Oddio è lunedì #154 – trattare come il virus quelli che seminano odio e rancore

Questa mattina molti romani sono stati svegliati dal terremoto. Una magnitudo fortunatamente lieve, ma con epicentro a Fonte Nuova, piccolo Comune alle porte di Roma al confine con il III Municipio e la via Nomentana. Nessun danno a persone o cose fortunatamente, ma la sensazione forte che questo 2020 voglia proprio candidarsi ad annus horribilis. Ne è un esempio lampante una delle poche buone notizie arrivate dall’inizio dell’anno, ovvero la liberazione della cooperante internazionale Silvia Romano, rapita in Kenya nel novembre del 2018 da un gruppo terrorista. Una bella notizia per l’Italia si è incredibilmente e mostruosamente trasformata in una fonte di polemiche piuttosto surreali. Si è passati nel giro di pochi minuti dalla critica sull’entità del riscatto pagato ai terroristi, ai giudizi sulla scelta della Romano di convertirsi all’Islam durante la prigionia, fino alle illazioni scandalistiche su una sua presunta gravidanza. Ieri l’Italia si è spaccata irrimediabilmente in due. 

Da una parte c’era l’Italia commossa nell’abbraccio di una figlia con la propria famiglia; quell’Italia che davanti agli schermi applaudiva insieme ai tanti cittadini del quartiere Casoretto di Milano, vicini di casa e conoscenti della famiglia Romano. Dall’altra parte c’era l’Italia della rabbia e dell’incoerenza. Un’Italia che negli ultimi anni è stata nutrita con i titoli di “pseudo” giornali quali Libero, che costa al Paese circa 5,4 milioni di euro l’anno di finanziamento pubblico. Sicuramente di più di quanto sia stato l’eventuale riscatto di Silvia Romano. Molto meno di quanto sia costata all’Italia la cattiva gestione del finanziamento pubblico da parte della Lega. Tuttavia nessuno di quelli che ieri hanno scritto nefandezze sui propri profili social nei confronti di Silvia Romano, trova disgustoso che un Paese come il nostro possa buttare soldi pubblici per far veicolare notizie molto spesso false, invece che utilizzarli per combattere la crisi economia e sociale. Quegli italiani che ieri non sono stati capaci di gioire per la liberazione di una ragazza rapita in Kenya dai terroristi, rappresentano un’Italia che ha drammaticamente perduto la propria anima.

Ieri ho letto davvero troppi commenti di un’Italia malata, ben prima che arrivasse a minacciarci il Covid-19. Per questo oggi non ho nessuna voglia di essere indulgente e sarò invece tranchant. A cosa servono i sacrifici che stiamo facendo in questi mesi, se lasciamo il nostro Paese nelle mani di chi semina dubbi e sparge rabbia ed odio, usando impunemente i soldi di tutti per farlo? Davvero immaginiamo il futuro come quel luogo nel quale una ragazza italiana non dovrebbe essere salvata per via delle proprie scelte religiose? Mi piacerebbe riuscissimo tutti a compiere un colpo di reni. A partire dall’ordine dei giornalisti, che come giustamente ha fatto notare la giornalista di Report Giulia Presutti avrebbe tutti gli strumenti di legge per intervenire sui giornali spazzatura, a tutela di quei tanti giornalisti che quotidianamente lavorano rispettando la deontologia professionale. Per finire con ognuno di noi, ai quali spetta l’onere di decidere chi vogliamo nelle nostre vite e sulle nostre bacheche social, ormai proiezione virtuale delle nostre vite reali. Cominciamo ad isolare veramente quelli che seminano odio e rancore. Trattiamoli come faremmo con il virus. Distanziamento fisico, sociale e mascherina, per evitare che le loro parole d’odio contagino altri. Ne trarrebbe giovamento la nostra società. 

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