L’inquinamento uccide un bambino su quattro ed ogni anno 1,7 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono perché costretti a respirare un’aria insana o a bere acqua non potabile. Sono i dati drammatici resi noti da un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sono vite che si potrebbero salvare applicando le norme igieniche adeguate. Tutti paghiamo il costo dei ritardi nella legislazione a difesa dell’ambiente e della salute. Alcuni lo pagano con la vita. Mi sembra sconvolgente che soltanto otto persone su 100 possano inspirare tranquillamente, sapendo che l’aria che entra nel proprio corpo sia pulita. Gli altri, il 92 per cento degli abitanti del pianeta, sono costretti ad arrangiarsi con quello che c’è, con un’aria carica di polveri sottili, uno degli inquinanti più pericolosi. Eppure nell’agenda politica globale questi temi non sono all’ordine del giorno.
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump cerca il modo di costruire il muro al confine con il Messico, annunciando l’abolizione dell’Obama Care, la riforma del sistema sanitario, grazie alla quale 32 milioni di cittadini americani possono usufruire di una copertura sanitaria minima. La riforma di Obama puntava ad estendere i diritti sanitari a tutti, anche a quelle fasce della popolazione che non potevano permettersi un’assicurazione sanitaria privata. Con la riforma di Trump, invece, molto probabilmente si impedirà, ad esempio agli immigrati irregolari, di avere l’assistenza. Il problema è il costo della spesa pubblica, secondo il tycon repubblicano. Come se impedendo alle persone di potersi curare, le malattie scomparissero e non proliferassero, viceversa, colpendo un sempre maggior numero di persone ed aumentando di conseguenza la spesa pubblica. Questo è il limite della politica attuale. Si guarda al dito, ma mai alla luna.
In questo senso mi ha molto colpito la condanna unanime del lancio dei missili della Corea del Nord nel mar del Giappone. Pyongyang è certamente una dittatura, che non possiamo continuare a sottovalutare o peggio prendere in giro. Tuttavia come dovremmo considerare il Giappone di Shinzo Abe, un premier in grado di cambiare le regole del proprio partito per potersi ripresentare alle elezioni, così da diventare il capo di governo più longevo della storia di Tokyo? Dovremmo cominciare a chiederci quale sia diventato il confine fra democrazie e dittature. Quando non esiste più il ricambio della classe politica in un Paese, malgrado ci siano sulla carta sistemi formalmente democratici, si può ancora parlare di democrazie, oppure si sta correndo il rischio di tornare agli uomini soli al comando? Comincio a vedere segnali davvero preoccupanti in giro per il mondo, che non promettono nulla di buono per il futuro.
In Italia si parla di tutt’altro. C’è un singolare disegno del destino nelle vicissitudini degli ultimi mesi della politica italiana. Il Partito Democratico e il M5S, i maggiori competitor secondo i sondaggi alle prossime elezioni politiche, si trovano contemporaneamente a dover affrontare le conseguenze di alcune inchieste giudiziarie. Sarebbe più corretto dire, in verità, le conseguenze di una campagna informativa che riempie telegiornali e giornali di fughe di notizie, coperte da un segreto istruttorio quotidianamente violato, anche quando si tratta di informazioni che nulla hanno di penalmente rilevante. È la consueta procedura sperimentata dai tempi di tangentopoli. L’avvio delle inchieste occupano per settimane le prime pagine dei giornali, per poi scomparire dall’agenda della comunicazione qualora non si arrivi al rinvio a giudizio degli indagati o peggio ancora nel caso di assoluzioni. La lentezza della giustizia e l’esito spesso inconcludente dei processi, contribuiscono alla scarsa fiducia che abbiamo nelle Istituzioni, prime fra tutte la politica e la magistratura.
Se da una parte, tuttavia, il Partito Democratico ha scelto di estendere la presunzione di innocenza e il garantismo anche ai propri avversari politici, come accaduto durante le inchieste che stanno interessando da mesi il Sindaco di Roma Virginia Raggi e i suoi collaboratori, dall’altra il M5S continua ad usare due pesi e due misure. Ha cambiato i propri regolamenti interni per evitare le dimissioni della Sindaca indagata a Roma, mentre in Parlamento chiede le dimissioni del Ministro Luca Lotti e sul blog Beppe Grillo attacca Matteo Renzi. Sulla questione vi segnalo la risposta di Matteo Renzi (clicca qui). L’ipocrisia grillina è davvero intollerabile, pur tuttavia risultando accettabile per i cittadini che votano il movimento; tutti attenti a guardare la pagliuzza nell’occhio degli avversari e non la trave nel proprio. È un’ipocrisia che si nutre dell’invidia sociale nei confronti di chi sembra stare meglio e che fa proseliti fra coloro che non ammettono che la preparazione e la capacità sia un prerequisito per qualsiasi tipo di professione. Figuriamoci per la politica, dalla cui azione dipende il destino di ognuno di noi.
Per questa ragione le primarie del 30 aprile prossimo rappresentano per il Partito Democratico un appuntamento storico molto imporante. Chiunque diventerà segretario avrà bisogno del sostegno di tutti, perchè dovrà preparare le difficili elezioni politiche del 2018. Nel fine settimana sarò al Lingotto di Torino per sostenere la candidatura a segretario di Matteo Renzi. Ho molto apprezzato che dopo l’ammissione di alcuni degli errori della campagna referendaria, Renzi abbia dato seguito all’allargamento della propria squadra. Non c’è l’uomo solo al comando, ma una squadra seria che vuole governare il Paese. Insieme con lui in questa sfida congressuale ci sarà il Ministro Maurizio Martina, che rappresenta una delle esperienze migliori al governo. E’ un salto verso il “noi” di cui abbiamo davvero bisogno. Quello che mi aspetto è che le primarie possano diventare anche il momento di selezione di una nuova classe politica democratica. Insieme con il segretario, infatti, eleggeremo anche i membri all’assemblea nazionale del Pd. C’è bisogno che in quell’assise siano fortemente rappresentati i territori locali, che rendono viva la vita dei circoli democratici.
A proposito di circoli, il 28 febbraio si è chiuso il tesseramento a Roma. Il risultato è stato migliore di quanto qualche cassandra interessata auspicava. Anche nel III municipio di Roma ci sono stati 600 iscritti, il 50 per cento in più rispetto all’anno scorso. Merito della mobilitazione dei “Comitati per il Si al Referendum Costituzionale“, che hanno avvicinato molte persone alla politica. Merito dell’azione incessante dei circoli territoriali di Nuovo Salario, Talenti e Montesacro, che hanno garantito la propria presenza con volantinaggi, gazebo ed iniziative anche durante il commissariamento del Partito Democratico. Parteciperò al prossimo appuntamento che ci sarà al circolo Giovanna Marturano (Piazza B. Belotti 37) martedì 14 marzo alle ore 18.00 insieme con Livia Turco e la coordinatrice del forum sociale del Pd Roma Erica Battaglia.
C’è una buona notizia. Il gruppo del Partito Democratico in Campidoglio ha guadagnato una consigliera in più: si tratta di Giulia Tempesta, già consigliera nella passata consiliatura. Il Tar del Lazio, infatti, ha dato ragione al ricorso del Partito Democratico sul riconteggio dei voti in alcune sezioni. E’ un risultato che rafforza la nostra opposizione allo sgangherato M5S e che aumenta la presenza di genere in aula Giulio Cesare. Con i forum democratici stiamo cercando di dare una mano al lavoro degli eletti. Per questa ragione martedì 7 marzo alle ore 17.30, presso il Circolo Pd San Lorenzo in via dei Marsi, discuteremo sugli sgomberi che stanno colpendo realtà sociali, culturali e sportive della nostra città. Tutto ha origine dalla Delibera 140/2015 che aveva l’obiettivo di riordinare il patrimonio comunale. La delibera, tuttavia, incompleta di quel regolamento che avrebbe dovuto stabilire i limiti e i perimetri del provvedimento, sta producendo a Roma la scomparsa di un patrimonio di realtà positive. Il rispetto della legalità è un principio assolutamente necessario, che deve andare di pari passo con il benessere della collettività. Chiudere un luogo che eroga servizi e produce lavoro, lasciando in eredità alla cittadinanza un locale vuoto e degradato, va contro l’interesse della comunità. Ben vengano i bandi pubblici per le nuove assegnazioni, ma si trovi il modo di rispettare quanto è stato fatto nel passato per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Come forum legalità e sociale del Pd Roma vogliamo lavorare per arginare una deriva solamente amministrativa e sostenere l’idea di un controllo caso per caso, che consenta di punire i furbi e di tutelare le realtà sociali, culturali e sportive che, legittimati da concessioni magari scadute ma regolari, non devono essere messe nelle condizioni di non poter più operare per il benessere della città. Parliamo, solo per fare alcuni esempi, di realtà come il Grande Cocomero, W la Vita per la Sla, Telefono Rosa, l’Istituto Leonarda Vaccari, il Teatro Agorà e il Teatro stabile del Giallo, Celio Azzurro, l’Anpi, la Scuola popolare di musica di Testaccio e Insieme per Fare a Montesacro.
Concludo con il nostro III municipio, dove l’amministrazione pentastellata ha perso un altro assessore. Il delegato ai servizi sociali Giuseppe Sartiano andrà a svolgere le funzioni di giudice onorario del tribunale dei minori di Roma e di conseguenza la Presidente Roberta Capoccioni lo ha rimosso dal proprio incarico. E’ una notizia che mi ha davvero molto sorpreso. In questi anni di impegno politico nel III municipio, dove sono nato e vivo tutt’ora, ho avuto l’onore e la fortuna di poter svolgere il ruolo di Consigliere, di Presidente del Consiglio ed infine, anche se per poco tempo, di Assessore. È stata una esperienza di vita straordinariamente formativa. Durante quegli anni di impegno politico e amministrativo, mi è capitato di rinunciare anche ad altre offerte di lavoro, perché ho sempre creduto che l’impegno per la mia comunità avesse la priorità. Mi rendo conto che non per tutti la politica rappresenta questo, per altri probabilmente è semplicemente un’ascensore sociale, dal quale scendere quando arriva un’offerta migliore. Probabilmente sono un inguaribile romantico, ma non mi rassegno all’idea che la buona politica sia un’altra cosa.