Impossibile non cominciare con le parole scritte di #Francesco, che chiede perdono per le vittime dei preti pedofili. Nella prefazione al libro “La perdono, padre“, scritto da Daniel Pittet, vittima per quattro anni di abusi da parte di un sacerdote, il Papa cancella con l’inchiostro il silenzio secolare del Vaticano e si dice felice di “scoprire a che punto il male possa entrare nel cuore di un servitore della Chiesa“. Sono gli atti concreti della rivoluzione francescana, che smantella mattone su mattone il muro di omertà e silenzi eretto dagli ambienti più conservatori della Chiesa. Non si può prevedere se Francesco riuscirà a recuperare vocazioni e fedeli con i suoi gesti, certamente però, contribuisce ad erigere una società migliore fondata sul disvelamento della verità. Soltanto in una società malata come la nostra, avremmo potuto vedere dei manifesti contro questo Papa a Roma.
Pieno sostegno anche all’iniziativa della Presidente della Camera Laura #Boldrini, che ha scritto al fondatore di facebook Mark #Zuckerberg. La Boldrini ha perfettamente ragione, basterebbe leggere i fiumi di insulti che riceve ogni giorno Selvaggia #Lucarelli per rendersi conto della degenerazione del problema. C’è da essere seriamente preoccupati per il dilagare dell’odio nella discussione pubblica. E’ un fenomeno che certamente non è causato dai social network, che tuttavia rappresentano un amplificatore enorme ed un veicolo di diffusione potenzialmente universale. Esistono gruppi chiusi e organizzati, ma aperti anche ai giovanissimi, in cui quotidianamente si inneggia all’odio, alla violenza sessista, alla discriminazione sessuale, razziale e religiosa. Ci sono pagine che si augurano il ritorno dei regimi dittatoriali e quelle che fanno proseliti per l’eversione e il terrorismo. I social non sono assolutamente in grado di arginare questo odio sociale crescente e chi li gestisce non si sente nemmeno obbligato a farlo.
Soltanto il 28% dei contenuti segnalati come discriminatori o razzisti, infatti, viene cancellato. Più spesso si consiglia semplicemente di bannare chi ci procura fastidio con i suoi insulti. Come se tenerlo lontano dagli occhi, fosse sufficiente a limitarne i danni sociali e psicologici. E’ un pò come se consigliassimo ad una vittima di stalking, semplicemente di non rispondere al telefono del suo persecutore. Basterebbe? La verità è che si sta registrando un pericoloso aumento degli “incontinenti da tastiera”, anche fra figure istituzionali più o meno conosciute, che celano dietro agli insulti contro le donne o a chi non la pensa allo stesso modo, le proprie incapacità nell’affrontare i problemi che sono chiamati a risolvere. Certamente così non si può più andare avanti. La libertà di opinione e di espressione non può ledere i diritti e l’onorabilità delle altre persone. Per questa ragione esiste il diritto, che serve a tutelare soprattutto i più deboli e coloro che rispettano le regole. L’auspicio è che i social vengano rapidamente regolati dal diritto, così come avviene per le altre attività della nostra vita. E’ una questione vitale per la democrazia e per il rispetto fra le persone.
In questo senso mi è sembrato particolarmente grave e svilente il titolo del quotidiano “Libero” dedicato alla Sindaca di Roma Virginia Raggi. La Raggi può e deve essere criticata per aver bloccato la Capitale. Le si deve chiedere conto delle tante scelte sbagliate in tema di collaboratori e politiche di rilancio della città. Non deve avere sconti su temi etici importanti quali l’onestà, l’imparzialità e la libertà nella proprie decisioni politiche. Ma non può e non deve essere colpita per il fatto di essere una donna o per le proprie scelte di vita personale. E’ una barbarie politica. Sono convinto che la Sindaca denuncerà il giornale ed avrà ragione della proprio onorabilità. Si mettano anche tutti gli altri cittadini nelle condizioni di poter denunciare chi li calunnia quotidianamente, sia che questo avvenga sui giornali che su qualsiasi altro mezzo di comunicazione di massa.
Oggi si riunisce la direzione nazionale del Partito Democratico. Sarà uno snodo decisivo per il Pd e per la legislatura. Probabilmente dalle decisioni di stasera capiremo meglio con quale legge elettorale e quando torneremo al voto. Rimango convinto, come lo ero all’indomani del referendum, della necessità di un congresso democratico che individui il nuovo gruppo dirigente che dovrà portarci al voto il prima possibile. Continuo a sostenere che l’alternativa migliore per il Paese sia Matteo Renzi. Ci sono molti altri che la pensano diversamente e ne sono consapevole. Taluni lo fanno per difendere postazioni personali, alcuni ne sono sinceramente convinti, altri ancora vogliono semplicemente poter dire “l’avevo detto“. Ci sono anche i nostalgici che vogliono distruggere tutto e tornare alla Prima Repubblica, dove con un due per cento si potevano ottenere ministeri e posti di potere. Anche in questo caso la battaglia sarà campale. Da parte mia non potrò che sostenere chi mi ha resituito l’orgoglio di essere democratico. Chi ha preso un partito incapace di eleggere a Presidente della Repubblica Romano Prodi e che poco dopo ha eletto Sergio Mattarella, con buona pace di Silvio Berlusconi. Chi ha governato per oltre 1.000 giorni questo Paese, lasciandolo in condizioni migliori di quando lo aveva ereditato. Non potrà che stare con chi ha varato leggi sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione, che questo Paese aspettava da oltre quindici anni. Stiamo entrando nella seconda fase della #rottamazione. Quella che prescinde dall’età e che dovrà selezionare la nuova classe dirigente sul merito e la praparazione. L’Italia non ci chiede di discutere sui giornali delle singole posizioni interne al Partito Democratico o peggio delle inchieste che riguardano il M5S. Gli italiani ci chiedono di proporre soluzioni che risolvano i loro problemi quotidiani.
Per Roma vale lo stesso discorso. Mercoledì ad Eataly abbiamo discusso, insieme con Valeria Baglio, Erica Battaglia, Roberto Fera, Paola Ilari, Estella Marino, Andrea Sgrulletti, Giovanni Zannola e tanti altri amici che sono intervenuti nel dibattito, il documento “Rigenerare il Pd. Trasformare Roma” (clicca qui). E’ un contributo programmatico per arrivare al congresso con una piattaforma politica condivisa, che possa ricostruire una comunità di persone solidali. Per vedere e ascoltare gli interventi al dibattito (clicca qui). In sintesi, abbiamo chiesto scusa ai romani per i nostri errori ed abbiamo ricordato come il commissariamento sia stata la medicina dolorosa per un partito profondamente malato, nel quale al merito e alle capacità si preferiva la fedeltà.
Abbiamo scelto come simbolo una farfalla, perchè per troppo tempo il Partito Democratico di Roma ha tarpato le ali alle tante energie che avrebbero voluto contribuire alla trasformazione della nostra città. C’è una teoria affascinante di cui forse tutti abbiamo sentito parlare per via di libri e film. E’ il cosiddetto effetto farfalla. In una conferenza scientifica del 1972 si ragionava sulla possibilità che il batter d’ali di una farfalla in Brasile, potesse provocare un tornado in Texas. Nella sostanza, quindi, se una singola azione possa determinare imprevedibilmente il futuro collettivo di una comunità. Per quanto ci riguarda siamo convinti di si. Le nostre azioni, le nostre parole, le buone pratiche, l’elaborazione dei contenuti prima della scelta delle leadership, rappresentano quel cambio di paradigma che deve spingerci oltre i limiti del populismo.
Per sconfiggere il M5S e le destre, è necessario l’impegno di ognuno di noi. Tutti stiamo provando sulla nostra pelle cosa voglia dire essere governati da persone impreparate e incapaci. Il Partito Democratico deve farsi trovare pronto con una classe politica, certamente onesta, ma soprattuto formata e preparata per affrontare la sfida del governo della città e per tornare a rappresentare quel modello politico di cui anche il Paese ha bisogno. Per dirla come i grillini, siamo fortemente convinti che a tornare di moda sarà il merito. E noi dobbiamo essere i primi a praticarlo, se vogliamo convincere i cittadini delle nostre intenzioni.
Per questa ragione sono molto orgoglioso dei risultati del seminario “Legalità e Trasparenza”, organizzato dal forum legalità del Pd Roma, che si è concluso sabato alla presenza del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, del Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini, del Presidente del gruppo del Partito Democratico al Senato Luigi Zanda e dei consiglieri regionali Baldassarre Favara e Teresa Petrangoli. Sono state quattro settimane davvero belle e intense, durante le quali abbiamo ascoltato interventi e lezioni molto interessanti. Mi fa piacere ringraziare tutti i relatori, in particolare Alfonso Sabella, Gianpiero Cioffredi, Francesco Saverio De Maria e Federica Angeli e tutti i docenti e gli ospiti che si sono occupati di approfondire le tematiche sulla trasparenza, il diritto di accesso agli atti, le normative sulla prevenzione della corruzione e la lotta alla criminalità organizzata. Il lavoro del forum continuerà con iniziative nei vari municipi, che potrete seguire nel blog www.forumlegalitapd.it. Nel frattempo venerdì 17 febbraio alle ore 10.00 vi aspettiamo al convegno sul “Terrorismo internazionale e i processi migratori“, che si terrà presso la Sala Salvadori alla Camera dei Deputati (via uffici del vicario 21).
p.s. del Festival di Sanremo sono riuscito a vedere soltanto sabato sera la canzone “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani. Ho fatto un commento con gli amici con cui mi trovavo, dicendo che non mi sembrava una gran canzone. Infatti ha vinto…