giovani troppo soli davanti ai propri cellulari, strumenti dai quali dipende moltissimo del loro mondo. Serve una rivoluzione dell’attenzione, perchè un cellulare non è paragonabile alla televisione degli anni 80 e 90. Non è una sorta di baby sitter a basso costo, ma uno strumento molto potente. Il cellulare è ormai la fonte primaria con la quale ci informiamo, comunichiamo e condividiamo con gli altri la nostra vita. Potenzialmente può essere una porta verso qualsiasi esperienza ed incontro in grado di cambiarci per sempre.

A strapparci un sorriso fortunatamente ci sono le notizie che arrivano dalla capitale, dove capita che una donna cada in una delle tante buche, si faccia male e decida di fare causa al Comune. Sarebbe una storia di ordinaria mala amministrazione a Roma, dove ormai si moltiplicano le forature di pneumatici dei malcapitati automobilisti, se non fosse per la protagonista della vicenda. La vittima, infatti, è la grillina Paola Giannone, aspirante assessore ai lavori pubblici del Campidoglio, alla quale la Raggi preferì l’attuale assessore Margherita Gatta. Qui Gatta ci cova deve aver pensato qualcuno, soprattutto dopo aver visto che non si tappano le buche dove passano i romani, ma si asfalta il porfido lungo viale dell’Arte del Palazzo dei Congressi, per consentire il 14 aprile la corsa dei bolidi della Formula E.

Avesse provato a farlo qualsiasi altro Sindaco, sarebbe venuto giù il Campidoglio. Nel frattempo è caduta l’amministrazione di Pomezia, dove il M5S studia per completare la propria mutazione da movimento di cittadini a partito politico. I grillini, infatti, hanno deciso di dimettersi in massa per anticipare la fine della consiliatura e mandare a casa il Sindaco ribelle Fabio Fucci, che in pochi anni è passato dall’essere il campione dell’universo pentastellato a nemico pubblico numero uno del movimento. Fucci fù il primo ad issare una bandiera del M5S su un Comune del Lazio e sarà anche il primo ad essere cacciato per dimissioni di massa da parte della sua maggioranza. Che sia una prova generale di quello che potrebbe succedere a Virginia Raggi a Roma?

Durante la settimana ho pubblicato i risultati, seggio per seggio, delle elezioni politiche e regionali a Roma (clicca qui). Sono stati utili per partecipare alle diverse assemblee per l’analisi del voto. Ne faremo tante altre nelle prossime settimane, prima fra tutti l’assemblea cittadina di martedì 20 marzo con Maurizio Martina. Poi dovremo rapidamente uscire dai circoli per parlare ai cittadini dei temi che interessano il Paese. La scorsa settimana, insieme al segretario del Pd Roma Andrea Casu, siamo stati all’assemblea del III municipio, durante la quale sono intervenuti numerosi nuovi iscritti che rappresentano il segnale di speranza migliore per il futuro dei democratici.

Molto partecipata anche l’assemblea del IX Municipio convocata dal segretario Alessandro Garrisi. Durante la riunione ci sono stati molti interventi stimolanti, come quello di Dario Corallo, che ha presentato un’analisi del voto con spunti davvero interessanti. Come tutte le analisi proposte in questi giorni, anche questa non è certamente esaustiva e risente, ovviamente, anche di una premessa metodologica e di critica politica. Tuttavia l’ho trovata molto utile per sfatare, dati alla mano, alcuni falsi miti su queste elezioni. Il primo riguarda il fatto che il M5S venga votato soltanto da persone con bassa cultura, che credono alle scie chimiche o ai complotti. Purtroppo non è così. Il M5S ha sfondato in tutte le categorie sociali ed economiche. Fra i laureati e i diplomati è il partito più votato, seguito soltanto dall’astensionismo.

Non è del tutto vero nemmeno l’assunto che vorrebbe il Partito Democratico come quello più vicino ai ceti benestanti. La questione non sembra legata soltanto al reddito, ma in particolare all’ingresso o meno nel mondo del lavoro. Coloro che hanno scelto con più facilità il Partito Democratico sono quelle persone che un lavoro fisso lo hanno già (insegnanti e impiegati), che ancora non lo cercano (studenti) o che ne sono già usciti (pensionati). A scegliere di votare per il M5S e Lega, al contrario, sono stati gli operai, gli artigiani e i commercianti, che quel lavoro rischiano di perderlo o di vederlo compromesso dalla crisi, mentre i disoccupati si sono divisi fra grillini e astensionismo. Di analisi di questo tipo ne servirebbero tante e sempre più approfondite. Al contrario andrebbero sospese le polemiche sui social. Questo non è il momento della ricerca della leadership, ma dell’orgoglio della nostra comunità. Come hanno capito benissimo i tanti che si stanno venendo ad iscrivere per rendere il Partito Democratico più forte e più aperto.

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