Questo fine settimana sono stato in Turchia ad Istanbul, dove ho partecipato agli ultimi comizi della campagna elettorale per la ripetizione del voto per l’elezione del Sindaco della città, dopo il controverso annullamento della vittoria del candidato dell’opposizione Ekrem Imamoglu. Il 31 marzo scorso il leader del laico partito popolare repubblicano, sostenuto anche da altri partiti dell’opposizione, aveva già vinto di quasi 14 mila preferenze, una manciata di voti in una città di 15 milioni di abitanti. Le elezioni, tuttavia, erano state annullate dalla commissione elettorale suprema della Turchia, che aveva accolto i ricorsi del candidato ed ex premier Binali Yildirim, fedelissimo del Presidente Erdogan, il cui partito Akp governava la città da ventidue anni. Da ieri la Turchia non sarà più come prima grazie alla netta vittoria di Imamoglu. Dopo una campagna elettorale straordinariamente partecipata, con comizi che si sono tenuti piazza per piazza, ieri sera la festa è esplosa per le strade della città. La seconda vittoria in pochi mesi del leader dell’opposizione rappresenta un colpo durissimo per le ambizioni di Erdogan, soprattutto perché viene ottenuta da Imamoglu con 9 punti di scarto e una percentuale di votanti pari all’80%.
Non è possibile descrivere fino in fondo il clima di passione che ho vissuto in questa tre giorni politica ad Istanbul. Certamente mi sono ritrovato a prendere appunti su una campagna elettorale per le amministrative molto ben organizzata, capace di mobilitare il popolo grazie ai suoi slogan e ai comizi del suo leader. Ho avuto la fortuna di vedere con i miei occhi come la passione civile possa mobilitare migliaia di cittadini e come grazie alla politica si possa accendere nelle persone la luce della speranza per un futuro migliore. “Her Sey Çok Güzel Olacak” è lo slogan intonato in queste settimane dalle migliaia di sostenitori di Imamoglu. Significa: “sarà tutto bellissimo”. E vi assicuro che non c’entra assolutamente nulla con quel “è tutto bello, bello, bellissimo” che sentimmo pronunciare qualche anno fa dall’allora neo Sindaca di Roma Virginia Raggi. Imamoglu ha adottato un linguaggio più dolce e umano, sottraendosi allo scontro con gli avversari e dedicandosi principalmente alla propria visione della città. Non ha inseguito i suoi competitor, più ricchi e potenti di lui, ma si è rivolto direttamente ai cittadini, cercando di rassicurarli per accompagnarli verso il cambiamento. Ha creduto di poter vincere coinvolgendo direttamente le persone, a prescindere dalla loro ideologia, dimostrando loro come la diversità potesse essere un segno di forza e non di debolezza. Si è sempre detto che chi governi Istanbul, governi l’intera Turchia. L’auspicio è che questa vittoria possa segnare una nuova fase storica per questo Paese.
Sono tornato a Roma con la rinnovata consapevolezza che la politica sia in grado di raggiungere risultati inimmaginabili. Non si diventa Sindaco di Istanbul due volte in pochi mesi per caso, perché quasi mai la politica è casualità. Per vincere le elezioni e poi soprattutto per governare bene ci vogliono capacità, preparazione e tanto studio. Per questa ragione è fondamentale preparare per tempo le elezioni primarie per la scelta del candidato Sindaco di Roma e costruire una coalizione di centrosinistra che avvii immediatamente un’opposizione di proposta all’ormai moribonda amministrazione Raggi e sappia rappresentare un’alternativa credibile alla destra di Salvini e Meloni. Proprio in questa direzione abbiamo presentato alla direzione romana del Pd un ordine del giorno (poi accolto) per chiedere la convocazione delle primarie nella primavera del 2020, sulla base di un programma comune che la coalizione dovrebbe definire già da settembre. Non abbiamo più tempo per giochetti o schermaglie tattiche. Proprio per questa ragione la vicenda che in queste ore ha scosso il terzo municipio non mi ha convinto per niente.
In democrazia non si dovrebbero mai usare le piazze per risolvere questioni politiche con i propri alleati di governo. La politica è un’altra cosa. Si devono ottenere i voti sulle proprie idee e proposte dentro le aule consiliari, dove è necessario essere capaci di convincere sulla politica, attraverso la mediazione, dei consiglieri eletti direttamente dai cittadini. Si è fatta volutamente molta confusione ed è necessario fare chiarezza. Modificare un qualsivoglia atto portato in aula consiliare, anche se presentato dal Presidente del municipio o da un suo assessore, è prerogativa indiscutibile di qualsiasi consigliere eletto democraticamente. Non è lesa maestà, non è nemmeno un atto ostile, ma semplicemente il lavoro di chi viene eletto a rappresentare i cittadini nelle Istituzioni. Chi pensa di raccontare che questo diritto sia un’altra cosa non conosce il funzionamento delle Istituzioni e confonde i cittadini. Allo stesso tempo voler migliorare una proposta non significa in alcun modo mettere in discussione una maggioranza o voler far cadere un Presidente.
Chi mi conosce sa molto bene che non mi sottraggo dal confronto politico, anche quando potrebbe essere conveniente farlo per ragioni tattiche. Per questo motivo sento il dovere di stare dalla parte dei consiglieri democratici del
III municipio e di scriverlo chiaramente. Persone che stimo e difendo sempre per il loro lavoro quotidiano e per quanto fanno nelle commissioni e in consiglio ogni giorno. Mi spiace davvero ma non mi confino nel silenzio, mentre altri vorrebbero far passare compagni come Yuri Bugli e Christian Giorgio come traditori che votano con la destra. Quello che è accaduto in III municipio è esattamente il contrario, ovvero che la maggioranza di centrosinistra in consiglio è riuscita a far approvare anche alle opposizioni l’istituzione della casa dei diritti e delle differenze Carla Zappelli Verbano. Soltanto a quei pochi che non conoscono la storia di Carla e Valerio Verbano a Roma può sfuggire la portata simbolica di questo voto. La verità è sempre semplice quando non è oscurata da una cortina fumogena. E la verità è che la notizia degli ultimi giorni non sarebbe dovuta essere la diatriba interna su un emendamento innocuo e ai più incomprensibile, ma il voto bipartisan e di tutte le forze politiche sulla memoria ormai condivisa rappresentata dalla storia politica e umana di Carla e Valerio, che da oggi diventa patrimonio collettivo di tutta Roma. In politica ci si schiera, sempre. Ed io sto dalla parte dei consiglieri democratici del III municipio.