Quello che sta avvenendo a Roma ha davvero dell’incredibile. Da quando è iniziata la fase due dell’emergenza Covid-19 non è trascorso un giorno senza che la Sindaca Virginia Raggi abbia parlato pubblicamente del proprio futuro politico. Quando le hanno domandato cose stesse facendo per i bambini della capitale chiusi in casa da due mesi, lei ha risposto come molti le stessero chiedendo di ricandidarsi Sindaco di Roma e nel frattempo con il favore delle tenebre ha chiuso le aree ludiche della Capitale. Ogni volta che il gruppo Democratico in consiglio comunale ha avanzato dubbi sulla gestione dei buoni spesa per i cittadini più in difficoltà, la Raggi ha gonfiato il petto, raccontando ai giornalisti come i suoi consiglieri comunali più fedeli la implorassero di farle continuare il suo mandato, perché non farlo “sarebbe stato come come impedire a Michelangelo di completare la Cappella Sistina“. Parole e musica di un visionario consigliere capitolino di Ostia, municipio nel quale l’intervento più importante dell’amministrazione sono stati i chioschi bar a forma di anas. Grande risultato se paragonato alla consegna da parte del Campidoglio di appena 45 mila buoni spesa per i cittadini più in difficoltà, a fronte fortunatamente degli oltre 70 mila distribuiti dalla rete dei volontari romani. E ancora mentre il Partito Democratico ha presentato una delibera per chiedere agevolazioni e semplificazioni per consentire ai commercianti di ampliare le occupazioni di suolo pubblico, così da far rispettare le distanze fisiche, la Raggi ha trascorso questo tempo a polemizzare con i propri avversari politici interni, che giustamente le ricordano quotidianamente come la città non ne potesse più della sua cattiva amministrazione.
Stessa scena sulla proposta del Partito Democratico di Roma per non far pagare agli automobilisti romani le strisce blu durante la fase due dell’emergenza, così come accade a Torino e Milano. Nessuna risposta nel merito, se non il consiglio di prendere biciclette e monopattini elettrici. E così non solo le strisce blu sono tornate a pagamento, ma si faranno anche una ventina di metri di pista ciclabile persa nel nulla, ma capace di stravolgere la viabilità dell’intero quadrante San Giovanni. Un progetto peraltro mai discusso e condiviso con la cittadinanza e il municipio. Persino quando un intero consiglio municipale (24 consiglieri su 25) ha di comune accordo sfiduciato l’ennesima incapace Presidente del IV Municipio, il cui unico merito sembrava essere quello della fedeltà alla Sindaca, la Raggi non si è scomposta, finendo col nominare nel fine settimana l’ex minisindaca Della Casa sua collaboratrice per quel territorio. La realtà incontrovertibile è come Virginia Raggi ormai incarni sulla propria pelle il fallimento del sogno grillino dell’uno vale uno. Come ha giustamente fatto notare la presidente grillina del VII Municipio Monica Lozzi da sabato “uno vale quindici”, con buona pace di quanto rimasto della base grillina, ridotta ad un misero manipolo di tifosi, che sproloquiano sui social in cerca di posti sulle scialuppe di salvataggio.
A Roma il M5S non esiste ormai più da tempo e il cerchio magico intorno alla Sindaca sembra avere quale unico obiettivo quello di perpetuare se stesso, anche a discapito del benessere dei romani. Questa è la ragione per la quale negli ultimi giorni il destino di Virginia Raggi ha monopolizzato il dibattito a Roma, lasciando ai margini della discussione politica le profonde disuguaglianze che si sono ampliate in città. Parlare di cosa farà Virginia è servito almeno per qualche giorno a nascondere i problemi della Capitale. Ci sono caduti alcuni giornalisti che hanno dedicato molti articoli a questo falso problema e in parte ci siamo cascati anche noi che ci occupiamo di politica, costretti a smentire l’ovvio, ovvero che mai voteremo per la Sindaca peggiore dalla storia di Roma. Ho però la sensazione chiara che tutto questo non sia sfuggito ai romani, che nel 2021 daranno come di consuetudine lo sfratto a chi ha governato male, mettendo al centro se stesso invece che Roma. È successo dopo le esperienze negative con Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Accadrà anche alla Raggi e ai suoi tifosi. Parafrasando un motto grillino coniato da Beppe Grillo passato ormai di moda, “in Campidoglio non lo sanno, ma sono già morti”.