Negli ultimi giorni gli Stati Uniti d’America si sono presi la scena mondiale per due questioni diametralmente opposte che hanno avuto il merito di mostrarci, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la fragilità delle nostre incrollabili certezze e al contempo l’incessante spinta verso la prossima evoluzione. L’omicidio dell’afro americano George Floyd, ucciso in diretta video da un poliziotto di Minneapolis ha dato inizio ad una serie di violenze che in breve tempo hanno contagiato Washington, Los Angeles e Philadelphia. Probabilmente abbiamo visto tutti le immagini della violenta reazione popolare all’accaduto; la troupe della Cnn arrestata in diretta mentre riprendeva gli avvenimenti; il social network Twitter che avvertiva gli americani del pericolo di istigazione all’odio celato nelle parole del Presidente Donald Trump. In questi giorni di follia, la democrazia americana si è trovata fragile dinnanzi ad un sopruso inaccettabile e la politica muscolare di Trump, tante volte brandita all’estero, ha mostrato il proprio volto reazionario anche in patria, dove per riprendere il controllo delle strade di Minneapolis sono dovuti intervenire 13 mila soldati della Guardia Nazionale. Il risultato della politica di Trump è stato quello di moltiplicare i conflitti anche in altre città, portando la ribellione fino a pochi metri dai cancelli della Casa Bianca in Lafayette Square, dove alcuni manifestanti sono riusciti ad appiccare un piccolo incendio. Nessun vero pericolo ovviamente, ma il gesto è stato sufficiente perché il Secret Service che protegge il presidente e la sua famiglia decidesse di spostare Donald e Melania nel bunker di emergenza sotto la Casa Bianca. Purtroppo quanto accaduto ha messo in evidenza come l’iniziale comprensibile protesta della comunità afro americana sia stata sabotata dall’infiltrazione di professionisti della guerriglia urbana. Insieme a questi black block del 2020 sono arrivati gli sciacallaggi e il teppismo più sfrenato, che ha penalizzato altri comuni cittadini. Alla già drammatica crisi economica provocata dal Covid-19 si sono aggiunte le scene di razzia e devastazione di negozi ed esercizi publici già sull’orlo del fallimento. L’omicidio di Floyd è diventato un detonatore della strisciante rabbia sociale, figlia della crisi e delle preoccupazioni per il futuro.
Proprio quel futuro che sempre gli Stati Uniti hanno provato a mostrarci con l’impresa storica della Crew Dragon, la navicella spaziale della società privata Space X del magnate Elon Musk. Sabato sera due astronauti americani sono partiti in mondo visione da Cape Canaveral ed hanno raggiunto nello spazio la stazione internazionale orbitante intorno alla Terra. È il primo viaggio privato nello spazio, la prima tappa dell’ambizioso progetto di Musk, che vuole portare la prima donna sulla Luna nel 2024 e costruire nei prossimi dieci anni una colonia umana su Marte. Musk non è un milionario comune. Ad otto anni aveva già letto tutta l’enciclopedia britannica. A trent’anni era già ricco e fondatore di diverse società quali PayPal, Space X e Tesla con la quale ha costruito le prime automobili elettriche. Il suo lavoro ha il merito di proiettare la nostra società verso nuove tecnologie, che promettono di rivoluzionare i nostri stili di vita, i nostri obiettivi, persino i nostri sogni. Come Steve Jobs ha profondamente cambiato il nostro rapporto fra vita reale e digitale, così Musk vuole portarci oltre i confini fisici della nostra terra.
A poche settimane dalla fine del lockdown e nel mezzo di una crisi economica e sociale planetaria, Elon Musk ha voluto lanciare il suo manifesto all’umanità. Il futuro non è soltanto qui sul Pianeta Terra, ma oltre il limite che immaginiamo. D’altronde l’umanità ha sempre cercato di superare le proprie fragilità, immaginando di poter trasformare quello che ci circonda. L’impresa di Musk prova a ricordarci che la storia non è assolutamente finita e che il nostro destino non è mai ineluttabile. Non esistono sistemi economici e sociali che non si possono cambiare. Non esistono energie che non si possono cambiare o rinnovare usando le conoscenze scientifiche. Non ci sono confini e limiti fisici entro i quali rinchiudere l’ingegno umano. Se il virus Covid-19 ci ha mostrato tutta la fragilità umana, la voglia di conquistare Marte di Elon Musk ci indica come la nostra specie trovi nelle maggiori difficoltà la spinta per la sua costante evoluzione. In sostanza la fragilità delle nostre certezze è anche la principale spinta alla nostra evoluzione. Un’evoluzione che sono certo continuerà incessante.