Oddio è lunedì #257 – il tramonto della democrazia americana: tra autoritarismo tecnologico e guerra culturale

Nel corso dei millenni, profeti, poeti e politici hanno utilizzato il linguaggio come strumento per manipolare e rimodellare le società. Oggi, i computer stanno imparando a fare lo stesso. Come avverte Yuval Noah Harari nel suo nuovo libro Nexus, non sarà necessario l’invio di robot assassini: i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero manipolare gli esseri umani al punto da indurli a premere essi stessi il grilletto.

Harari, già autore del celebre Sapiens, analizza la crescente invasività dei sistemi di sorveglianza, alimentati dalle tecnologie di raccolta dati e dagli avanzamenti dell’intelligenza artificiale. Viviamo in un capitalismo dei dati, in cui le grandi multinazionali, grazie ad algoritmi sempre più sofisticati e invasivi, acquisiscono una conoscenza intima dei nostri desideri, abitudini ed emozioni. Il rischio, sottolinea Harari, è che questi algoritmi, conoscendo le nostre preferenze meglio di noi stessi, possano prendere decisioni cruciali al nostro posto, erodendo la libertà individuale.

In uno scenario in cui algoritmi decidono per noi quale candidato votare, quale partner scegliere o quale lavoro intraprendere, si profila una crisi profonda per la democrazia. Harari ipotizza una società divisa in due classi: da un lato i super-ricchi che controllano le tecnologie, dall’altro coloro che rischiano di diventare “inutili” a causa dell’automazione. Nonostante le tecnologie digitali abbiano reso la conoscenza più accessibile, esse forniscono nuovi e pericolosi strumenti per manipolare l’opinione pubblica, costruendo un’autorità basata sul controllo digitale. Senza un’adeguata regolamentazione, il rischio di una deriva verso regimi autoritari è reale.

Questa analisi appare particolarmente urgente nel contesto attuale. Recentemente, il controverso saluto nazista di Elon Musk davanti ai sostenitori di Donald Trump alla Capital One Arena di Washington ha sollevato interrogativi inquietanti. Non è la prima volta che Musk si espone politicamente, avendo espresso sostegno a movimenti di estrema destra in Europa. Ancora più preoccupanti sono le parole di insediamento di Trump, che sembrano richiamare lo spettro degli anni Venti del Novecento.

Con queste elezioni, gli Stati Uniti hanno segnato una rottura storica: non possono più essere considerati il faro delle democrazie occidentali. Il loro declino democratico, evidenziato anche dalla complicità nei genocidi e nella distruzione di Gaza, cominciati con l’amministrazione democratica, è un campanello d’allarme per l’Europa. L’Unione Europea deve emanciparsi dalla dipendenza dall’alleato americano, costruendo un modello autonomo di democrazia e solidarietà sociale. Non possiamo ignorare il pericolo rappresentato dall’agenda di Trump, che promuove una guerra commerciale e sociale contro il continente europeo, dal potenziamento delle trivellazioni contro le energie rinnovabili, alla chiusura dei confini in aperto contrasto alla libera circolazione delle persone in Europa, fino alla cancellazione dei diritti civili delle comunità LGBT.

In questo clima di tensione globale, emerge la necessità di leader coraggiosi, capaci di denunciare i pericoli incombenti, come fece Giacomo Matteotti nel suo tempo. È un momento cruciale: la scelta tra indifferenza e impegno attivo determinerà il futuro delle democrazie europee. Siamo tutti oggi chiamati a proteggere i valori fondamentali della libertà contro l’erosione autoritaria e tecnologica.

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