C’è uno spettro che si aggira per il mondo ed è l’ignoranza grazie alla quale personaggi senza scrupoli seminano sentimenti di odio e intolleranza verso i più deboli, colpevoli di non voler proprio accettare il proprio destino infame che li vorrebbe morti a casa loro, senza disturbare troppo le nostre comode vite. Infatti che palle essere obbligati a vedere le immagini di una nave come la Sea watch, ancorata a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa e bloccata per giorni dal Ministro degli interni Matteo Salvini a causa del proprio carico di disperati. Sono ormai mesi che Salvini prende in giro tutti sull’immigrazione e in questi giorni si è spinto a definire criminale il comportamento della Capitana tedesca Carola Rackete, rendendola oggetto di irripetibili insulti da parte di quegli italiani e quelle italiane che non sanno un tubo di trattati internazionali, leggi del mare, dichiarazioni dei diritti dell’uomo e leggi penali. Esistono italiani da bar che commentano il futuro delle vite altrui e il destino di donne e uomini disperati, come se questi fossero i personaggi di una serie televisiva e non persone in carne ed ossa. La maggior parte di queste persone non sanno minimamente cosa imponga al nostro Paese il trattato di Dublino, sottoscritto da Silvio Berlusconi quando Matteo Salvini era parlamentare europeo. Non conoscono le pericolose condizioni politiche di Paesi come la Libia, uno dei luoghi da cui provengono i migranti. Ignorano completamente il fatto che mentre sui social il loro “capitano” leghista esorta all’odio contro una donna semplicemente colpevole di aver salvato delle vite umane, centinaia di altri migranti sbarcano quotidianamente a Lampedusa su imbarcazioni di fortuna. Occhio non vede, cuore non duole. È l’Italia che ignora e sfoga la propria frustrazione contro gli ultimi, perché vorrebbe tanto avere i privilegi di quei politici che dice di odiare. Fra qualche giorno molti di questi leoni da tastiera non si ricorderanno più della capitana Carola, così come si sono già dimenticati (fortunatamente) della piccola Greta, oltraggiata e offesa soltanto perché ci richiamava al nostro dovere di tutelare il nostro pianeta. Sono italiani arrabbiati, presi in giro da chi dice di volerli difendere.
In questi ultimi tempi il nostro Paese sembra aver perso la propria anima e si è riscoperto spaccato fra chi era impegnato a raccogliere fondi per sostenere le spese legali del processo alla capitana della Sea watch e chi al contrario era intento a seminare odio sui social e nei bar. Due Italie ormai incompatibili che costringeranno ognuno di noi a scegliere da che parte stare. Per quanto mi riguarda non ho dubbi. Starò sempre al fianco di una donna che ha barattato la propria libertà personale e che subirà un processo, perché con coraggio ha anteposto 42 vite di persone sconosciute al proprio egoismo. Carola è l’ennesimo esempio positivo di come potrebbe essere il mondo se tutti facessimo la cosa giusta, anche quando questo si scontra con leggi sbagliate. Hanno fatto bene di conseguenza alcuni parlamentari ad andare fin sulla nave per rappresentare l’Italia delle persone perbene. A Matteo Orfini, Graziano Del Rio e a tutti gli altri deputati deve andare il nostro ringraziamento per averci consentito di stare su quella nave e per aver contribuito a spingerla in porto. Sulla questione legale deciderà un tribunale, ma sono convinto che il rispetto dei trattati internazionali sarà preminente rispetto alla violazione di una legislazione nazionale palesemente sbagliata. Accetto scommesse su questo esito.
Quando penso a quello che sta accadendo in questi mesi, mi torna alla mente quando a scuola studiavamo il fascismo, il nazismo, i campi di sterminio e ci domandavamo perplessi le ragioni per le quali nessuno si opponesse a quelle barbarie. Allo stesso modo mi ritrovo oggi a chiedermi cosa ognuno di noi stia facendo di concreto, mentre proprio ora migliaia di persone muoiono in mare o nel tentativo di attraversare i muri innalzati da animali. Non si tratta di restare umani. È in gioco l’eterna battaglia fra i mostri e gli uomini. Pensavamo di aver superato la notte oscura prodotta dal sonno della ragione e invece siamo ancora qui, a combattere per salvare le vite di uomini e donne, che qualcuno considera inferiori e con meno diritti rispetto ad altri. Oggi non abbiamo più soltanto il dovere di ricordare il sacrificio di chi in passato ha lottato per la nostra libertà, ci spetta anche l’onere di scegliere da che parte stare e di agire concretamente di conseguenza, lavorando prima di tutto in Europa per migliorare i trattati e rendere l’immigrazione una risorsa per quei Paesi come il nostro che si trovano in prima linea. A questo serve la politica e la democrazia, senza le quali tornano i mostri.