In Italia c’è un politico che emana editti contro associazioni non governative e deputati, colpevoli secondo lui di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È lo stesso accusato dal tribunale dei ministri per aver abusato dei propri poteri, volando le convenzioni internazionali e privando della loro libertà i 174 migranti costretti per giorni a restare a bordo della Diciotti. A ben ricordare è lo stesso uomo che se ne stava silente e ben pagato a Bruxelles, mentre la Lega guidata da Umberto Bossi sottoscriveva i trattati internazionali sull’immigrazione, sottraendo al contempo risorse pubbliche all’Italia per investirle in diamanti. Era l’idea leghista dell’aiutiamoli a casa loro, speculandoci noi.
Sono ben consapevole di come Matteo Salvini possa apparire una figura difficile da prendere davvero sul serio. Le felpe improbabili, la panza nuda sempre in bella mostra, la cravatta verde indosso mentre se ne sta sdraiato nel lettone, persino gli scatti privati pubblicati per ripicca dalla ex. Mi rendo conto che immaginare Matteo Salvini come un dittatore del novecento sia dura e magari faccia anche un po’ sorridere. Eppure proviamo insieme a compiere uno sforzo di immaginazione, ricordandoci come se ne andava acconciato uno come Benito Mussolini negli anni dell’impero fascista. Braccia larghe sui fianchi, busto impettito, mascella squadrata, torso nudo in bella mostra nei campi di grano e fez buffo a coprire la pelata. La verità è che oggi gli atteggiamenti, le pose, la retorica e persino l’abbigliamento del Duce ci farebbero sbellicare dalle risate. Il Duce dell’Italia, colui che ci ha inabissato nella sconfitta della seconda guerra mondiale e nella vergogna delle leggi razziali sarebbe poco più di una macchietta, come ben descritto nel film “Sono tornato”. Tuttavia le sue idee sarebbero ancora pericolosissime.
E’ proprio questa la ragione che dovrebbe indurci ad aver paura di uomini come Matteo Salvini. Perché dicono cose orrende e compiono azioni con conseguenze crudeli, pur indossando i panni del cabarettista. Uomini come Salvini tendono sempre ad essere sottovalutati dai propri contemporanei, perché la violenza delle loro parole e le conseguenze delle loro azioni cozzano terribilmente con l’involucro visivo che le produce. Siamo ormai geneticamente abituati ad aver paura dei mostri che si materializzano con un’estetica brutta, ma tendiamo ad abbassare le difese se chi parla si presenta come una persona normale, che al massimo può essere definita eccentrica o ridicola. Da persone così ci aspettiamo che possano dire cose assurde e sulle quali non siamo d’accordo, pur tuttavia tendendo a derubricarle come idiozie per raccimolare voti.
È tutta qui la forza delle dittature. Non cominciano mai con i campi di sterminio, ma con idee che sembrano assurde, strampalate e persino irrealizzabili. Quanto è semplice gridare da una diretta social “chiudiamo i porti”, se poi non si specifica che i barconi continueranno a solcare i mari e ad affondare con il loro carico di vite umane. Quanto è facile affermare di “voler aiutare a casa loro gli immigrati”, quando non siamo lì a vederli trucidati da regimi infami o a morire di fame perché privi dei mezzi per sopravvivere. Domenica si è celebrata la giornata della memoria, istituita anche per ricordarci come Auschwitz non sia stato l’avvio del nazismo, ma la soluzione finale per le follie del Reich. Proprio oggi che certe idee sembrano tornare pericolosamente di moda dobbiamo tuonare più forte che mai il nostro disprezzo verso qualsiasi forma di dittatura e di sopraffazione degli uomini sugli uomini.
Ieri ci sono state molte iniziative a Roma, alcune promosse anche dai circoli del Partito Democratico (clicca qui). Ho partecipato a quella della sezione San Giovanni, dove ho assistito alla proiezione del film di animazione “La stella di Andra e Tati”, la storia incredibile di due sorelle scampate agli orrori di Auschwitz. Il cartone dura una mezz’ora e vi consiglio di vederlo assieme ai vostri figli (clicca qui). Sono state lette poesie, si è parlato, ricordato e suonato jazz dal vivo. Quando fra qualche anno si perderà la memoria fisica dei sopravvissuti della Shoah spetterà a noi raccontare ai più giovani quello che abbiamo ascoltato dalle loro voci. È una responsabilità immensa nei confronti delle future generazioni e soprattutto verso noi stessi.
I compagni della sezione San Giovanni in queste notti di gelo hanno inoltre avviato un progetto assieme alla Comunità di Sant’Egidio per ospitare e fornire un pasto caldo ad alcune persone che non hanno fissa dimora. Per comprendere quello che stanno realizzando vi invito a guardare e a far girare il video che hanno prodotto. Come Partito Democratico di Roma siamo davvero orgogliosi di loro e sabato mattina a ringraziarli è passato anche il segretario uscente Maurizio Martina. Proprio in questi giorni si sta concludendo la raccolta delle coperte per l’emergenza freddo, promossa dai circoli democratici. Ognuno di noi può fare qualcosa per dare una mano, tuttavia la solidarietà non può bastare
in una città come Roma. Dobbiamo tornare ad immaginare una città dove si programmi e si investano risorse strutturali per dare sostegno alle persone che si trovano in condizioni di fragilità. Da qui deve ripartire il Partito Democratico, non aspettando passivamente di essere chiamato, ma andando con le sue tante energie dove c’è bisogno di difendere i diritti di chi è più in difficoltà.