Sono d’accordo con le parole di Raffaele Cantone pubblicate da Repubblica. “La politica continua ancora ad occuparsi di gare e appalti. La corruzione nasce qui” ha detto il Presidente dell’Anac. Ha ovviamente ragione, tuttavia la corruzione si annida soprattutto nell’inefficienza della pubblica amministrazione, il cui ancora troppo elevato spazio di discrezionalità consente ai funzionari infedeli di poter esercitare un potere decisorio spesso incontrollato, che è il vero avamposto imprescindibile della corruzione. Se ci fossero leggi più semplici, un apparato amministrativo più preparato e con un ridotto spazio di manovra e soprattutto controlli più efficaci, riusciremmo a ridurre la corruzione, che rappresenta la causa principale del rallentato sviluppo del nostro Paese. Per questa ragione sono contento che nel discorso di chiusura del Lingotto Matteo Renzi abbia posto la legalità, quale punto principale della sua proposta politica per il congresso del Pd e per il futuro del Paese. Una legalità che sia principio e valore, ma che possa essere declinata concretamente per recuperare risorse economiche da redistribuire ai cittadini, sotto forma di maggiori servizi e minore tassazione. Il punto è che legalità, giustizia e diritti viaggiano sullo stesso binario. Al Lingotto ho portato l’esperienza di lavoro del forum legalità del Partito Democratico di Roma proprio al tavolo “Legalità, Giustizia e Diritti“.
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La tre giorni al Lingotto di Torino è stata una grande occasione di discussione politica. Preciso subito che il Lingotto ’17 è stato un evento politico molto diverso rispetto alla Leopolda ’16, malgrado quanto scritto, fra gli altri, da Massimo Giannini sempre su Repubblica.
E’ necessario essere stati ad entrambe le convention per comprenderne le differenze e soprattutto bisogna aver partecipato alle discussioni politiche fino alla mezzanotte di venerdì e poi, dalle prime ore della mattina il giorno seguente, per potersi rendere conto delle profonde differenze. La Leopolda è sempre stata una manifestazione post ideologica di sostegno culturale alla visione politica di Matteo Renzi. Chi vi partecipa non è necessariamente un iscritto al Partito Democratico. Ci sono mondi diversi che si incontrano e discutono di politica e di come cambiare la società. Gli americani hanno coniato un nome per questi luoghi di discussione. Sono i “Think Tank”, dove gruppi di esperti sono impregnati nell’analisi e nella soluzione di problemi complessi, specie in campo economico, sociale e politico. La funzione della Leopolda è stata quella di sostenere la rivoluzione culturale della rottamazione di Matteo Renzi e di allargare il confine politico del Partito Democratico a pezzi esterni al partito e provenienti dalla società civile e produttiva del Paese.
Il Lingotto ’17, invece, è stata la riunione ufficiale dei sostenitori della mozione Renzi-Martina, che assieme ad una squadra di persone diverse ma unite, si propongono di guidare il Partito Democratico in vista dei prossimi importanti appuntamenti politici ed elettorali. Al Lingotto c’erano gli iscritti del Partito Democratico, provenienti da tutta Italia, che si riconoscono nella storia originaria del Pd della fondazione. Il tributo al “Noi” e al “I care” di Veltroniana memoria, rappresentano le fondamenta sulle quali costruire la proposta polita per il Paese e far emergere la futura classe politica democratica. A Torino mi sono ritrovato a casa, dieci anni dopo il Lingotto di Walter Veltroni, in compagnia di una pattuglia molto numerosa proveniente dal III municipio. Donne e uomini con cui stiamo condividendo questo affascinante percorso politico.
Soprattutto abbiamo contribuito a costruire il programma della mozione congressuale. Ognuno di noi ha potuto dare il proprio contributo concreto nei tavoli tematici e dalla prossima settimana con la piattaforma digitale “Bob” (in onore di Bob Kennedy) avremmo l’opportunità di discuterne in tempo reale. Sul modello di comunicazione siamo arrivati dopo il M5S è vero. Ma non è detto che fare una cosa per secondi, voglia dire farla peggio. Anzi sono pronto a scommettere sul contrario. La piattoforma web del Partito Democratico vivrà di centinaia di contributi politici dei suoi militanti e non diventerà semplicemente il megafono del capo, come avviene per il sacro blog di Beppe Grillo. Il comico genovese non l’ha presa bene, infatti, perchè sa benissimo che sui contenuti il M5S vive di bufale e che da domani avrà un avversario che potrà contrastarle con l’efficacia e il tempismo che sono necessari.
Dei numerosi interventi che si sono succeduti sul palco ne ho apprezzati molti. Da Maurizio Martina a Matteo Orfini, che hanno ricordato come la sinistra fosse a casa propria e ben rappresentata al Lingotto. E poi ancora Piero Fassino, padrone di casa e Maria Elena Boschi, sempre attenta e capace di parlare con tutti. L’intervento più emozionante e ricco di spunti, tuttavia, è stato senza dubbio quello di Luigi Berlinguer, capace di infiammare la platea. Il segno che la rottamazione 2.0 non sarà una questione di età anagrafica, ma di ricambio di quadri dirigenti incancreniti, che alla passione per la politica hanno sostituito quella per il proprio futuro politico.
Torino è una città ben amministrata. Strade pulite e mezzi pubblici efficienti. E’ un merito che va ascritto ovviamente al Sindaco uscente Piero Fassino, ma che mette anche in evidenza come Chiara Appendino stia mantenendo un buon livello di amministrazione. Tutto il contrario di quello che avviene a Roma con Virginia Raggi. Certo Torino non è Roma in termini di abitanti, tuttavia l’impressione è che la capitale sia ormai distante anni luce dalle città ben amministrate. Nel suo intervento Matteo Renzi ha dedicato alla Raggi un breve passaggio, esprimendole solidarietà per le vicende giudiziarie che l’hanno coinvolta e di cui ad oggi non conosciamo ancora l’effettiva portata. L’ha fatto a modo suo, ricordando che il Partito Democratico non usa due pesi e due misure. Non chiede le dimissioni del Ministro Luca Lotti perchè indagato, come fanno Di Maio e Di Battista, per poi cambiare i regolamenti interni del movimento per non far dimettere la Sindaca indagata. Ha sfidato i parlamentari pentastellati, che offendono e diffamano i propri avversari politici, a rinunciare alla protezione dell’immunità parlamentare per rispondere davanti ai giudici delle loro menzogne. Lo ha fatto per mettere in evidenza come i leader del M5S usino i privilegi della casta che contestano.
In realtà l’amministrazione Raggi è ormai immobile. Le ultime rilevazioni sono impietose con il 70% dei romani che non apprezza l’operato del sindaco e 7 cittadini su dieci che la bocciano. La scorsa settimana si è anche dimesso il Presidente grillino del VII Municipio Paolo Pace, dopo aver spaccato il movimento locale. Ormai non si contano più le faide interne, la parentopoli nei municipi, le dimissioni, le fughe e i complotti, che stanno caratterizzando l’amministrazione a cinque stelle. Più che a riveder le stelle, il movimento sta facendo davvero vedere le stelle a chi in buona fede li ha votati. Dopo dieci mesi parlano soltanto di loro, mentre Roma sprofonda nei problemi. Fra quelli più urgenti, insieme con la coordinatrice del forum sociale Erica Battaglia, abbiamo messo in rilievo la questione degli sfratti di associazioni e onlus che in questi anni hanno arricchito l’offerta sportiva, sociale e culturale della città. Venerdì c’è stata una grande mobilitazione cittadina per fermare gli sgomberi e gli sfratti, che riguardano quasi 300 tra onlus e associazioni romane. La richiesta è di esaminare caso per caso situazioni che sono molto diverse e complesse.
La delibera 140, infatti, è ormai un provvedimento inadeguato, che colpisce in modo indiscriminato chiunque operi a beneficio dei cittadini, concorrendo alla creazione di servizi accessibili a tutte le fasce della popolazione. La delibera purtroppo non tiene conto del valore sociale e culturale prodotto in questi anni da associazioni e onlus a beneficio dell’intera città. Una situazione che rischia di peggiorare di giorno in giorno, anche in conseguenza della proposta inadeguata di regolamento che è all’attenzione della Commissione Urbanistica di Roma Capitale. Il tutto nonostante qualche settimana fa, il Consiglio Comunale di Roma, su proposta della Lista civica Giachetti e del Pd, si fosse espresso all’unanimità a favore dello stop agli sfratti, sulla base di un generale ripensamento organizzativo della materia, che respingesse l’idea di un regolamento incapace di tenere conto delle convenzioni in atto, delle migliorie apportate da associazioni e onlus al patrimonio pubblico e di affitti congrui con le finalità sociali e culturali, che non possono essere paragonate ai prezzi di mercato. E’ una questione di legalità e giustizia sociale. Non si può rischiare di creare il deserto in città, brandendo il principio di legalità. Non possiamo permetterci che i cittadini percepiscano che con l’arrivo della legalità si chiudano spazi che forniscono servizi. Sarebbe un errore grossolano, che rischia di non creare il giusto consenso che è fondamentale affinchè la legalità diventi un valore condiviso. Di questo e di altri argomenti relativi al futuro del Welfare a Roma parleremo domani, martedì 14 marzo alle ore 18.00 al circolo Pd Giovanna Marturano, con Livia Turco ed Erica Battaglia.