È difficile trovare le parole giuste per provare a commentare l’orrore. Soprattutto quando questo si presenta in maniera così insensata, sproporzionata, più congeniale alla trama di un film horror che alla realtà. In poco poco più di due settimane la nostra città è stata sconvolta da due terribili fatti di cronaca nera. Il femminicidio della giovane Michelle Causo e la morte del piccolo Manuel, vittima della follia di uno Youtuber del collettivo The Bordeline. Ed è di ieri la notizia di un altro incidente mortale causato da un suv guidato da un ventenne in compagnia di altri quattro amici e lanciato contromano lungo la via Laurentina. Dei due episodi precedenti sono accusati di femminicidio e omicidio stradale due giovani sotto i vent’anni. Due persone molto diverse tra di loro per estrazione, storia, status sociale e persino difese processuali. Senza voler entrare nel merito delle responsabilità penali e nei processi che riempiranno le pagine dei giornali, è forse però più utile provare un’analisi più generale su quello che sta accadendo ai più giovani, provando a prendere in esame due casi molto diversi che però sembrano avere più punti in comune di quanto sembri.
Per prima cosa c’è da mettere in evidenza come si stia abbassando l’età di chi commette atti di violenza, anche per quanto riguarda la violenza contro le donne. Il presunto assassino di Michelle Causo ha diciassette anni. Lo YouTuber che ha ucciso il piccolo Manuel, venti. C’è poi la questione dei futili motivi quale spinta all’atto criminoso. Un prestito irrisorio da restituire potrebbe essere alla base del delitto di Primavalle. Una “sfida” da promuovere in diretta su internet alla ricerca di più click, followers e di conseguenza soldi all’origine dell’incidente di Casal Palocco. Infine c’è una grande difficoltà nel perimetrare l’origine della devianza che attanaglia la mente di questi giovani, che pur così diversi fra loro, sembrano inseguire il medesimo motto: meglio morto e popolare, che vivo come un nessuno. Uno drogato di click e di mi piace; l’altro drogato di acidi e allucinogeni. Entrambi alla ricerca di una fuga virtuale dalla realtà.
Oggi tutti siamo pronti a commentare e giudicare come assurde certe azioni. Praticamente tutti si stracciano le vesti per quanto accaduto con la sfida pericolosa degli YouTuber. E pur tuttavia il loro canale, dopo questa ultima tragedia, sponsorizzata peraltro da una grande marca italiana, ha guadagnato 600 mila iscritti! Che su internet equivalgono a guadagni concreti. Come si fa di conseguenza ad arginare e condannare un fenomeno che produce ricchezza e viene premiato dal sistema iper capitalista di cui tutti siamo intrisi? È una domanda che se ne porta dietro un’altra più inquietante. Cosa stiamo insegnando ai nostri giovani, con i modelli che pubblicizziamo quotidianamente direttamente sugli schermi dei nostri tablet e smartphone? Mi sembra che si stia gradualmente, ma inesorabilmente passando da una società in cui si diceva che era importante studiare, formarsi, prepararsi al mondo del lavoro coltivando la responsabilità e il dovere quali skills necessarie al successo, ad una in cui è fondamentale saper sfruttare il potere dei social network sulle persone più fragili, mercificare il proprio corpo fin quando possibile e monetizzare le proprie azioni (anche quelle più pericolose). Una società in cui non conta il merito, ma la popolarità. Dove le azioni sono più importanti delle conseguenze che possono provocare. E dove, parafrasando una scena dell’ultimo film di Nanni Moretti “Il Sol dell’Avvenire”, la violenza è diventata intrattenimento. Si uccide sullo schermo con la stessa semplicità con cui si pronuncia una battuta durante un litigio. Come si fa a non porsi il problema che quelle immagini così cruente abbiano un impatto significativo sulle menti dei nostri giovani? Proviamo a pensare a un nostro ricordo del passato legato alle immagini televisive. Se penso ad uno dei miei, mi viene subito in mente la visione del film “Dracula”, uno dei primi film visti da bambino. Da allora ed ancora oggi qualche volta, faccio qualche incubo sui vampiri, che però nemmeno esistono nella realtà…
Ci sono molte responsabilità per la situazione attuale. Tuttavia la responsabilità primaria è della politica che ha abdicato al suo compito principale che è quello di regolamentare il mercato a difesa di una società in cui l’etica deve tornare al centro della discussione pubblica. Non ci occupiamo più del comportamento umano, ne dei concetti di bene e male. Di conseguenza si sorride e si piange delle azioni dei personaggi di serie come “Mare Fuori” o “Gomorra“, ma nessuno si prende la briga di discutere e spiegare il significato di quelle azioni. È il mercato a costruire i modelli vincenti, molto spesso negativi, troppo spesso patriarcali, ai quali ispirarsi socialmente. E malgrado la balla propinata in questi decenni dal sistema capitalista, il mercato non si auto regolamenta mai da solo. Serve la politica per farlo. Possibilmente prima che questo mondo virtuale invada completamente quello reale.
Ad indicarci che ci siano dei problemi, peraltro, sono proprio i giovani. Venerdì scorso si è tenuta la seconda assemblea di “ConcretaMente”, un progetto promosso da oltre trenta associazioni giovanili ed universitarie, che si incontrano per riflettere e proporre soluzioni tangibili e pratiche per affrontare le problematiche della salute mentale fra i giovani. Sono proprio loro ad accendere un faro su un tema che ritengono sia sottovalutato dalle Istituzioni. Grazie all’invito della consigliera dell’VIII Municipio Caterina Benetti ho avuto la possibilità di partecipare al primo incontro di questo progetto e mi sono reso conto della grande consapevolezza che hanno queste ragazze e questi ragazzi. Una consapevolezza che li porta a chiedere azioni concrete da parte delle Istituzioni per affrontare una vera e propria emergenza di salute pubblica. Negli ultimi anni la politica non ha fatto abbastanza per contrastare i modelli culturali che dominano la nostra società. Non ha investito sulla scuola e sulla formazione. Non ha regolamentato in alcun modo lo strapotere dei social e delle piattaforme digitali. Non ha calcolato gli impatti sociali generati da questi modelli e non ha investito risorse pubbliche per mitigarne gli effetti. Al contrario è stata anche lei travolta dal mondo virtuale e persino le campagne elettorali sono state spesso influenzate dal vento che soffia sulle piattaforme digitali. Siamo ad un punto di non ritorno e serve cambiare registro subito.
Concludo questa riflessione con una notizia legata ai congressi del Partito Democratico. Il nuovo segretario del Partito Democratico del Lazio Daniele Leodori mi ha chiesto di entrare a far parte della sua segreteria. Voglio ringraziare lui e tutta la comunità che anima l’esperienza politica di Rete Democratica, insieme alla quale abbiamo contribuito al bel risultato di partecipazione delle primarie del 18 giugno scorso. Come sto facendo in assemblea capitolina occupandomi della riforma di Roma Capitale e del decentramento amministrativo, sono orgoglioso di poter dare il mio contributo per il rilancio e la rigenerazione del Partito Democratico del Lazio, cui spetta il compito di costruire l’alternativa all’amministrazione della destra che ha già dimostrato di volerci riportare indietro ai tempi di Storace ed Alemanno. Questa settimana, inoltre, avremo il congresso del Partito Democratico di Roma che eleggerà Enzo Foschi segretario. Conosco Enzo da tanti anni. Ho già avuto modo di parlare di lui quando si candidò nel collegio della Camera del III e del IV municipio. Sono certo che saprà tenere unito il partito e contribuire a pungolare e migliorare l’azione amministrativa della squadra guidata dal Sindaco di Roma Roberto Gualtieri.