Oddio è lunedì #172 – le tre certezze di una domenica di fine ottobre

Nella serata di ieri sono arrivate tre certezze. La prima riguarda il ritorno dei decreti del Presidente del consiglio Giuseppe Conte. I casi di Covid stanno risalendo costantemente, così come le terapie intensive e i decessi. La nostra curva del contagio è più bassa rispetto al resto d’Europa, ma senza misure serie di contenimento non ci sono dubbi che seguiremo lo stesso destino degli altri. Ad oggi siamo quasi a 12 mila casi al giorno. Ci sono ancora troppi comportamenti irresponsabili che favoriscono il contagio e molti dei nostri sacrifici vengono vanificati dalla cattiva gestione del distanziamento sui mezzi pubblici e dagli inevitabili contagi che provengono dalla riapertura della scuola pubblica. Le nuove limitazioni orarie per i commercianti servono a limitare i contagi nelle ore serali e durante le attività di svago, quando l’attenzione è inevitabilmente più bassa. Nelle prossime settimane sarà necessario sostenere quegli imprenditori e quei commercianti che subiranno il danno economico delle limitazioni e delle chiusure. Per tenere giustamente aperte le scuole, stiamo chiedendo sacrifici a tanti che a maggio avevano investito sulla ripartenza. Ci sono gli imprenditori del settore dell’intrattenimento e del ballo, che sono stati i primi a dover chiudere. Ci sono i commercianti che si occupano di ristorazione, già fortemente colpiti per l’assenza di turisti e la diminuzione dei dipendenti pubblici ancora in smart working. I sussidi stavolta non potranno essere dati a tutti, ma indirizzati a chi sta subendo un danno economico per consentire al Paese di andare avanti e non finire in lockdown

La seconda certezza riguarda la qualità dell’azione politica del Governo e in particolare del Ministro dell’economia Roberto Gualtieri, che anche ieri ha spiegato il prolungamento fino a fine anno del divieto dei licenziamenti e delle misure di sostegno alla liquidità delle aziende. L’obiettivo è quello di diminuire le tasse sul lavoro per raggiungere un salario minimo europeo. Tra le misure importanti messe in campo, ce ne è una che tuttavia merita maggiore approfondimento. Per aiutare le assunzioni stabili, il Governo ha proposto di azzerare la contribuzione per tre anni per chi assume under 35. Pur comprendendo lo spirito meritorio della proposta, questa rischia di essere un boomerang per tanti precari, che oggi hanno un’età superiore a 35 anni. Nel mondo del lavoro i 35enni di oggi sono i 20enni di ieri. Di conseguenza questa è una misura che rischia di non generare nuovi posti di lavoro, ma semplicemente di colpire quell’ampia fascia di precariato over-35, che potrebbe essere “rottamato” nelle aziende o nel migliore dei casi rimanere prigioniera della precarietà. Invece di limitare questa misura ad una fascia di età, si utilizzino queste risorse per stabilizzare i precari nel settore pubblico e privato. Sono convinto che questa sarà una discussione importante in Parlamento, per dare una certezza a quella generazione di 35/45enni, che da oltre dieci anni lavora in condizioni di precariato in moltissime professioni. 

L’ultima certezza riguarda una certa confusione sul Sindaco di Roma. Ieri sera nella trasmissione condotta da Fabio Fazio, Carlo Calenda ha annunciato di candidarsi a Sindaco di Roma. È una buona notizia, perché la sua figura alza sicuramente il livello di discussione sul futuro della Capitale. Nel centrosinistra ci sono anche altre personalità che si sono candidate e certamente altre ce ne saranno nelle prossime settimane. Tuttavia aldilà dei nomi e del sistema che sarà utilizzato per individuare la/il miglior candidata/o possibile, quello che conta davvero è il progetto per la città. La si smetta di discutere di primarie si o primarie no. È una discussione che interessa poco ai cittadini. Usciamo dalla facile retorica delle primarie quale panacea ed entriamo in quella più complessa del programma politico per far rinascere la Capitale. Non è una questione banale. Roma oggi è lo specchio del Paese. Subisce la crisi economica più di altre città italiane. Il calo drastico del turismo sta impoverendo i redditi di tanti cittadini. I cantieri fermi hanno cancellato molti posti di lavoro. Le misure anti covid stanno mettendo in crisi migliaia di commercianti. Ci vuole un progetto che immagini Roma da qui ai prossimi dieci anni. Bisogna progettare come spendere le risorse del Recovery Fund per modernizzare la città, ampliare la rete dei trasporti pubblici, completare le opere incompiute come la Vela di Calatrava e mettere a sistema le strutture pubbliche come il Salaria Sport Village. È necessario trasformare i rifiuti da problema in risorsa e sostenere la ripresa dei settori dell’edilizia e del commercio, che producono ricchezza diffusa. Più di ogni altra cosa avremo bisogno di moltiplicare le risorse nei servizi sociali, perché l’aumento delle disuguaglianze ha generato nuove povertà che ancora fatichiamo a monitorare. In sostanza il nuovo Sindaco di Roma dovrà pensare in grande come se fosse un Presidente del Consiglio e non limitarsi a parlare di buche e aree verdi come fosse un consigliere di un municipio. Dall’ambizione del progetto politico capiremo chi sarà il miglior candidato Sindaco per sfidare la peggiore destra che abbiamo mai conosciuto

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