Oddio è lunedì #168 – degli arroganti temo solo l’ignoranza

Da oggi riaprono le scuole. Certamente ci saranno problemi e sarebbe davvero ingenuo pensare che non sia cosi. I protocolli di sicurezza sono stati elaborati con cura, ma ovviamente dovranno affrontare l’imprevedibilità della realtà. La riapertura delle scuole infatti è stato un obiettivo fortemente perseguito dal Governo, per andare incontro alle sacrosante richieste delle famiglie. C’è in ballo l’educazione dei nostri figli certo, ma anche la necessità di venire incontro alle tantissime coppie di genitori, che hanno pagato a caro prezzo la chiusura causa Covid-19. La scelta di riaprire, di conseguenza, è giusta, ma porta con se tutti i rischi derivanti dall’imprevedibilità del virus, che in tutto il mondo sta mostrando la sua recrudescenza. I casi di coronavirus nel mondo hanno superato i 29 milioni e le morti registrate sono più di 924mila. Ci sono Paesi che in queste ore stanno affrontando un’emergenza più seria di quella del marzo scorso. Proprio ieri sera l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha confermato 307.930 nuovi casi di Covid nel mondo nelle ultime 24 ore. Si tratta del numero di contagi più alto registrato in un solo giorno dall’inizio della pandemia. Alla faccia di quelle persone che irresponsabilmente se ne vanno in giro senza mascherine ad accumulare verbali di contravvenzione, perché sono convinte che il virus non esista. 

In questi comportamenti demenziali mi sembra di scorgere l’esistenza di un virus più pericoloso del Covid-19, che si annida nelle menti di alcune persone e che rischia di essere altrettanto contagioso. Qualche giorno fa mi è capitato di ascoltare le parole della canzone “Romeo” di Margherita Vicario: “degli arroganti temo solo l’ignoranza”. Mi sembra abbia pienamente ragione. Stiamo assistendo quotidianamente ai danni che l’ignoranza sta provocando alla nostra società. Gli omicidi di Willy a Colleferro e della giovane Maria Paola Gaglione ad Acerra, uccisa dal fratello che l’avrebbe inseguita in macchina per speronare il suo scooter, per punirla per la sua relazione con un ragazzo trans, sono le spie di una società che si sta ammalando. Mi rifiuto di accettare che il nostro Paese viva vicende di violenza così inaudita. C’è una crisi di valori che fa davvero paura. E c’è una responsabilità collettiva per quei modelli sociali e culturali sbagliati, che negli ultimi trent’anni hanno invaso l’immaginario delle nostre famiglie. Per uscirne non bastano più nemmeno la forza della legge e la severità delle pene. Quello di cui abbiamo bisogno è un serio impegno delle Istituzioni, dei media e di tutti gli istituti sociali e culturali, affinché si affronti l’ignoranza e l’arroganza che sono le fondamenta di questa violenza. 

La prossima settimana ci saranno le elezioni regionali e quelle amministrative. Sono un passaggio cruciale per il futuro del Paese. Una vittoria democratica rappresenterebbe una conferma dell’azione riformatrice avviata da questo Governo e una risposta a quelle forze politiche che si riconoscono in una destra che ha difficoltà a prendere le distanze da quella violenza verbale che alimenta quella reale. Nel mio piccolo ho cercato di dare una mano al Partito Democratico del Lazio, impegnato ad eleggere bravi Sindaci in molte realtà, da Colleferro a Rocca di Papa, dove venerdì parteciperò alla chiusura della campagna elettorale del candidato Sindaco del centrosinistra Andrea Croce. Anche in questo passaggio politico importante mi è sembrato di vedere una grande maturità fra i cittadini, ma una scarsa responsabilità da parte di qualche eletto, più concentrato sul proprio destino personale a fronte di quello collettivo, ben più importante. Ho trovato davvero assurdo ed incomprensibile, ad esempio, il comportamento della consigliera regionale della Lista Civica Marta Bonafoni, che invece di sostenere il candidato del centrosinistra a Rocca di Papa, ha fatto campagna elettorale per una sua amica, che peraltro si presenta alla cittadinanza come una “ne di destra ne di sinistra”. Trasformismi di questo tipo non aiutano la costruzione del centrosinistra in Italia e a Roma, ma soprattutto sviliscono la serietà della politica che tutti dovremmo sempre rappresentare. Chi volesse dare una mano, può partecipare all’iniziativa di mercoledì alle ore 17.30 con il vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori. 

Sabato ho lanciato il podcast “La Roma che vorrei”, cinque minuti per condividere idee e proposte sulla Roma che dovremo costruire insieme. Nella prima puntata (clicca qui per ascoltarla) ho voluto affrontare la questione di dotare la Capitale di poteri speciali che possano porla nelle stesse condizioni di partenza delle altre capitali europee. Di seguito un breve sunto di quello che potrete ascoltare anche qui su Spotify (clicca qui). Roma è una città speciale. Ma a differenza di tutte le altre capitali mondiali parte in svantaggio, perchè non gli viene riconosciuta alcuna forma di specialità sul piano dell’ordinamento politico, amministrativo e finanziario. E’ una questione prettamente politica, che affonda le proprie radici in tempi lontani. Non stupisce di conseguenza che non vi sia nulla di specifico a favore di Roma nelle linee guida del Recovery Fund. Per cambiare le cose noi romani dobbiamo sottrarci alla retorica di una città ingovernabile, nella quale vivrebbero cittadini disordinati e ingestibili. E’ la bugia che racconta chi teme che la Capitale torni a svolgere il proprio ruolo di guida naturale. Una guida che ha sempre trovato la strada per travalicare i confini nazionali.

Altri articoli