Nel fine settimana della Leopolda di Matteo Renzi a Firenze e della manifestazione della Lega di Matteo Salvini a Roma, il Partito Democratico cittadino e il gruppo capitolino sono stati protagonisti di una dura battaglia di opposizione per salvaguardare il lavoro dei dipendenti di Roma Metropolitane, la società che svolge per conto di Roma Capitale tutte le funzioni connesse alla realizzazione, ampliamento, prolungamento e ammodernamento delle linee metropolitane della Città di Roma. Mentre Italia Viva e la Lega sono già concentrate sulle rispettive campagne elettorali, il Partito Democratico non si rassegna ad assistere alla chiusura per fallimento della Capitale d’Italia. Durante il fine settimana siamo stati nelle piazze della città con eletti, iscritti e simpatizzanti per raccogliere il malcontento dei romani nei confronti della Sindaca Virginia Raggi. La peggior Sindaca di sempre dovrebbe dimettersi se avesse un minimo di dignità politica. Al contrario continua imperterrita l’opera di demolizione della città: dopo aver portato i libri di Atac in tribunale, aver condotto sull’orlo del baratro l’Ama (cambiando ben sei consigli d’amministrazione in tre anni), aver fermato lo sviluppo economico di Roma, contribuendo alla fuga verso il nord di tante grande aziende, adesso ha deciso di liquidare l’azienda che progetta l’ampliamento del trasporto pubblico. L’obiettivo è uno soltanto: paralizzare Roma per avvelenare i pozzi e consegnare a chi verrà dopo di lei una città in disgrazia. Dobbiamo impedirlo e se è vero che le dimissioni della Raggi possiamo soltanto chiederle, come stanno facendo anche altre forze politiche, ma non ottenerle, quello che possiamo garantire invece è un opposizione ferma e senza sconti in Aula Giulio Cesare e in città, mostrando la differenza di risultati nei municipi dove invece siamo al governo.
In questi giorni assisto al travaglio personale di tanti amici che stimo per le conseguenze della scissione voluta da Matteo Renzi. A tutti loro mi sento di ricordare quella verità che tutti a giro si dimenticano, ovvero che il Partito Democratico è rimasto l’unico argine al populismo e alla destra non certo per le azioni dei suoi leader nazionali pro tempore, ma per la continuità dell’impegno silenzioso dei suoi iscritti, militanti ed elettori. Quelli che trovi nelle sezioni, a volantinare nelle piazze e molto di rado immortalati sulle foto delle convention politiche. Sono quelle milioni di persone i veri azionisti del Partito Democratico.