Gli episodi di cronaca degli ultimi giorni ci obbligano ad una riflessione serrata sul futuro sempre più incerto della democrazia e dei valori fondamentali della civiltà occidentale. Stiamo assistendo immobili e impotenti al crepuscolo della ragione, fatta a pezzi quotidianamente da uno scontro fra supreme ignoranze, che ha di gran lunga superato la tesi sullo scontro di civiltà, proposta sul finire del secolo scorso da Samuel Huntington. Secondo quel modello previsionale le grandi divisioni all’interno dell’umanità e la fonte di conflitto predominante sarebbe dovuta essere di carattere culturale. Al contrario oggi, a distanza di quasi vent’anni dall’11 settembre del 2001, lo scontro non è fra culture diverse, ma fra ciò che è ragione e ciò che non lo è. In pochissimi anni siamo precipitati nella visione alternativa della storia del “Mattino dei Maghi”, il saggio di Louis Pauwels e Jacques Bergier pubblicato nel 1960, che poneva sullo stesso piano scienza e tutto quello che non siamo disposti a ritenere tale, ovvero la magia, l’occultismo, le tradizioni esoteriche ed iniziatiche.
Ho davvero paura di non esagerare quando mi pare di intravedere nelle piazze negazioniste del Covid-19 i prodomi di quei germi infetti alla base delle ideologie nazi fasciste del secolo scorso. Alzi la mano chi di noi, nel leggere sui libri di storia delle follie della superiorità della razza ariana e del mito negativo dell’ebraismo quale suprema malattia, non si sia mai domandato come avesse potuto l’umanità credere in simili assurdità e seguire ciecamente i leader di quella ideologia. Non è un caso che la piazza negazionista di Roma, partecipata da un variopinto popolo affetto da convinzioni non tradizionali, fosse guidata dall’estrema destra. Non è un caso che i leader dell’attuale centrodestra, lontanissimo parente della destra storica e di quella liberale di Silvio Berlusconi, rimangano silenti davanti a queste piazze e non prendano distanze siderali da omicidi terribili come quelli del giovane Willy Monteiro Duarte, massacrato in strada a calci e pugni da delinquenti squadristi. Nel mondo e nel nostro Paese si stanno moltiplicando sempre di più episodi di irrazionale e cieca violenza contro cittadini di colore. Alle piazze che chiedono il rispetto dei diritti umani, si contrappongono piazze in cui si inneggia al mito dell’inesistenza del virus, vissuto quale strumento di controllo prodotto dal potere costituito. Episodi di violenza e piazze sono collegati, ma non perché esista una regia politica, bensì perché stiamo consentendo la crescita e il radicamento di un sottobosco fatto di misticismo e irrazionale occultismo, nel quale è lecito credere che al popolo siano celate chissà quali verità, mentre allo stesso tempo si dà fuoco all’effige del Papa.
I nostri avi hanno già vissuto qualcosa di simile, ma non sono più qui con noi per potercelo ricordare. La generazione dei combattenti contro le dittature sta ormai scomparendo e insieme con lei la memoria storica dell’unica verità che non deve essere dispersa. L’umanità progredisce e cresce grazie al progresso e alla sana convivenza fra ragione e fede, fra scienza e religione. Quando il misticismo, l’occultismo e l’ideologia di presunte verità celate alle masse da scoprire tornano a serpeggiare nella società, la politica si oscura e l’irrazionalità prende il sopravvento. Questo perché il connubio mistico fra occultismo e magia, fra verità nascoste allo scopo di perseguire presunti complotti giudaico-massonico, ha sempre rappresentato l’humus ideale per lo sviluppo di sub culture quale quella nazista. C’è una regola fuori dal tempo che è sempre valida. Quando le ideologie scompaiono, gli uomini ne cercano comunque di nuove. E in assenza di ideologie alternative a quella neo capitalista, che impregna ogni ingranaggio dell’economia, della finanza, della politica e della società, si fanno strada le tesi dell’anti storia, capaci di materializzare le paure delle persone in una narrazione di riscatto lineare e di semplice comprensione.
Per questa ragione la responsabilità delle piazze negazioniste è anche nostra, di tutti noi che razionalmente e giustamente li condanniamo, rimanendo però comodamente immobili dinnanzi al crepuscolo della ragione. Spetta a noi dare una risposta al bisogno disperato di quelle piazze, che comunque esprimono una domanda di organizzazione e partecipazione che le forze politiche tradizionali fanno fatica ad elaborare. Quelle persone vorrebbero sapere, ma la loro domanda di conoscenza si arena su siti farlocchi di contro informazione e dentro gruppi nei quali sono annidati coloro che hanno interesse a strumentalizzare le masse per conquistare il potere. Quelle persone vorrebbero avere delle risposte sulle ragioni per le quali vivono peggio delle generazioni precedenti e non serve a nulla trattarle come ignoranti, pazze e irresponsabili. Sono uomini e donne che pensano di aver trovato una verità nascosta, che in qualche modo giustifichi le frustrazioni di una vita che è peggiore di quella che vorrebbero. Trattarle da folli, serve solo a radicalizzare il loro pensiero. Pensare poi che si tratti di poche migliaia di spostati da isolare sarebbe l’errore più deleterio, perché la Storia ci ha ampiamente dimostrato come manipoli di “matti” siano assolutamente in grado di prendere il controllo dello Stato e cambiare in altro le nostre democrazie. Quello che ci viene richiesto è uno sforzo molto più radicale, che chiama in causa un profondo rinnovamento dell’azione politica, capace di incidere sulla vita delle persone e sulla ridistribuzione effettiva della ricchezza. Se non si modifica alla radice l’ideologia economica dominante, che amplia sempre di più le distanze economiche e sociali, c’è da aspettarsi che i numeri di quelle piazze siano destinati a crescere esponenzialmente con l’aumento delle disuguaglianze. È già successo in passato e la verità che non dobbiamo dimenticare è che può succedere ancora e forse sta già succedendo adesso.