Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Alle soglie del 2020 in tutto il mondo le donne sono vittime. Lo sono in Cile, dove al barbaro assassinio politico di Daniela Carrasco, l’artista di strada nota come «el Mimo» trovata impiccata alla periferia di Santiago – «violentata, torturata e assassinata», ha fatto seguito un altro delitto, quello della 38enne Albertina Martínez Burgos, fotografa e assistente alle luci della rete televisiva Megavisión, trovata assassinata nel suo appartamento nella capitale con segni di percosse e di pugnalate. Lo sono nel nostro Paese, dove anche ieri una donna di trent’anni è stata uccisa a coltellate nel palermitano dal suo amante, un imprenditore di 50 anni sposato, con cui la vittima aveva una relazione da più di un anno e dalla quale aspettava un figlio. L’ultimo report diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore“, con i dati aggiornati al 2019, parla di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. Vittime italiane in altissima percentuale (l’80,2 per cento dei casi) con carnefici italiani nel 74 per cento dei casi. Non c’è distinzione di latitudine, l’aumento di vittime di reato di sesso femminile è lo stesso in Piemonte come in Sicilia. Insomma la violenza maschile è uguale dappertutto. Nell’82 per cento dei casi – raccontano i dati diffusi dalla Polizia di Stato – chi fa violenza su una donna ha le chiavi di casa. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali e a tutti i ceti economici. Nel 2019, il 34 per cento delle vittime di omicidio è donna e in sei casi su dieci l’assassino è il partner o l’ex partner. A fronte di una diminuzione del 50% di delitti in cui la vittima è un uomo, i dati sulle donne rimangono gli stessi. Significa che nonostante si denunci di più e le normative siano più repressive, questo non influisce sulla decisione di alcuni uomini di uccidere una donna. È una barbarie che da uomo mi fa vergognare e che chiama in causa ognuno di noi. Soprattutto perché le statistiche dimostrano come il fenomeno sia diffuso all’interno delle famiglie ed è quindi lì che si deve agire, senza banalizzare o normalizzare i primi episodi di maltrattamento o violenza di cui si può venire a conoscenza. La violenza resta il retaggio più animalesco della cultura patriarcale e maschilista, che non scompare nonostante le conquiste sociali, culturali e legislative. Per questo la battaglia è ancora lunga e deve essere combattuta assieme da donne e uomini che questo retaggio sono disposti a cancellarlo con i propri comportamenti quotidiani. Oggi ho dedicato queste righe ad un solo argomento, perché ritengo che sia uno dei più importanti per l’evoluzione dell’umanità. Combattere la violenza sulle donne è un tema globale e non bastano le parole o le giornate internazionali, serve un cambio di paradigma radicale. Per farlo serve che sia la priorità di chiunque si occupi di politica.

Un partito democratico unito è il cambiamento
Cari Democratici e Democratiche, ho avuto modo di leggere in questi giorni diverse relazioni, note, pensieri sul Partito Democratico e sulla situazione locale del IV