Questo fine settimana sono stato a Napoli e Matera, due città che mi hanno ricordato, semmai ce ne fosse bisogno, quanto possa incidere la politica sulla qualità della vita dei cittadini. A Napoli sono arrivato in treno da Roma per assistere al congresso della Lega per le Autonomie locali, che si è svolto nella splendida cornice della Sala dei Baroni del Maschio Angioino. Appena arrivato alla stazione centrale di Napoli mi è stata misurata per ben tre volte la temperatura corporea. Ho fatto la fila ordinatamente passando per tre check point differenti, prima di poter lasciare la stazione. Per la cronaca nessuno lo ha fatto a Roma Termini, dove in tanti non indossavano nemmeno le mascherine. Alla lamentela di una signora proveniente da Milano, stanca dei controlli, uno degli addetti della stazione ha replicato con una punta d’orgoglio nella voce: “signora qui abbiamo De Luca, facciamo le cose seriamente”. La signora di Milano è rimasta in silenzio e si è fatta misurare la temperatura. Avrà pensato al governatore della Lombardia Attilio Fontana e al disastro fatto durante la gestione del Covid-19. Stesse scene in città e alla stazione dell’alta velocità di Afragola, dove ai passeggeri veniva consegnato un kit contenente una mascherina, un contenitore di sapone liquido e delle salviette. Insomma in Campania l’attenzione contro il virus è alta e le Istituzioni sono molto vigili. Mi è sembrato che anche il livello di consapevolezza della cittadinanza fosse elevato. Vedremo se questo avrà anche un risvolto in termini di salvaguardia della salute pubblica e di consenso alle elezioni regionali di settembre.
Il mio fine settimana di viaggio fra lavoro e svago è proseguito con la visita di Matera. Che meraviglia Matera nel 2020. Eppure nel 1948, dopo la denuncia di Carlo Levi in “Cristo si è fermato ad Eboli“, il segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti definì le condizioni degli abitanti nei Sassi una “vergogna nazionale“. Dopo di lui arrivarono i progetti di Adriano Olivetti e la Legge speciale di Alcide De Gasperi nel 1952. Con quella legge quasi venti mila abitanti furono sfollati dai sassi, dove vivevano in condizioni igienico sanitarie malsane e in stato di sovraffollamento e contiguità con gli animali. Con la legge De Gasperi il nostro Paese compie un’incredibile operazione di ingegneria sociale, costruendo nuove abitazioni per gli abitanti di Matera e acquisendo al contempo al patrimonio nazionale i sassi, che saranno restaurati soltanto nel 1986. Qualche anno dopo nel 1993, l’Unesco dichiara i sassi di Matera patrimonio mondiale dell’Umanità e l’anno scorso la città diventa capitale della cultura. Ho viaggiato molto e devo ammettere che considero Matera una delle città più belle del mondo. È la terza città più antica della Terra, dopo Gerico e Aleppo, e nelle grotte attorno alle Gravine Materane sono stati ritrovati oggetti risalenti a dieci mila anni fa.
Tra i sassi domina una totale atemporalità, una sensazione che avevo già vissuto visitando Gerusalemme. Sarà per questo che i sassi e le scalinate di Matera si sono mutati in Gerusalemme per ben tre volte all’interno di una riproduzione cinematografica: nel 1964 con il film di Pasolini “il Vangelo secondo Matteo”, nel 1985 con un irriconoscibile Richard Gere barbuto nei panni di “King David” e più recentemente nel 2000 con “La Passione di Cristo” di Mel Gibson. Tuttavia Matera non è soltanto una città meravigliosa fuori dal tempo, ma anche un fulgido esempio di come la buona politica possa incidere sulla qualità della vita dei cittadini. Dopo l’imponente intervento dello Stato le persone hanno migliorato le proprie condizioni di vita e contemporaneamente lo Stato ha valorizzato e patrimonializzato i sassi, trasformandoli da abitazioni di necessità in un luogo di turismo, capace di generare lavoro e ricchezza. Oggi i sassi sono patrimonio dello Stato che viene dato in concessione trentennale ai privati che vogliono viverci o investirci. L’anno scorso il mondo si è riversato a Matera per ammirarne la bellezza, usiamo questo 2020 dove si viaggia meno all’estero per visitare, qualora non lo avessimo già fatto, le straordinarie bellezze del nostro Paese.
Osservare come amministrare bene possa migliorare la vita delle persone, mi ha fatto pensare immediatamente come a Roma ci siamo abituati a vivere in pessime condizioni. I rifiuti lasciati a marcire nei cassonetti, i marciapiedi sporchi, le strade che sono una groviera, i mezzi pubblici che quando va bene non funzionano o che peggio prendono fuoco per le vie della città. E ancora i servizi sociali e scolastici sempre più precari, un’urbanizzazione selvaggia che ha violentato tanti quartieri della città, lasciando la cura del verde pubblico alla buona volontà dei cittadini. Roma sarebbe una città straordinaria, ma l’amministrazione guidata da Virginia Raggi ha fallito ancora di più delle amministrazioni che l’avevano preceduta. Sono rimasti soltanto pochi irriducibili grillini a difendere l’esperienza Raggi nella capitale e dicono sempre la stessa cosa, ovvero che è tutta colpa dell’eredità del passato. È una risposta stupida e frutto dell’incapacità e della scarsa esperienza, perché si basa sul presupposto errato che la politica non sia in grado di cambiare le cose. Napoli e Matera dimostrano esattamente il contrario. Quali siano le condizioni date di partenza, buone politiche sono in grado di migliorare la qualità della vita delle persone e di cambiarla profondamente. Al contrario quando non si è capaci di governare, si può portare allo sfacelo anche la città più bella del mondo. Roma non merita una classe di amministratori incapaci e arroganti, che si offendono per un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, soltanto perché racconta quello che ogni giorno vediamo con i nostri occhi. Roma ha bisogno di una proposta politica coraggiosa e ambiziosa, che rilanci il ruolo della Capitale nel mondo. Non serve soltanto il nome di un Sindaco o di una Sindaca, ma l’idea di un progetto che duri per dieci anni ed abbia l’obiettivo di restituire a Roma il ruolo che le spetta. Per questa ragione sono convinto che il dibattito di questi mesi sulle primarie del centrosinistra e sui possibili nomi da candidare, debba essere posticipato alla presentazione pubblica di un programma politico di rinascita della Capitale, che chiami a raccolta intellettuali, universitari, imprenditori, lavoratori del settore pubblico e privato, operatori del terzo settore, volontari laici e cattolici, politici e amministratori. Prima dei nomi, servono le idee. L’autunno sarà il tempo giusto per discutere di questo, senza prestare troppa attenzione ai destini personali, ma concentrandosi sul futuro collettivo che dobbiamo immaginare e costruire.