Questa è la settimana della resa dei conti. Il Governo Conte si presenterà oggi alla Camera e domani al Senato per verificare se ci sono ancora i numeri per governare, dopo la crisi aperta da Matteo Renzi. In piena pandemia, con la maggior parte delle Regioni in zona arancione, il coprifuoco alle 22, la necessità di fare presto con i decreti ristori e il recovery Plan, stiamo vivendo l’ennesima crisi di un governo di centrosinistra, provocata dalle decisioni di Matteo Renzi. La terza in sette anni. La prima fu quella che portò alle dimissioni di Enrico Letta il 14 febbraio del 2014, il giorno dopo che la direzione nazionale del Pd guidata dal neo segretario Renzi rilevò la necessità e l’urgenza di aprire una nuova fase con un nuovo esecutivo. Ci furono poi le dimissioni dello stesso Renzi da Presidente del Consiglio nel 2016, in conseguenza dell’esito negativo del referendum costituzionale del 4 dicembre. La crisi attuale, tuttavia, è persino più grave delle altre, poiché i parlamentari di Italia Viva, la formazione politica nata dalla scissione con il Pd, sono stati eletti in Parlamento con i voti di milioni di democratici italiani. Se dovessero votare contro questo governo in ossequio alla volontà del proprio leader, quei parlamentari si assumerebbero una responsabilità storica difficilmente cancellabile agli occhi di chi li ha votati.
In risposta alle critiche che Renzi aveva sollevato contro il Governo Conte, il Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti ha dal principio cercato di creare le condizioni per un chiarimento politico e per il rilancio di un nuovo patto di legislatura. Ha cercato di mediare per il bene del Paese. Poi di fronte alla decisione unilaterale di Renzi di far dimettere le proprie ministre dal Governo ha giustamente sancito una linea politica chiara alzando tre paletti. La parlamentarizzazione della crisi per rendere chiare ed evidenti davanti al Paese le responsabilità e le scelte di tutte le forze politiche. Il sostegno a Giuseppe Conte e al lavoro fin qui portato avanti dal Governo in piena pandemia mondiale. Infine la preclusione a qualsiasi collaborazione futura con la destra populista e sovranista italiana amica di Trump. In sostanza qualora non ci dovesse essere la fiducia a Conte e i colloqui del Presidente della Repubblica non portassero alla nascita di una nuova maggioranza, affronteremo le elezioni anticipate. Le elezioni sarebbero un grande errore per il Paese che ha bisogno di stabilità, ma meglio la democrazia che i ricatti dei piccoli partiti. Una tesi cara anche a Renzi nel 2017, prima che lui stesso ne fondasse uno.
Questa è una crisi al buio dall’esito imprevedibile. Bisogna avere piena fiducia nelle capacità e nel senso di responsabilità del segretario del Partito Democratico e dei Ministri del Governo. Sono convinto che sapranno scegliere per il bene del Paese. In questi giorni sono piuttosto arrabbiato. Sto sperimentando anche in politica quella sensazione che si prova quando si scopre all’improvviso il tradimento di una persona in cui credevi e a cui volevi bene. Non voglio rinnegare le speranze che in passato avevo riposto in Matteo Renzi. Come molti ho creduto che avrebbe potuto cambiare e rinnovare la politica italiana. Ci ho davvero sperato, come molti della mia generazione che è anche quella di Renzi. Assistere al fallimento di quel progetto mi fa star male ed oggi è giusto ammettere che abbiamo sbagliato a sostenerlo, come ci suggerivano alcuni amici in quegli anni. Per questo concordo pienamente con Nicola Zingaretti quando dice che la decisione di Renzi è un tragico errore per il Paese e che sarà difficile tornare alleati con chi si dimostra inaffidabile. In politica mai dire mai, tuttavia quanti errori si possono fare prima di chiedere scusa a chi ha riposto fiducia in te? L’Italia ha bisogno di persone che sappiano assumersi le proprie responsabilità e che prima di tutto lavorino per l’interesse del Paese. Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura.
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