Le idiozie verbali di Matteo Salvini sono proprio come le ciliegie, una tira l’altra. Parafrasando un vecchio adagio popolare, il leader della Lega non sembra davvero conoscere limite o vergogna. L’immagine di Salvini che si ingozza di ciliegie mentre il governatore della Regione Veneto Luca Zaia parla di bambini deceduti a causa del cicrobacter a Borgo Trento, rappresenta l’ennesimo gesto di menefreghismo. Salvini assomiglia ad una caricatura grottesca di un personaggio immaginario. Mentre gira video dove mangia ciliegie per provocare i suoi detrattori, attacca sui social il cantante di colore Sergio Sylvestre, uno dei giovani più apprezzati nel panorama italiano. Decide di farlo dopo che il cantante ha sbagliato l’esecuzione dell’inno nazionale, appena prima del fischio di inizio della finale di Coppa Italia in uno stadio Olimpico fantasma e privo di pubblico, a causa delle misure precauzionali per il Covid-19. Senza girarci troppo intorno, Salvini sceglie come bersaglio Sergio perché lui ha la pelle nera ed ha cantato con il pugno chiuso. Salvini il “patriota nostrano” che mangia ciliegie mentre si sta parlando di bambini morti, predica contro un ragazzo di colore che sbaglia una performance artistica. Diciamoci la verità. Se non si stesse parlando di un politico, leader di uno schieramento in grado di giocarsi le prossime elezioni, uno così sarebbe una macchietta da irridere nei talk show. Al contrario il livello attuale della politica italiana gli consente di fare il leader e di inondare quotidianamente la rete di idiozie verbali. Quanta nostalgia ho per certe figure politiche del passato.
Siamo in un momento particolare, dove chi protesta se la prende con le statue dedicate a figure celebri della Storia. Negli Stati Uniti i manifestanti hanno distrutto le statue dedicate al presidente Thomas Jefferson, l’uomo che ha guidato gli Stati del Sud tra il 1861 e il 1865, durante la guerra di secessione e persino a Cristoforo Colombo. In Inghilterra ad essere bersagliato è stato il Memoriale dedicato a Winston Churchill. Anche a casa nostra qualche emulatore più pigro ha deciso di imbrattare di vernice rossa la statua dedicata al giornalista Indro Montanelli che si trova a Milano. Questa storia di buttare giù le statue o di imbrattarle è abbastanza ridicola e surreale. Si può legittimamente non essere d’accordo sulle azioni e sui comportamenti degli uomini rappresentati in quelle statue per carità. Si può persino contestare che vengano realizzate per ricordarli. Tuttavia demolirle dei monumenti non ha alcun senso, perché si rischia di diventare più simili ai talebani che nel marzo del 2001 distrussero i Buddha di Bamiyan, piuttosto che ai rivoluzionari giacobini. Ammesso che si desideri assomigliare anche ai secondi.
Di conseguenza sarebbe ora di finirla con questo teppismo mascherato da contestazione. Se si vuole davvero combattere le disuguaglianze e riequilibrare le ingiustizie bisogna fare politica e prendere decisioni che cambino la vita delle persone. Provengo da una generazione che le statue e i monumenti combatteva per erigerli, come la stele in memoria del giudice Mario Amato, ucciso dal terrorismo in III Municipio. Qui il comitato promotore che si occupa della commemorazione del giudice e la mia collega democratica Federica Rampini domani martedì 22 giugno alle ore 11 saranno ancora una volta in viale Jonio 272, per ricordare chi ha sacrificato la propria vita in nome dello Stato di diritto.
Venerdì 26 giugno sarà la volta di una bella manifestazione con Walter Veltroni, che presenterà il suo libro “Odiare l’odio”. È un’iniziativa promossa dal Partito Democratico del III Municipio e che sarà moderata da Paola Ilari, che ha ricoperto il ruolo di segretaria democratica nel III Municipio ai tempi della presidenza grillina di Roberta Capoccioni. A proposito della consigliera Roberta Capoccioni, ex Presidente del III Municipio, sfiduciata dalla sua stessa maggioranza e poi battuta alle elezioni da Giovanni Caudo, ci sono delle novità. La scorsa settimana si è dimessa da consigliera del III Municipio. Per Montesacro è la liberazione definitiva da un incubo. Dispiace invece per i cittadini del V Municipio, che secondo indiscrezioni giornalistiche la dovranno avere come assessore ai Lavori Pubblici nella giunta Boccuzzi. Se fosse tutto vero saremmo difronte all’ennesimo esempio di poltronificio al quale ci ha abituato l’amministrazione guidata da Virginia Raggi. Una consigliera si dimette dal municipio dove è stata eletta dai cittadini e mandata all’opposizione, per essere nominata assessore in un municipio, dove nessuno sa chi sia e nel quale tornerà ad amministrare male, anche se è stata sconfitta alle elezioni. Quelli che volevano cambiare tutto, in realtà volevano solo cambiare lavoro e farlo a spese dei cittadini.