Domenica è stata una giornata di bella politica. Era da tempo, troppo tempo, che non avevamo la possibilità di riunirci per discutere di politica, insieme con cittadini e associazioni rappresentative della città per ascoltare, discutere ed elaborare insieme proposte per rilanciare Roma. Per tutta la giornata di ieri in via Palermo 10, cinquecento persone hanno partecipato ai tavoli di lavoro, promossi dai diciannove forum del Partito Democratico. Chi ieri non è potuto esserci, potrà partecipare al lavoro di elaborazione dei forum (clicca qui), che continuerà nei prossimi mesi e che ci porterà verso il congresso del Partito Democratico di Roma. Ieri ho relazionato sul lavoro del forum “Legalità”, che sto coordinando da un paio di settimane e grazie al quale ho avuto la possibilità di confrontarmi con magistrati, avvocati, finanzieri, criminologi, sociologi, psicologi, dipendenti della pubblica amministrazione, giornalisti e rappresentanti di associazioni per la tutela dell’ambiente e della legalità. Un lavoro di studio, analisi ed elaborazione che stiamo condividendo con le commissioni legalità e trasparenza del Pd Lazio e che sta utilizzando fonti importanti, quali il rapporto dell’Osservatorio regionale per la legalità e la sicurezza (clicca qui). E’ una bellissima esperienza, che sta producendo una serie di proposte politiche per Roma, sulle quali incalzeremo l’amministrazione capitolina.
Sul gioco d’azzardo, ad esempio, siamo favorevoli alla regolamentazione della sale slot a Roma e valuteremo nel merito la proposta di delibera presentata dalla Sindaca Virginia Raggi. Così come vogliamo proporre un sistema di gestione trasparente dei beni sequestrati e confiscati alle mafie. Attualmente abbiamo solo i numeri di questi beni patrimoniali, ma non esiste una lista pubblica di questi beni, che indichi a quali progetti di riutilizzo a fini istituzionali e sociali siano stati assegnati. Quello che davvero non possiamo permetterci, nella lotta alle mafie, è l’ipotesi che i cittadini non percepiscano un vantaggio dalla sottrazione alla criminalità organizzata di un bene, che viene restituito alla collettività pubblica. Così come non si possono sottovalutare gli episodi di criminalità che colpiscono i nostri quartieri. Proprio nel fine settimana, nella stessa notte sono stati dati alle fiamme due locali, a Talenti e Montesacro in III municipio, appartenenti ad uno stesso proprietario. Non è sottovalutando quello che sta accadendo in città, che riusciremo a sconfiggere la criminalità organizzata. Servono azioni unitarie e concrete, che sostengano veramente chi è vittima dell’usura.
Coordinandoci con le commissioni legalità e trasparenza del Pd Lazio, inoltre, promuoveremo da gennaio un seminario per gli amministratori locali eletti, per promuovere la conoscenza delle nuove normative di prevenzione della corruzione, sulla trasparenza e sul diritto diffuso di accesso agli atti, previsto dal Foia (clicca qui). Grazie alle scelte di Roberto Giachetti e Matteo Orfini abbiamo eletto in Campidoglio e nei municipi una classe di amministratori di specchiata moralità. Vogliamo aiutarli ad essere anche i più preparati, poichè per fare politica bisogna essere certamente onesti, ma soprattutto capaci.
L’AMERICA L’HA FATTO DAVVERO
Adesso tutti dicono “l’avevo detto“, ma tranne rare eccezioni non è proprio così. L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America è stata una sorpresa soprattutto per chi non era stato negli Stati Uniti negli ultimi due anni. Lo è stato soprattutto per quelli che degli Stati Uniti conoscono soltanto le grandi metropoli sulle coste. Oppure per quelli che leggono i tweet delle grandi star di Hollywood o delle pop star. L’america che ha scelto Donald è quella Wasp (White Anglo-Saxon Protestant): bianca, anglosassone e protestante. Quella discendente dei colonizzatori originari inglesi, non appartenente a nessuna delle tradizionali minoranze. L’America non più giovane, che comincia ad avere paura. A questo si è aggiunto un sapiente utilizzo dei mezzi di comunicazione da parte di Trump. Gia ad agosto 2015, dopo essere tornato dal mio viaggio on the road negli States attraverso una decina di Stati, avevo confidato a molti che Trump, allora in corsa per le primarie repubblicane, sembrava essere l’unico candidato alla presidenza. Spot, pubblicità, il suo viso e le sue parole ovunque, persino sugli schermi degli ascensori degli alberghi di Las Vegas. Nel partito repubblicano già non aveva avversari, tanto che era quasi impossibile ascoltare le parole dei suoi sfidanti. Anche per questo, nei miei recenti “borsini”, Trump era sempre stato quotato con buone chance di vittoria, malgrado i sondaggi lo dessero in netto svantaggio.
Certo si potrà dire che Trump ha speso una fortuna per arrivare alla Casa Bianca, ma questa non è certo una novità per il sistema americano. La questione, a mio avviso, è stata la qualità della sua avversaria. Hillary Clinton non ha saputo tenere botta e si è fatta demolire sul piano della personalità. Non è stato tanto lo scandalo delle mail ad averla battuta, ma la sua incapacità di risultare credibile. Non ha saputo interpretare il cambiamento, nonostante sarebbe potuta essere la prima donna alla presidente degli Usa, ma non ha saputo rappresentare nemmeno la continuità con le politiche sociali di Obama. Alla fine, quindi, è risultata per essere soltanto quello che per molti americani rappresenta tutt’oggi, la moglie tradita di Bill Clinton. Poca cosa rispetto all’immagine dell’uomo potente che può permettersi tutto, persino offendere le donne e le minoranze. Questo è quello che deve farci più paura della vittoria di Trump. Il fatto che milioni di persone votino per chi rappresenta un cattivo esempio, che dovrebbero offendere la morale pubblica e che invece rischia di diventare un modello da seguire ed imitare.
ALTRO CHE SONDAGGI
Altro che sondaggi, le elezioni si prevedono soltanto sapendo leggere i cambiamenti sociali. Non è un caso che siano stati i geniali creatori dell’ormai leggendaria serie televisiva “The Simpsons” ad anticipare, nella puntata del 2000 dal titolo “Bart to the future“, quello che sarebbe potuto accadere. Ovviamente non si tratta di alcun complotto, come qualcuno scrive in rete. Semplicemente i creatori dello show, persone intelligenti e attente, avevano voluto immaginare un personaggio realmente esistente, che potesse rappresentare nel futuro una deriva populista. Già allora Trump era perfetto. Tuttavia se vogliamo credere alle profezie che si autoavverano, tuttavia, in questo caso possiamo lasciarci andare ad un pò di ottimismo. Infatti nella puntata in cui si nomina Trump, il neo presidente degli Stati Uniti ha già fallito, lasciando un debito pubblico che la prima donna eletta presidente (Lisa Simpson) deve trovare il modo di ripianare. Auguriamoci che la predizione, quindi, sia completa. Vorebbe dire che il futuro degli Stati Uniti e del resto del mondo, dopo un’ondata di populismo così feroce, potrebbe tornare ad essere la ricerca di una politica che guardi al merito e alle capacità. Tutte le skills possedute nella serie dalla piccola Lisa, che rappresenta il meglio che il futuro può offrire.
LA REGIONE LAZIO TOGLIE IL TICKET
Dal primo gennaio 2017 nel Lazio sarà abolito il ticket sanitario regionale introdotto nel 2008. Nicola Zingaretti, uno che la politica è abituata a farla con i fatti concreti, ha dedicato questo risultato alla giustizia sociale. E’ Una “manovra” che, secondo i calcoli, consentirà per i cittadini un “risparmio di 20 milioni di euro“. Grazie al lavoro sul riordino dei conti, finalmente sarà eliminato il contributo aggiuntivo al ticket nazionale di 15 euro per risonanza magnetica e tac, 4 euro per visita specialistica ambulatoriale e 5 euro per fisiokinesiterapia. Questo vuol dire incidere sulla vita delle persone.
IN GUERRA PER AMORE
Sabato ho visto il nuovo film di Pif “In guerra per amore“. Devo ringraziarlo per essere riuscito a regalarmi un’altra grande emozione, dopo la “Mafia uccide solo d’Estate“. Ci sono alcune scene e il discorso del mafioso di Crisafullo che diventeranno dei must. Andatelo a vedere, ma non aspettatevi troppa speranza per il futuro. Piuttosto la consapevolezza che se vogliamo lasciare un paese migliore di quello che abbiamo ereditato, c’è ancora moltissimo da fare.
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