C’erano una volta Caino ed Abele, i figli di Adamo ed Eva. La storia la conosciamo tutti. Per la Bibbia Caino rappresenta il primo essere umano generato, mentre Abele, ucciso per mano del fratello, è divenuto la prima vittima martirizzata dell’umanità. Di conseguenza Caino è assurto di diritto al ruolo di primogenitore del male. In questi giorni il nostro Caino ha assunto le sembianze di un giovanissimo americano in vacanza in un lussuoso albergo del quartiere Prati a Roma. Insieme con un suo amico, questi due criminali dall’accento anglosassone hanno ucciso un giovane carabiniere in servizio, spostato da poco più di un mese. Una tragedia che ha scosso il Paese, le forze armate, le loro famiglie e tutte le persone perbene che riconoscono nel sacrificio delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine uno dei pilastri della nostra democrazia. Nei giorni del lutto si sarebbe dovuto fare silenzio per rispetto della famiglia di chi ha perso la vita nel compimento del proprio dovere. La politica avrebbe dovuto ringraziare le forze dell’ordine ed agire concretamente per metterle nelle condizioni di fare meglio il proprio lavoro, aumentando gli stipendi di chi ogni giorno rischia la vita e migliorando le dotazioni dei nostri corpi di polizia. Al contrario abbiamo assistito attoniti ad una vergogna nazionale, tra esponenti di destra che se la prendevano con i migranti, il Ministro degli Interni che invocava pene assenti dal nostro codice penale e i soliti grillini nel mezzo a giustificare qualsiasi esagerazione nel nome di una presunta sete di vendetta. In pochi giorni l’onore di un carabiniere ucciso è stato calpestato e strumentalizzato da chi usa i morti per propaganda politica, con l’obiettivo di aizzare l’odio contro qualsiasi minoranza.
L’Italia è rimasta ostaggio per ore dell’algoritmo dell’odio, che aveva già avviato una campagna di disinformazione social contro i presunti criminali (sempre immigrati), colpevoli di aver ucciso un italiano perbene. Tuttavia anche gli algoritmi più intelligenti nulla possono contro la forza dirompente della verità e della realtà, e così in poche ore si è assistito ad un ribaltamento della comunicazione, che ha mostrato per qualche momento cosa si celi veramente dentro la Matrix social in cui ci hanno costretto a vivere. Per un breve momento abbiamo potuto guardare dentro gli occhio della bestia e chi ha voluto davvero vedere non può non aver capito come i social siano diventati una prigione asfittica, capace di manipolare le nostre opinioni, i nostri desideri, persino le nostre abitudini di acquisto, orientandoci ormai anche nel nostro voto. Il sacrificio del vicebrigatiere Mario Cerciello Rega per me non sarà ricordato solo come l’ennesimo sacrificio di chi ogni giorno cerca di garantire la nostra sicurezza per un migliaio di euro al mese, ma anche come l’uomo la cui morte ha smascherato il sistema criminale di comunicazione che viene utilizzato per manipolare le nostre coscienze ed orientare il nostro voto.
Questa storia tragica sta avendo una coda ancora più terribile ed è giusto che lo Stato si difenda dai propri nemici, siano essi esterni che interni. Ieri è stata pubblicata una foto agghiacciante che ritrae uno dei due criminali ammanettato e bendato durante un interrogatorio. Non può esserci crimine, per grave che sia, che giustifichi la violazione dei diritti degli arrestati. Persino i nazisti hanno avuto la loro Norimberga. Chiedere il rispetto di Caino, non significa certo non essere addolorati e arrabbiati per l’atroce omicidio di Abele. Lo Stato di diritto deve tuttavia garantire sempre il rispetto delle regole. Lo Stato Democratico non può mai essere vendicativo, i suoi esponenti istituzionali non possono lasciarsi andare a sfoghi emozionali che giustifichino la violazione delle garanzie costituzionali. Non si difende il Caino di turno, che mi auguro riceva la pena più dura prevista dal nostro codice penale, ma lo Stato di diritto senza il quale i nostri diritti un domani potrebbero essere violati da chiunque. Per questa ragione le parole del Ministro dell’Interno Salvini sono gravissime e rappresentano, prima ancora di tutte le vicende che lo vedono coinvolto, la principale ragione per chiederne le immediate dimissioni. Proprio lui che usa il crocifisso con fastidiosa blasfemia dovrebbe essere il primo a sapere come nella Bibbia Dio intimi: “chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!”, arrivando ad imporre su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato. Matteo Salvini è consapevole di mentire agli italiani per opportunismo politico. Dopo questa vicenda gli italiani che sostengono la sua politica d’odio non hanno più scuse, perché la Matrix virtuale si è svelata per qualche ora e abbiamo tutti potuto guardare dentro la bestia. Adesso spetta ad ognuno di noi decidere in coscienza da che parte stare.