Oddio è lunedì #58 – cambiare tutto per distruggere tutto

Questo sabato ricorre il giorno della memoria, la celebrazione internazionale istituita dalle Nazioni Unite per ricordare la liberazione dai campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto. Si celebra il 27 di gennaio perchè quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, rivelando al mondo l’abisso dell’orrore nazista. Ancora oggi, tuttavia, pur essendo le terribili atrocità della seconda guerra mondiale di dominio pubblico, non è affatto inconsueto leggere, soprattutto sui social network, frasi dal contenuto assolutorio nei confronti dei protagonisti del nazi-fascismo. Asserzioni di infinità ottusità sui presunti risultati positivi ottenuti dai dittatori del novecento, già gravi quando pronunciate dallo squinternato di turno, ma che fanno accapponare la pelle quando arrivano da figure pubbliche come Sergio Pirozzi, che avrebbe l’ambizione di governare una Regione come il Lazio. A scrivere questi commenti, spesso, sono gli stessi che tendono a parlare sempre “fuori dal bicchiere“, per citare le parole di Jacopo Belbo, uno dei protagonisti del libro “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco.

Sono quelle persone che vorebbero parlare di quello che c’è nel bicchiere, ma alla fine parlano sempre di quello che c’è fuori. Sono quelli che ti dicono che quando c’era lui, i treni arrivavano in orario, dimenticando colpevolmente che quando c’erano loro – i dittatori – le persone venivano concentrate nei ghetti e circondate dai muri. Come a Cracovia, dove gli ebrei vennero obbligati a vivere ghettizzati nel quartiere di Podgòrze, circondati da un muro. In alcuni casi il confine invalicabile erano gli stessi palazzi, ai quali venivano murate porte e finestre. Il muro veniva costruito a forma di lapidi tombali ebraiche, così che ognuno avesse chiaro il messaggio che da quel luogo sarebbe potuto uscire soltanto cadavere. Abbiamo l’obbligo di ricordare per onorare la memoria dei tanti che hanno perso la propria vita, per consentirci di essere qui a scrivere e leggere liberamente. Ancora di più, tuttavia, abbiamo la responsabilità di fare qualcosa di concreto perchè l’orrore non possa tornare mai più. Per questa ragione compartecipo con grande ammirazione della passione che il giovane Antonio Senneca, neo responsabile delle politiche contro ogni fascismo e intolleranza del Partito Democratico di Roma, sta mettendo nel portare avanti il proprio incarico, contribuendo alla costruzione dei comitati municipali per la memoria nei municipi della nostra città. Perchè se è pur vero che non si possa far nulla per il tempo che trascorre, molto si può fare perchè la memoria resti vivida.

Gli ultimi giorni ci hanno catapultati nel pieno della camapagna elettorale per le elezioni politiche. Il Partito Democratico ha scelto di caratterizzarla su alcuni temi precisi. La costituzione degli Stati Uniti d’Europa, che passa inevitabilmente per il rafforzamento dell’Italia nell’Unione Europea. Nel 2003, quando l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi firmò il trattato di Dublino, scelse di condannare il nostro Paese ad affrontare da solo la questione dei migranti. Nell’assumere quella scellerata decisione era in compagnia della Lega Nord, allora guidata da Umberto Bossi. Per chi se lo stesse chiedendo, ai tempi Matteo Salvini era già consigliere comunale della Lega a Milano, personalità tanto influente da meritare l’anno successivo la candidatura a parlamentare europeo, dove una volta eletto nel 2004 scelse come proprio assistente parlamentare Franco Bossi, fratello di Umberto. Di conseguenza Matteo Salvini era nella sala dei bottoni al fianco del capo, quando venne firmato il trattato di Dublino.

Il Cavaliere ha provato a rimuovere dalla memoria collettiva le sue colpe, approfittando del salotto buono di Barbara D’Urso, una delle sue dipendenti in Mediaset, incapace di controbattere alla clamorosa fake news del Cavaliere. Il problema mi sembra sempre lo stesso da vent’anni. L’anomalia non è rappresentata dal mentitore seriale di Arcore, ma da coloro che continuano a votarlo e a consentirgli di parlare senza porre domande. Per battere le bugie e il populismo, la nuova Europa che vuole il Partito Democratico deve essere capace di incidere concretamente nella vita delle persone. Per farlo servono amministratori regionali che sappiano gestire i fondi europei per lo sviluppo, facendo risalire l’Italia nelle classifiche sull’utilizzo dei fondi comunitari. Bisogna associare la parola “Europa” a quelle di “lavoro” e “sviluppo” delle periferie.

La campagna elettorale a cui stiamo assistendo è piuttosto assurda. Dopo cinque anni di governi democratici, i dati Istat fotografano una ripresa oggettiva per il nostro Paese. Da febbraio 2014 a novembre 2017 l’Italia ha recuperato un milione di posti di lavoro, di cui il 53% a tempo indeterminato. Il tanto vituperato JobsAct ha fatto aumentare le assunzioni, non i licenziamenti. Sono misure che certamente non bastano, ma che non hanno fatto male agli italiani. Al contrario, nel 2014 la disoccupazione era oltre il 13%, mentre adesso è scesa all’11%. Quella giovanile era oltre il 44%, ora è sotto il 33%. Stiamo parlando di lavoro vero, non di promesse di redditi per starsene a casa senza far nulla.

Tuttavia ci sono milioni di persone che hanno bisogno di credere all’incredibile. Alle bufale sui vaccini per fare un esempio. Nonostante Alessandro Di Battista sia passato in un batter d’occhio dai no vax, alle polemiche sul dover fare la fila alla Asl per far vaccinare il figlio. Di Maio & Salvini si lamentano dell’obbligatorietà dei vaccini, ignorando che grazie alla loro obbligatorietà aumenta la copertura sanitaria e dunque diminuiscono i rischi per tutti di contrarre malattie gravi. Sono politici che sbagliano volontariamente nel ragionamento, perchè non inseguono la verità, ma l’interpretazione della realtà che maggiormente gli conviene in quel determinato momento. Sono comportamenti che fanno del male alla società, perchè tracce di falsità rimangono nel web. nelle chat di whatsapp e nelle discussioni da bar, trasformandosi in leggende metropolitane che minano la certezza nella scienza.

I populisti applicano lo stesso metodo alla libertà d’informazione. Ormai ogni mattina un giornalista si sveglia, accende il proprio pc ed è consapevole che verrà insultato senza motivo, da qualcuno a cui hanno spiegato che per fare politica si devono delegittimare i giornalisti veri. Questo perchè l’unica verità indiscutibile deve essere quella propinata dal sacro blog, anche quando il blog cambia pelle. La storia del cambio di simbolo del M5S spiega davvero molto del movimento di Beppe Grillo, come ha giustamente fatto notare la parlamentare democratica Giuditta Pini. Se si osserva il nuovo logo, si nota subito che al posto di beppegrillo c’è scritto il blogdellestelle. Allora, essendo figli del secolarismo, si va a cercare chi abbia registrato il sito. Propietario è l’associazione Rousseau. A quel punto, siccome non sei un grillino e non ti bevi proprio tutto, cerchi di capire chi siano i membri di questa associazione e scopri che Davide Casaleggio è Presidente, tesoriere ed amministratore unico dell’associazione. E’ in quel preciso momento che prendi coscienza di essere davanti ad una presa in giro evidente e che quelli che scrivono sui social sono le vittime inconsapevoli di un’allucinazione collettiva, come quelle che nel novecento accecarono i seguaci delle dittature. Un’allucinazione irrazionale, proprio per questo pericolosissima.

A Roma la Sindaca è scomparsa. Sono lontani i tempi in cui cercava ristoro sul tetto del Campidoglio, per sfuggire alle luci della ribalta o magari per non essere ascoltata da orecchie indiscrete. Oggi Virginia Raggi non si presenta più tanto spesso in aula Giulio Cesare e di rado va in giro per la città, probabilmente per evitare di cadere dentro una buca, essere colpita da un albero cadente o peggio incontrare un maiale, in cerca del suo sacchetto di rifiuti quotidiano. Che poi per carità, il maiale sarà pure stato dei Casamonica come ha detto la Sindaca, ma il vero problema è che i rifiuti, abbandonati ad ammuffire vicino ai cassonetti, sono dei romani. Alle periferie abbandonate, la Sindaca preferisce di gran lunga i salotti televisivi ed i red carpet, nel tentativo di raccontare altre bugie sui risultati della sua amministrazione. La narrazione che la Maria Antonietta de’ noantri mette in scena davanti alle telecamere funziona per tutti quelli che non vivono a Roma.

Intendiamoci, se è senz’altro vero che la Raggi abbia ereditato una città già in cattive condizioni, è altrettanto innegabile che nulla sia cambiato e che anzi stia ulteriormente peggiorando. Invece di parlare di come risolvere l’emergenza rifiuti, smentendo la costruzione di nuove discariche in periferia o confermando la volontà di chiudere il Tmb del Salario, la Sindaca si intestardisce per cambiare lo statuto di Roma Capitale. Per chiedere più poteri per Roma? Macchè, l’obiettivo è eliminare la parità di genere nella giunta comunale. Questione di priorità, sempre e comunque sbagliate. Come sugli alberi. Due mesi a parlare del povero Spelacchio e nemmeno una parola per i tre milioni di euro spesi male per il monitoraggio, la custodia e la sorveglianza delle alberature stradali della città. Soldi pubblici assegnati a ditte esterne per verificare le alberature pericolose e procedere a potature, abbattimenti o sostituzioni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, Roma non è un Paese per alberi.

Le scelte della Raggi preoccupano sempre più romani. Come la decisione di disdire unilaterlmante le convenzioni con le associazioni degli operatori dei mercati rionali, che da oltre 30 anni si occupano della gestione e della manutenzione ordinaria degli stessi, sostituendosi in questo servizio all’amministrazione. Una decisione denunciata da Augusto Gregori, responsabile per le politiche dello sviluppo economico del Partito Democratico di Roma. La preoccupazione sta nel fatto che il Comune non ha precisato chi si occuperà d’ora in poi della manutenzione ed anzi chiede agli operatori di pagare la quota di canone accessorio addirittura in anticipo. Cambiare tutto per distruggere tutto, sembra essere il motto grillino. Sulla questione il Partito Democratico di Roma ha già chiesto di prorogare il pagamento richiesto per il primo semestre 2018 a Marzo e, nel contempo, di convocare immediatamente un tavolo, per risolvere il problema della gestione dei mercati di Roma e lavorare insieme alla stesura della nuova convenzione.

Chi ancora ha la faccia di andare in giro è la presidente del III municipio Roberta Capoccioni, che questa settimana ha avuto l’incredibile coraggio di provare ad accreditare dei meriti alla Raggi per i lavori effettuati alla scuola Simone Renoglio di Castel Giubileo. Una disonestà intellettuale incredibile, da parte di chi ha avuto soltanto la fortuna di tagliare un nastro, dopo più di tre anni di lavoro. L’intervento, infatti, è stato realizzato con i fondi della Regione Lazio di Nicola Zingaretti, richiesti dal III municipio quando ricoprivo l’incarico di assessore alla scuola della giunta di Paolo Emilio Marchionne (clicca qui). Già nel maggio del 2016, avevo ricordato come l’amministrazione democratica avesse investito nel quartiere di Castel Giubileo 780 mila euro per i lavori dell’asilo nido Il Castello di Gelsomina e la ristrutturazione del tetto, dell’impianto elettrico e dei bagni della Renoglio.

Un investimento imponente che sono pronto a scommettere sarà difficile rivedere in quel quartiere. La ragione è semplice. Quelle scelte facevano parte di una visione, che aveva come priorità la riqualificazione delle nostre periferie, il cuore pulsante della nostra città. Per vedere i risultati concreti delle scelte politiche, tuttavia, passano degli anni. Come è successo in questo caso. Il futuro che ci attende è davvero molto triste purtroppo, poichè non ci saranno più molti nastri da tagliare, visto che l’attuale amministrazione non ha messo in cantiere nessuna opera. Per questa ragione, il compito del Partito Democratico di Roma nei prossimi anni sarà quello di sradicare il pregiudizio sempre più radicato, che ormai identifica le periferie come luoghi di esclusivo degrado. Chi ci vive, chi le frequenta ogni giorno come me, sa benissimo che al contrario sono comunità nelle quali si sviluppano spesso le idee più innovative, sul piano culturale, della solidarietà sociale e dell’imprenditoria giovanile. Vogliamo esserci, come hanno fatto i circoli del Partito Democratico di Roma per la raccolta straordinaria di coperte e sacchi a pelo che saranno distribuite, attraverso S.Egidio, Caritas e Acli, tra gli esclusi dal “piano freddo” del Comune. Un’iniziativa solidale e di denuncia politica, contro la scellerata scelta di non predisporre un’adeguata risposta ai bisogni dei più fragili. Noi vogliamo esserci per ricostruire quel patto civile e sociale con i cittadini, che già in passato ha consentito la straordinaria stagione della condivisione fra amministrazione, comitati di quartiere e realtà sociali e del volontariato.

 

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