In queste ultime settimane tiene banco il dibattito sulla ZTL e la fascia verde. Partiamo dalla fine. Così come è la fascia verde non va bene e deve essere rivista. Serve una riduzione dell’orario del blocco che consenta alle persone di raggiungere i propri posti di lavoro e di poter tornare a casa. Inoltre le norme tecniche approvate dalla Regione Lazio consentono a Roma Capitale di ridurre l’area dei divieti e modulare i confini della fascia, tutelando quei quartieri che sono meno coperti dal trasporto pubblico (metro e linee bus). Ne è consapevole il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri che dopo averne parlato con noi consiglieri comunali e i Presidenti di municipio, ha già richiesto un tavolo tecnico con il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca per capire quali soluzioni siano compatibili con l’obbligo di legge che ci impone la riduzione degli inquinanti prodotti dalle auto più vecchie.
Detto questo e spiegata la mia posizione politica che mi vedrà sempre al fianco di chi sta soltanto chiedendo di poter andare e tornare dal lavoro, è utile fare chiarezza su un provvedimento che l’attuale amministrazione si è trovata a dover applicare, peccando sicuramente di una scarsa comunicazione con la cittadinanza. Stiamo infatti parlando dell’attuazione di una normativa regionale che ha prescritto determinati divieti sulla base della necessità di ridurre gli agenti inquinanti nell’atmosfera, perché Roma supera i livelli medi annui di biossido di azoto. Una normativa fortemente voluta dal M5S che adesso strumentalmente la disconosce e che ha quindi una ragione di salute pubblica. Si tratta quindi di vincoli e non di scelte politiche. Quando lo scorso 25 ottobre la Regione Lazio varò il piano per la qualità dell’aria, gli assessori capitolini Sabrina Alfonsi ed Eugenio Patanè concordarono infatti con l’assessora Roberta Lombardi una clausola di flessibilità che consentiva a Roma Capitale, d’intesa con la Regione, di studiare delle eventuali rimodulazioni che tuttavia devono rispettare una condizione: ovvero garantire lo stesso livello di riduzione dell’inquinamento.
Due esigenze vanno infatti bilanciate. Da un lato bisogna obbedire alla legge che impone la riduzione dello smog per tutelare la nostra salute. Dall’altro però non si può non tener conto del momento difficile che stiamo attraversando, segnato da riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e da un rallentamento dei tempi per la transizione ecologica dell’automobile. La valutazione più equilibrata suggerisce di procedere sì ma con gradualità e senso di responsabilità, accompagnando le tante persone interessate da questo provvedimento. Sono certo che sapremo trovare la giusta soluzione.
Martedì l’assemblea capitolina approverà l’interesse pubblico sul progetto dello Stadio della Roma. Il nuovo progetto è assai diverso da quello passato di Tor di Valle. Lo stadio avrà una capienza da 55 mila posti estendibile fino a 62 mila e in questo progetto, a differenza di quello di Tor di Valle, non è prevista la realizzazione di centri commerciali, palazzine o centri direzionali aggiuntivi. Questa scelta innovativa, decisamente diversa da quelle fatte in passato, rafforza l’interesse pubblico di avere uno stadio a Roma per i cittadini di Roma come le principali capitali europee.
Lo stadio verrà realizzato su un’area prevalentemente pubblica e centrale, già servita dalla stazione ferroviaria di Tiburtina, dalla linea B della metropolitana con tre fermate, da dieci linee ATAC e dal futuro tram da piazza del Verano e diventerà un polo funzionale aperto 365 giorni l’anno per ospitare eventi che non saranno soltanto le partite della Roma. La proposta progettuale si completa inoltre con un sistema di interventi quali il parcheggio multipiano fuori terra di Via Giuseppe Seguenza, la sistemazione della piazza e il parcheggio multipiano interrato proprio sotto la nuova piazza.
In aula martedì contribuiremo a migliorare la delibera prevedendo che il progetto debba garantire: la dotazione di parcheggi pubblici e pertinenziali rispettando quanto previsto dal piano regolatore generale e il regolamento regionale sul commercio; la dotazione di aree standard per il verde pubblico da realizzare con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione; il potenziamento del trasporto pubblico per garantire che almeno il 50% dei cittadini possa raggiungere lo stadio senza ricorrere al trasporto privato; la riqualificazione della fermata “Quintiliani” della Metropolitana Linea B; l’adozione di soluzioni performanti per garantire l’isolamento acustico dello stadio; la realizzazione di tre connessioni territoriali sotto forma di collegamenti ciclo-pedonali che collegheranno il nuovo stadio, a sud con la stazione Tiburtina e a ovest con via Livorno e la stazione della Metro B Bologna e infine la realizzazione di una soluzione infrastrutturale coerente e adeguata che garantisca sempre e comunque un accesso carrabile quanto più diretto e immediato all’Ospedale Sandro Pertini, anche durante le fasi di flusso e deflusso dall’impianto.
Sono mesi che insieme alla Vice presidente della commissione Urbanistica Antonella Melito abbiamo lavorato per contribuire a migliorare la delibera nella direzione della tutela e della valorizzazione dell’interesse pubblico. I nostri emendamenti, che hanno avuto come obiettivo principale quello di salvaguardare la qualità della vita dei residenti ponendo l’attenzione sui temi della mobilità, dei trasporti e dell’ambiente faranno parte, insieme a quelli di altri colleghi, del maxi- emendamento di maggioranza. Questo è un altro passo importante per far ripartire la nostra città.