I casi di Covid nel mondo hanno superato quota 99 milioni secondo i dati della Johns Hopkins University. Le vittime sono arrivate a 2.129.403. Gli Stati Uniti e molte nazioni europee stanno pensando a nuovi lockdown temporanei per arginare la ripresa del virus e le sue nuove varianti, anche in conseguenza dei ritardi sulle vaccinazioni. In Italia purtroppo siamo ancora nel pieno della crisi di governo innescata da Matteo Renzi. Questa settimana dovrebbe essere quella decisiva. Il Governo Conte ha ottenuto la fiducia per proseguire con il suo governo, ma al Senato i numeri sono ancora troppo risicati e poco rassicuranti, soprattutto in vista delle sfide che attendono il nostro Paese. Di conseguenza il Presidente del consiglio potrebbe comunque dimettersi nelle prossime ore per consentire la nascita di una nuova maggioranza più solida e unita da un nuovo patto di legislatura. La crisi al buio purtroppo è proprio questa, non si riesce a prevedere quale scenario prevarrà. Il Partito Democratico non vuole le elezioni e lavora ad un governo autorevole, purché la nostra storia non si sommi a quella dei sovranista e negazionisti di Lega e Fratelli d’Italia. Non sono contrario alle elezioni, ma le considero l’ultima risorsa per affrontare la crisi politica. Per questa ragione mi auguro che in queste ore le forze moderate e liberali del Paese, quelle che hanno già contributo all’elezione di Ursula von der Leyen a presidente della commissione europea, trovino un accordo per realizzare un programma di rinascita sociale ed economica nazionale, utilizzando le risorse del Recovery Plan e lavorando ad un piano di riforme costituzionali per rendere l’Italia più moderna e veloce.
Tuttavia il voto non è mai un tabù o una sciagura in democrazia. Qualsiasi governo tanto per governare non può andare bene. Il passato è disseminato di prove in tal senso. Non è stato un successo il governo tecnico di Mario Monti. Non facevano il bene del Paese i governi balneari della Prima Repubblica. Il Governo o è forte o non è. Soprattutto per la fase pandemica mondiale che stiamo affrontando da ormai più di un anno. Deve essere chiaro come la responsabilità di questo momento sia tutta di chi ha deciso di staccare la spina ad un governo che stava per scegliere in che modo rilanciare l’economia e ridurre le nuove e vecchi disuguaglianze, grazie ai fondi del Recovery. Sono certo che il Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti farà di tutto per dare stabilità al Paese, tranne svendere i propri valori e principi, sommando i propri voti con Salvini e Meloni.
La stessa cosa che faremo a Roma, dove è certo che quest’anno si voterà (giugno o settembre). Nella Capitale Virginia Raggi ha avvelenato i pozzi, alimentando il degrado e rendendola più spenta, più povera, meno solidale. Non ho condiviso davvero nulla del suo operato. Il Partito Democratico di Roma e i consiglieri Dem in Campidoglio e nei municipi le hanno fatto l’unica opposizione visibile in città. Per questo mi viene da sorridere quando leggo i post di Renzi e Calenda che ipotizzano che il Pd e il M5S a Roma possano fare un accordo a sostegno della Sindaca. È vero il contrario. In cinque anni la Sindaca di Roma ha sostituito 2 vicesindaci, 17 assessori, 10 dirigenti di Ama, 6 dirigenti di Atac, 4 dirigenti di Acea e decine di collaboratori a vario titolo. Con il favore delle tenebre sabato notte ha cacciato il suo vice sindaco Luca Bergamo e l’assessore al commercio. Lo ha fatto perchè entrambi nutrivano dubbi sulla sua ricandidatura. La Raggi è così, elimina chiunque non la pensi come lei. Non è l’unica a farlo, ma questo tipo di politici ha ormai fatto il proprio tempo, soprattutto dopo la sconfitta di Trump negli Stati Uniti. Virginia Raggi è ormai sola e allo sbando. Credo sia arrivato il momento per il M5S romano di archiviare la sua fallimentare esperienza ed aprire una nuova fase politica per il bene di Roma. Si potrebbe cominciare isolando chi usa la politica per i propri fini ed unendo chi ha a cuore il bene della propria comunità.
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