Oddio è lunedì #147 – ci salverà la scienza, ma una preghiera in più non può far male

Quelle che stiamo vivendo sono giornate difficili e al tempo stesso speciali. In pochi giorni ci siamo dovuti tutti abituare ad una nuova routine, diametralmente opposta al nostro stile di vita quotidiano. I tempi si sono dilatati, abbiamo più ore a disposizione da dedicare alle nostre passioni o semplicemente per fare cose che prima dovevamo eseguire di corsa. C’è più tempo per pensare e per parlare con chi ci è vicino o per chi ci è fisicamente lontano, ma grazie alla tecnologia rimane comunque a portata di click. In pochi giorni si sono moltiplicate le chat di lavoro e svago su Skype, whatsapp e zoom. Ogni giorno intere famiglie si affacciano alla finestra allo stesso orario per cantare e riscoprirsi tutti uniti nello stesso destino. In soli due giorni l’Italia è passata dallo scherno degli inglesi alle dichiarazioni di amicizia e amore di Cina e Stati Uniti. Questo perché gli italiani sono un popolo straordinariamente capace di soffrire e al tempo stesso di non perdere mai la speranza. Le luci alle finestre e le canzoni intonate dai balconi hanno fatto il giro del mondo e hanno piegato i biechi tentativi di descriverci come “untori o peggio ancora come insensibili alla guerra che stiamo combattendo. Come spesso ci è accaduto in passato, nel mondo occidentale siamo stati i primi a fare la scelta giusta e più dolorosa, quella di rinunciare alla nostra libertà di movimento per tutelare la salute di tutte le persone, senza distinzione di età. Ognuno di noi ha accettato di restare a casa per tutelare se stesso, le persone che ama e l’intera comunità del nostro Paese. Quello che stiamo compiendo è uno sforzo enorme, perchè se è vera la battuta che circola sul fatto che ai nostri nonni fu chiesto di andare in guerra, mentre a noi di rimanere sul divano, è pur sempre difficile rinunciare alle nostre libertà individuali. Per questo dobbiamo essere indulgenti con quelli di noi che ci hanno messo un po’ più di tempo a capirlo. 

D’altronde l’Europa e gli Stati Uniti ci stanno mettendo molto di più, nonostante cominci ad essere evidente a tutti come il contenimento e la mitigazione siano le uniche opzioni valide per combattere il virus Covid-19, in attesa che la comunità scientifica trovi una cura o un vaccino. Il contenimento si assicura che tutti i casi siano identificati, controllati e isolati. È quello che hanno saputo fare in Cina e a Taiwan con metodi difficilmente replicabili nelle democrazie occidentali. La mitigazione richiede invece un forte isolamento sociale volontario, poiché le persone devono restare a casa per ridurre la velocità di trasmissione del virus, costringendolo ad estinguersi per mancanza di nuove persone da infettare. Più queste misure di blocco sono rigorose, meno tempo è necessario mantenerle. Nel mondo occidentale l’Italia con grande coraggio ha scelto questo approccio, aderendo ai risultati dei primi studi della comunità scientifica. Per chi volesse approfondire questo argomento suggerisco lo studio pubblicato giovedì scorso dal professor Thomas Pueyo (clicca qui), che attraverso un modello matematico di stima induttiva spiega lucidamente le ragioni per le quali i governi dovrebbero agire tutti come hanno già fatto la Cina e l’Italia. 

In queste ore il Governo sta per emanare il decreto da circa 25 miliardi di euro, che contiene le prime misure economiche di sostegno per milioni di persone. Il testo ufficiale sarà pubblicato nelle prossime ore sul sito della Presidenza del Consiglio e come capita in questi giorni lo invierò alle persone che si sono iscritte alla mailing list del blog. La scelta di fermare il Paese è stata la più corretta dal punto di vista socio-sanitario e dovrà essere accompagnata da una serie di misure strutturali di sostengo e rilancio dell’economia. In queste prime settimane si tratterà di sostenere i redditi colpiti dal blocco del Paese, per il prossimo futuro bisognerà anche rilanciare l’economia. Il pensiero che queste scelte così difficili spetteranno al nostro Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri mi regala quell’ottimismo della ragione di cui tanto abbiamo bisogno in questo momento complicato. Voglio chiudere con poche righe di commento sull’uscita di ieri di Papa Francesco per le strade di Roma. Ho letto su molti post che il Papa se ne sarebbe andato a passeggio per le strade della città, violando le regole. Non credo sia così. Come molti italiani che continuano ad uscire di casa per andare a lavorare per garantire servizi essenziali come i nostri ospedali, la nostra sicurezza, il nostro approvvigionamento di cibo, medicine, beni di prima necessità, la raccolta dei rifiuti, il funzionamento della rete elettrica e delle nostre connessioni internet, così il Papa sta continuando a fare il proprio lavoro. Ieri era in pellegrinaggio verso San Marcello al Corso, dove si conserva un antico crocifisso in legno risalente al XV secolo, che sopravvisse ad un incendio e si dice abbia salvato la città dalla peste. Pur rimanendo convinto che sarà la scienza a salvarci, penso che una preghiera in più non possa certo far male.

Altri articoli