Oddio è lunedì #59 – fissare i limiti del progresso scientifico è compito della politica

Sono figlio della generazione “Jurassic Park“, il film di Steven Spielberg tratto dall’omonimo romanzo di Michael Crichton, che già agli inizi dei primi anni novanta metteva in guardia dai pericoli della clonazione animale. La visione fantascientifica del futuro ipotizzata da Chrichton cominciò a divenire realtà nel 1997, quando nel centro di ricerche sugli animali “Rosin Institute“, situato nelle campagne scozzesi, venne clonato il primo mammifero. Si trattava della celebre pecora Dolly, imbalsamata ed esposta sei anni dopo al “Royal Museum” di Edimburgo. Da quel momento il dibattito pubblico sulla clonazione si è affievolito, mentre gli scienziati e i teologi si interrogavano sul diritto di continuare studi ed esperimenti. Vent’anni dopo Dolly, la scorsa settimana la Cina ha reso pubblica la clonazione di due macachi di nome Zhong Zhong e Hua Hua, compiuta nelle scorse settimane nei laboratori di Shanghai.

I due cuccioli di macaco sono i primi due primati ad essere clonati con successo, a partire da una cellula somatica adulta. Una notizia che è destinata a riaprire il dibattito sulla possibilità di oltrepassare le soglie della creazione. Un tema delicato dal punto di vista scientifico, etico e, naturalmente, religioso. Un dibattito molto serio che dovrebbe coinvolgerci tutti e che invece sembra non interessare molto nemmeno alla politica. Il progresso scientifico, come spesso è accaduto in passato, ad esempio con l’uso dell’energia nucleare, ci pone dinanzi a scelte complesse dalle delicate conseguenze. Non sono uno scienziato, ma mi occupo di politica ed a pelle la questione mi preoccupa molto. Che sia per colpa dei dinosauri cattivi di Jurassic Park, per l’immagine triste della pecorella scozzese morta e impagliata in un museo, oppure per la preoccupazione di incontrare, in un prossimo futuro, i cloni di Berlusconi e Grillo, non saprei dirlo con precisione. Quello di cui sono fermamente convinto è che spetti alla politica individuare quali e quanti limiti si debbano porre al progresso scientifico, soprattutto quando le conseguenze delle scienza impattano così radicalmente sul senso stesso della nostra esistenza.

Per questa ragione è di fondamentale importanza scegliere una classe politica capace e preparata. In questi ultimi giorni abbiamo assistito al dibattito interno ai partiti per la scelta dei candidati per le elezioni politiche e regionali. Nel Partito Democratico il segretario Matteo Renzi, pur rivendicando di aver scelto la “squadra migliore per vincere“, ha anche ammesso di aver vissuto una delle “esperienze politiche più devastanti“. Scegliere non è mai facile, ma è proprio il compito del segretario eletto dalle primarie. Dalle liste democratiche sono rimaste escluse tante persone serie ed in gamba, mentre altri hanno lasciato il passo ad un giusto ricambio. Da militante e dirigente romano, tuttavia, voglio esprimere un ringraziamento particolare a quelle tante persone capaci e preparate, che hanno accettato di candidarsi e metterci la faccia, anche in collegi uninominali molto complicati o in posizioni difficilmente eleggibili nei collegi plurinominali, in conseguenza del complesso sistema elettorale. E’ lo spirito che anima le migliaia di persone, che ogni giorno sostengono il Partito Democratico senza necessariamente ricevere nulla in cambio.

Difficoltà nella composizione delle liste, ovviamente, non le ha avute soltanto il Partito Democratico, la cui grande responsabilità rimane quella di socializzare troppo le proprie difficoltà. In realtà problemi enormi li ha registrati anche il M5S, raggiunto da una pioggia di ricorsi da parte dei candidati esclusi dalle liste. Il blog di Beppe Grillo, infatti, ha scelto di non pubblicare i dati dei partecipanti e tanto meno i risultati effettivi del voto online, che già era stato funestato da problemi tecnici di ogni genere. In sostanza gli eletti del movimento li hanno scelti, forse bendati o magari al gioco della bottiglia, Di Maio, Grillo e Casaleggio. In casa pentastellata chi decide è la santa trinità grillina.

Il centrodestra di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, invece, non è riuscito ancora a trovare l’accordo sui candidati, tanto che per la Regione Lazio hanno dovuto optare per Stefano Parisi, ormai storico tappabuchi da opporre ai candidati forti. Nel Lazio il Partito Democratico, perno di una coalizione di centrosinistra unita, schiera Nicola Zingaretti per confermare il buon governo di questi anni ed ottenere un secondo mandato storico, che servirebbe per proseguire le azioni già avviate e poter mettere finalmente mano alla sanità, dopo essere usciti dal lungo commissariamento. Chi è rimasto con il cerino in mano è senza dubbio il nostalgico del ventennio Sergio Pirozzi, sostenuto da quel Francesco Storace, grande protagonista del debito di bilancio sulla sanità che tutti abbiamo dovuto pagare in questi anni. E’ fuor di dubbio come questa legge elettorale abbia creato problemi a tutti i partiti. Tuttavia chi polemizza solo sulle liste democratiche, peraltro già online (clicca), dimentica che quelle di tutti gli altri sono ancora un mistero. Questo non va assolutamente bene, perchè scegliere una classe politica capace e preparata deve necessariamente tradursi nella possibilità di valutare i profili dei candidati del propio collegio elettorale. Perciò insieme ai simboli, scegliamo anche la qualità delle persone.

In caso contrario il rischio è quello di ritrovarsi politici come la sindaca leghista di Gazzada Schianno in provincia di Varese. La signora, si fa per dire, ha pubblicato un post sul proprio profilo social di questo tipo: “è il giorno della memoria, ricordatevi di andare a pijarlo…“. Anpi ed Arcigay ne hanno chiesto immediatamente le dimissioni, che ovviamente non arriveranno mai, perchè persone del genere sono figlie del buio dell’ignoranza e soffrono anche di incontinenza verbale. Già in passato la signora, si fa sempre per dire, aveva auspicato la reincarnazione del duce ed aveva più volte insultato i migranti ed organizzazioni di volontariato, quali la Caritas. Il guaio di eleggere persone del genere, purtroppo, è che per mandarle a casa bisogna per forza attendere la prossima scadenza elettorale. In fondo è proprio questa la ragione che porta persone così ad amare le dittature. Questi personaggi in cerca d’autore lo sanno benissimo che la seconda volta non le voterebbe più nessuno.

A Roma ne sappiamo qualcosa di politici impreparati ed incapaci. Eppure come accade all’orologio rotto di segnare, almeno una volta nella giornata, l’ora corretta, anche alla Sindaca Virginia Raggi è capitato di imbroccarne una giusta. La decisione di cancellare le strade dedicate a chi firmò le leggi razziali del 1938 rappresenta un segnale importante, per rivendicare la vocazione antifascista della capitale. Al loro posto saranno scelti docenti, professionisti, cittadini, che per quelle leggi persero il lavoro o, in certi casi, la vita. Come già scritto in passato, sulla strada della lotta al fascismo e al razzismo la Sindaca mi troverà sempre al suo fianco.

Tuttavia i grillini rimangono sempre grillini. Come la quasi ex Presidente del III municipio Roberta Capoccioni, che in un post domenicale ha pensato bene di minacciare di querela i consiglieri di opposizione, colpevoli di voler presentare una legittima mozione politica per sfiduciarla (clicca qui). Dopo aver già querelato in passato, senza alcuna motivazione plausibile, un paio di consiglieri durante la sessione sul bilancio, adesso potrebbe essere la volta della metà dei componenti del consiglio municipale. Secondo la minisindaca del III municipio i giudizi politici sul proprio operato non sarebbero legittimi e non rientrerebbero nelle facoltà di critica propria delle opposizioni. Una dichiarazione farzesca, che in un sol colpo ha mostrato come la Capoccioni, espressione diretta della candidata alla Regione Lazio Roberta Lombardi, conosca davvero poco di amministrazione, giustizia e politica. Un motivo più che sufficiente per liberare il municipio da questa combriccola di poltronari e tornare al voto il prossimo giugno.

p.s. per rimanere in tema di fantascienza che diventa realtà, vi segnalo questa clip del maggio dello scorso anno dal profetico titolo “Juraggi Park”. Mi sembra, purtroppo, sempre attualissima.

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