In questi ultimi quindici giorni, si stanno moltiplicando le iniziative sul Referendum, così come i volantinaggi da parte dei volontari democratici e dei comitati “Basta un Si”. Oggi ci sono due iniziative interessanti. Alle 19.00 al Teatro Eliseo (via nazionale 183) per discutere del referendum ci saranno i ministri Maria Elena Boschi e Paolo Gentiloni e i deputati Roberto Giachetti e Matteo Orfini. Sempre oggi, ma alle 18.30 al Barcelò Aran Hotel (via Mantegna 130), insieme al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ci saranno il Ministro Maurizio Martina, Carlo Calenda e Mario Marazziti. Il 30 novembre, poi, parleremo della riforma costituzionale al circolo Giovanna Marturano (Piazza B. Belotti 37) con la deputata Lorenza Bonaccorsi e con il consigliere regionale Mario Ciarla. Il giorno dopo, invece, ci sarà un appuntamento con il Ministro Graziano Del Rio e il deputato Gianni Cuperlo. In questi giorni ho discusso molto del referendum costituzionale con la serietà che il tema merita. Tuttavia non riesco a non proporvi una chicca divertente, di chi si oppone all’approvazione della riforma con argomenti davvero convincenti…. (clicca qui).
Scherzi a parte, tuttavia, l’esito della riforma costituzionale rappresenta il senso stesso della legislatura attuale. Questa legislatura è nata proprio per consentire le riforme, che dovrebbero rendere il nostro Paese più veloce, più semplice, più stabile e meno costoso. Vi ricordate l’immagine dei parlamentari delle forze politiche che applaudono il Napolitano bis e si impegnano a riformare il Paese? Ci sono due “no” molto diversi alla riforma. C’è quello strumentale di chi vuole far cadere il governo Renzi e tornare a votare. E’ un “no” ideologico, di interesse seppur legittimo, pronunciato da chi vuole soltanto sostituire l’attuale presidente del consiglio per proporre le proprie ricette. E’ il “no” del M5S, che prima diceva di voler ridurre i costi della politica, mentre adesso che la politica la fa, usufruendo dei suoi privilegi, derubrica il principio a qualcosa di rimandabile. E’ il no della Lega di Matteo Salvini, che è afflitta da una incurabile amnesia, che le ha fatto dimenticare di essere stata al governo negli ultimi venti anni al fianco di Silvio Berlusconi. E’ il no dei reduci di Forza Italia, uscita dal governo dopo l’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dimostrando come il “patto del Nazareno” fosse una bufala clamorosa. E’ il no della sinistra che si sente politicamente residuale e rifiutata dalle scelte unilaterali del Partito Democratico. E’ il no di chi nel Pd c’è stato e lo ha rappresentato per trent’anni, senza riuscire a governare il Paese e a fare le riforme di cui c’era bisogno. Un no quest’ultimo di chi adesso vuole semplicemente avvelenare i pozzi.
Ma c’è anche un altro no, più vero e genuino. Quello di chi ha davvero paura di cambiare una carta costituzionale, che dopo tutto ha retto agli urti del terrorismo, delle mafie, di tangentopoli, della Lega e di Berlusconi. E’ il no di chi ha un reale timore, che chi verrà dopo potrà usare il nuovo assetto costituzionale per i propri scopi. Questo è un argomento che ho sentito anche da molte persone che stimo e che è molto più difficile da confutare, perchè fa perno su un sentimento profondo come la paura di cambiare. E’ una preoccupazione comprensibile, che può essere mitigata soltanto provando a fare i conti con la nostra storia.
Chiunque abbia vinto le elezioni, anche in passato, ha potuto modificare la Costituzione a suo piacimento (vedi riforma Berlusconi 2001), far approvare leggi elettorali porcata (vedi Calderoli 2005), ed imporre leggi ad personam (rivedi Silvio). Tutti i sistemi potenzialmente possono essere piegati alla volontà di chi governa, anche se sono retti dalle migliori Costituzioni possibili. Non si spiegherebbero altrimenti le preoccupazioni di molti americani per la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. Quello che fa la differenza è la coscienza e la determinazione dei popoli. Finchè i cittadini vorranno la democrazia, questo sarà il sistema politico dominante. La democrazia, tuttavia, va difesa. Non soltanto sui principi e sui valori, ma anche con l’innovazione delle carte costituzionali, che devono stare al passo con la velocità della società globalizzata. In un modo informatizzato e perennemente collegato, in cui bastano pochi click per mettere in crisi un governo o provocare una crisi economica, è davvero irreale che ci vogliano 392 giorni per approvare un disegno di legge alla Camera e 226 giorni al Senato. Questa follia, ha costretto tutti i governi a fare un uso smodato dei decreti legge, che hanno una corsia preferenziale per la loro conversione in legge. Tuttavia, così facendo, si è sempre legato il destino del governo all’approvazione di questi decreti, con il ricorso reiterato al voto di fiducia. La conseguenza del bicameralismo perfetto, che provoca il cosidetto ping pong delle leggi fra Camera e Senato, è stata la progressiva perdita di potere del Parlamento. Si è quindi finito per dare più potere al governo e al Presidente del Consiglio rispetto al Parlamento. Il Senato si è ridotto ad una palude nella quale far arenare i vari governi, fino a farli cadere per una manciati di voti. In pratica i parlamentari, che sarebbero dovuti essere i migliori della Nazione, poichè impegnati nello scrivere le leggi, si sono progressivamente trasformati in numeri utili soltanto a mantenere in sella una determinata maggioranza. Il problema è che quando sei un numero, puoi essere chiunque. Per questo sono convinto che ridurre il numero di parlamentari, porterà inevitabilmente ad una maggiore qualità dei politici. In più avere un Senato composto da esponenti degli enti locali, consentirà una dialettica maggiore fra governo nazionale ed enti territoriali, che avrà benefici anche rispetto alle politiche da adottare nei confronti dell’Unione Europea.
Ho sempre cercato di interpretare il futuro, anche nella mia attività politica. La riforma costituzionale rappresenta un cambiamento radicale. Sarebbe sciocco non nutrire paure e preoccupazioni, ma sono convinto che rimpiangeremo amaramente di non averci provato, se nei prossimi anni ci ritroveremo, come oggi, a lamentarci che non cambia mai nulla in questo Paese. Il mio “SI” è un voto per cambiare l’Italia che oggi non funziona. E per consentire a chi verrà dopo di noi di migliorare ancora la Costituzione se lo riterrà necessario.
FORUM LEGALITA’
Venerdì 25 novembre alle ore 17.30 ci sarà una nuova convocazione del forum Legalità del Partito Democratico di Roma. Dopo essere stati ai circoli Parioli e Trastevere, andremo al Nuovo Salario (Piazza B. Belotti 37). Se siete interessati a seguire i lavori del forum (clicca qui), è anche possibile consultare il blog www.forumlegalitapd.it Fra i vari temi della discussione di venerdì, approfondiremo anche la consultazione, lanciata dall’Anac, sul diritto di accesso civico. Se siete interessati a saperne di più (clicca qui) oppure partecipate all’incontro del forum tematico. Sempre su questo tema, vi segnalo che lunedì scorso è stato pubblicato su l’Unità un mio articolo a commento dell’iniziativa cittadina #untavoloperRoma. Se ti interessa leggerlo clicca qui. Se invece preferisci occuparti di altre materie, è possibile iscriversi e partecipare agli altri forum tematici del Partito Democratico di Roma (clicca qui). Stiamo costruendo insieme le proposte per far ripartire la nostra città e c’è bisogno del contributo di tutti.
IN CAMPIDOGLIO PROVANO AD IMBAVAGLIARE LA TRASPARENZA
Che qualcuno provi ad imbavagliare la commissione trasparenza è una cosa nemmeno troppo originale. Che lo si provi a fare, quando il presidente è il consigliere democratico Marco Palumbo è impresa davvero impossibile. Conosco Marco da ormai vent’anni. Ho iniziato ad occuparmi di politica, quando lui era il consigliere più votato in III municipio. Vederlo in silenzio è abbastanza una rarità. Soprattutto quando si diverte ed indubbiamente l’amministrazione di Virginia Raggi sta dando parecchi motivi “per divertirsi” diciamo così. Questa settimana, ad esempio, c’è stata la pubblicazione del rapporto dell’Associazione Carte in Regola che ha messo in risalto alcune preoccupazioni condivisili sulla necessità di una maggiore trasparenza da parte dell’amministrazione capitolina e sul bisogno di un miglioramento della comunicazione fra cittadini e Campidoglio. Sono osservazioni che condivido. Se da una parte, infatti, i social network possono rappresentare uno strumento utile per diffondere le informazioni e raggiungere molto cittadini, non possono tuttavia sostituire in alcun modo la funzione pubblica del sito istituzionale, che invece rischia di essere meno aggiornato persino rispetto al blog privato di Beppe Grillo. Ma non è tutto. Le mail inviate agli indirizzi istituzionali spesso tornano indietro o rimangono senza risposta, chi risponde ai telefoni dell’amministrazione non di rado rimpalla le richieste dei cittadini e cosa ancora peggiore non sono pubblicate le proposte di deliberazione inviate alle commissioni e al voto dell’assemblea capitolina, le convocazioni e gli ordini del giorno della giunta, nonché il contenuto delle deliberazioni assunte. Ne consegue che i cittadini non possono compartecipare dei processi decisionali, con osservazioni e richieste di modifica da far intervenire in tempi utili prima del voto. Mancano anche alcuni curricula di assessori e staff, mentre è impossibile avere un quadro chiaro sull’effettivo ammontare dei finanziamenti elettorali e di chi li ha erogati. Se si scende nei siti dei municipi, poi, la situazione peggiora ulteriormente e rischia seriamente di mettere a repentaglio il rapporto diretto che deve esistere fra cittadini ed eletti. Il tutto mentre l’Anac, l’autorità anti corruzione guidata da Raffaele Cantone, dovrà valutare se la partecipazione di Raffaele Marra al processo decisionale che ha portato alla promozione del fratello Renato al vertice del settore turismo sia illegittima e se vi sia una violazione delle norme che impongono a un dirigente di astenersi dai procedimenti che riguardano un familiare. Più va avanti la questione in Campidoglio e più mi domando cosa abbiano da ballare…
IL REGNO DEL TERRORE IN III MUNICIPIO
La scorsa settimana la presidente del III municipio Roberta Capoccioni ha ufficialmente inaugurato un nuovo regno del terrore in III municipio. Ad inizio settimana, infatti, ha defenestrato l’assessore ai lavori pubblici Patrizia Brescia (clicca qui), mentre nel fine settimana ha preso le distanze dalle dichiarazioni della presidente della commissione ambiente Francesca Burri, che per l’ennesima volta ha voluto ricordare la posizione ufficiale del Campidoglio sul Tmb Salario. Fosse per la presidente, anche la Burri sarebbe da mandare a casa. Ha detto, però che lei non può farlo. In realtà potrebbe eccome, basterebbe far votare alla sua maggioranza una nuova delibera sulle commissioni consiliari, così che tutti i presidenti attuali decadrebbero all’istante. Insomma basterebbe avere la volontà di ricominciare da capo, dopo essersi scusata per aver scelto le persone sbagliate. Immagino che la presidente Capoccioni se la sia presa, in particolare, per quel richiamo colorito della Burri a non prendere per i fondelli i cittadini. Su questo punto, però, pretendiamo chiarezza. La passata amministrazione si era impegnata, non riuscendoci nei tempi prefissati, a chiudere il Tmb Salario. Stava lavorando in accordo con Ama per diminuire costantemente la quantità di rifiuti lavorata, per arrivare alla riconversione dell’impianto di via Salaria. Lo ribadiscono continuamente anche l’assessore uscente Estella Marino e l’ex presidente di Ama Daniele Fortini. Cosa sta facendo, invece, l’attuale amministrazione? Proprio questa settimana i cittadini hanno ribadito di essere ancora in attesa della convocazione della commissione capitolina ambiente per avere notizie sull’esito delle proposte presentate. E’ utile ricordare che fu proprio l’attuale assessore all’ambiente Paola Muraro a chiedere ai cittadini di avanzare delle proposte per la riconversione dell’impianto. Come bisogna interpretare questo silenzio, soprattutto alla luce delle dichiarazioni della Raggi sull’impianto Tmb? Se in Campidoglio e a Piazza Sempione pensano di potersela cavare così, si sbagliano davvero di grosso.
p.s. C’è anche una buona notizia. Sono finalmente partiti, dopo il lungo iter amministrativo, i lavori di riqualificazione della scuola Simone Renoglio a Castel Giubileo, che si realizzeranno grazie ai fondi della Regione Lazio di Nicola Zingaretti. Un risultato che insieme a Paolo Emilio Marchionne, Marzia Maccaroni e ai combattivi genitori della scuola siamo riusciti a raggiungere già nella passata amministrazione e che comincia a concretizzarsi oggi.