Ieri ho letto l’intervista di Matteo Renzi al quotidiano La Repubblica (clicca qui). Nelle prime risposte il segretario democratico racconta di aver avuto voglia di mollare la politica, in conseguenza della bruciante sconfitta al referendum. Soltanto chi ha fatto politica può capire fino in fondo quanto quelle parole siano vere. Quando si è convinti di aver dato tutto, rinunciando al tempo che solitamente dedichiamo alla famiglia, agli amici e persino a noi stessi, spesso capita di non riuscire ad accettare il giudizio degli altri. Succede che ci si possa arrabbiare, persino offendere con quelle persone che non ci hanno compreso e sostenuto come avremmo voluto. E’ un sentimento umano, da cui i politici non sono immuni. A me è capitato di provare qualcosa di simile, dopo aver perso le primarie per la presidenza del III municipio di Roma nel 2013. Per cinque anni credevo di aver svolto al massimo il mio ruolo di consigliere di opposizione a Roma, denunciando, spesso nell’isolamento, l’illegalità dell’amministrazione di centrodestra ed il consociativismo di una parte del mio partito. Mi ero opposto pubblicamente alla deriva del Partito Democratico di Roma, contestando pubblicamente il tesseramento gonfiato e i circoli finti, che molte volte avevano più peso politico di quelli veri.
Per queste mie battaglie ho avuto il sostegno di alcuni giornalisti della televisione e della carta stampata e sono stato circondato dalla stima e dall’affetto di tante persone, che genuinamente volevano cambiare la politica e rilanciare l’azione del Partito Democratico. Nonostante questo, tuttavia, contro la mia candidatura all’epoca si schierarono quasi tutti i notabili democratici (consiglieri, segretari di circolo, dirigenti romani). Chi per interesse, chi per antipatia personale, chi per invidia e chi perché legittimamente e in buona fede non condivideva le mie posizioni politiche. Quando hai tutti contro, ovviamente, difficilmente puoi vincere. Puoi batterti con onore, puoi persino spaventare i tuoi avversari giocandotela fino all’ultimo, ma alla fine la somma di tanti contro pochi fa la differenza. E purtroppo capita di rado che sia Davide a sconfiggere Golia.
Credo che a Renzi sia successa la stessa cosa elevata all’ennesima potenza. Quando tante persone diverse si mettono insieme contro di te, è assai probabile che possano sconfiggerti. Quando questo avviene, tuttavia, l’iniziale sconforto deve necessariamente lasciare il posto ad un’attenta riflessione sulle ragioni che hanno spinto tanti, così diversi fra loro, a contrastarti. All’epoca, nei giorni successivi alla sconfitta delle primarie, tentai di fare questa analisi. Cercai di comprendere se potevo smussare gli angoli che mi avevano impedito di includere nella mia visione politica quelle tante persone oneste, che non erano riuscite a comprendermi fino in fondo. E allo stesso tempo mi interrogai sul come avrei potuto spiegare meglio le ragioni che mi dividevano e mi divideranno sempre da quelli che, anche nel mio partito, fanno politica per i propri destini personali, invece che per migliorare il benessere della collettività.
Da quella sconfitta bruciante, sono convinto di essere uscito più forte e maturo, così come credo che il Partito Democratico di Roma possa davvero rigenerarsi, dopo il necessario periodo di commissariamento. Questo potrà succedere, però, soltanto se si avrà il coraggio di tagliare i ponti con i metodi e le facce che hanno avuto incarichi nel recente passato, valorizzando invece le tante energie positive che ci sono nei territori e rilanciando l’azione politica dei circoli. Chi in questi giorni riduce la propria analisi alla tesi che il commissariamento sia l’origine dei mali del Pd, dimentica colpevolmente il marcio emerso dalle inchieste giudiziarie, i comportamenti scorretti di chi aveva ruoli di direzione politica ai tempi della “ditta“, la mancanza di controllo del partito sull’operato degli eletti durante l’amministrazione Alemanno (malgrado le denunce), la scarsa pubblicità delle primarie cittadine del 2013 ed infine una corretta valutazione sui risultati dell’amministrazione Marino.
Il Partito Democratico ha perso le elezioni di Roma e non è riuscito al referendum a battere tutti quelli che si sono uniti contro di noi, per la stessa ragione. Nella sua intervista Matteo Renzi dice che “c’era tempo solo per correre prima“, mentre adesso “riorganizzo la struttura del partito. Uso gli occhi e le orecchio più che la bocca“. Se avesse avuto il tempo di farlo, quando aveva anche il gravoso compito di Presidente del Consiglio, sono convinto che avrebbe compreso molto prima che senza un Partito Democratico forte, profondamente rinnovato e con una classe politica stimata nei territori, qualsiasi azione di governo rimane monca. Anzi peggio, qualsiasi provvedimento diventa soltanto un titolo di giornale. In questi anni, infatti, all’azione incessante del governo in Parlamento, quasi mai è seguita un’azione incisiva ed organizzata del partito in grado di spiegare ai cittadini il significato e la portata futura delle riforme. Spesso è stato vero il contrario, alcuni esponenti democratici hanno contestato i provvedimenti sui giornali, salvo poi accodarsi quasi sempre nel voto espresso alle Camere. Ne è uscita una comunicazione schizzofrenica, dove una parte del Pd contestava quello che un’altra proponeva. Non è una questione di più o meno ideologia, più o meno cuore. Non è nemmeno una questione di maggioranze e minoranze interne ad un partito. Le ragioni della sconfitta sono da ricercarsi nella forza degli eserciti in campo. Da una parte le opposizioni hanno utilizzato i social network per demonizzare ogni provvedimento del governo, spesso con bufale e bugie. Dall’altra il Partito Democratico ha smesso di dialogare con i cittadini, per spiegare i propri orizzonti. Quando non si parla più con le persone, ci si consegna alla pseudo verità veicolata dalle bufale virali di Grillo e Salvini.
Questo è successo anche a Roma. L’amministrazione Raggi è assolutamente inadeguata e la città è allo sbando come mai lo è stata. Eppure i cittadini sono rassegnati. Osservano il tintinnio delle manette in Campidoglio e i video burlesque della Sindaca, col disincanto di chi ha già provato tutto ed è consapevole di essere caduto dalla padella alla brace. Una consapevolezza che il romano traduce in ironia tagliente. Ieri sono stato a teatro Olimpico allo spettacolo di Maurizio Battista, che martedì farà la copertina del programma di La7 “Di martedì”, dove sarà ospite proprio Virginia Raggi. Non risparmierà critiche alla Sindaca grillina, ma come è logico ce ne saranno anche per i suoi predecessori. Il compito del nuovo Pd deve essere quello di riportare Roma ad essere rispettata. Ad aiutarla ad emanciparsi da questa eterna macchietta in cui è precipitata.
Una città dalla quale aziende come Almaviva e Sky vogliono andar via, provocando la perdita di migliaia di posti di lavoro. Una città che affoga nel traffico e nei disservizi; che ha paura di tutto e che scopre che alcuni dei suoi giovani se ne vanno in giro per Piazza Cavour a malmenare un coetaneo e a minacciarne altri sulle chats di whatsApp. Una città nella quale in un pub di via del Plebiscito alcuni turisti ubriachi prendono a calci e pugni una ragazza russa. Che se ci provassimo noi a farlo a Mosca o Berlino butterebbero via la chiave. Una città dove la raccolta differenziata funziona male per colpa di quei cittadini che se ne fregano e dell’azienda che non funziona, perchè impegnata a regalare posti di lavoro. Ci stanno strappando l’anima e la memoria. Distruggono in tanti pezzi la targa che sul Lungotevere Arnaldo da Brescia ricorda il sequestro e l’uccisione di Giacomo Matteotti da parte dei fascisti.
A Roma succede questo, eppure il M5S è vivo e vegeto, come lo era il centrodestra quando comandava Silvio Berlusconi. A Matteo Renzi suggerisco di non fare l’errore di considerare il M5S “solo un algoritmo“. I militanti dei cinque stelle esistono nel Paese e nelle nostre città. Scrivono sui social, ma stanno anche con i banchetti nelle nostre piazze. Sono quei cittadini sfiduciati dai fallimenti dei partiti tradizionali. Quelli che si sono trovati le porte dei circoli chiuse in faccia, quando nei congressi della “ditta” c’era da dividersi incarichi e candidature. Quelli che per candidarsi coi democratici dovevano avere esperienza e casellari giudiziari pulitissimi, salvo trovarsi davanti corrotti e incapaci. Sono i cittadini delle periferie, che vedono la politica con fastidio e la identificano con disservizi, tasse, doveri e pochi diritti. Le fila del M5S sono composte da molte di quelle persone che in passato hanno sostenuto anche il Partito Democratico. Bisogna tornare a riconquistare la fiducia di quelle persone, dimostrando di avere una classe politica onesta certa, ma soprattutto preparata.
Proprio perchè gli amministratori democratici siano i più preparati, il Partito Democratico di Roma, grazie al lavoro del forum Legalità, ha promosso il seminario “Legalità e trasparenza”, destinato agli amministratori pubblici, ai coordinatori di circolo, agli iscritti e ai simpatizzanti del partito cittadino. Il seminario si svolgerà in quattro giornate (21-28 gennaio e 5-11 febbraio 2017) dalle ore 9.00 alle ore 13.30 presso la sede nazionale del PD in via di Sant’Andrea delle Fratte. Gli incontri tratteranno delle nuove normative sulla prevenzione della corruzione e la trasparenza, il nuovo codice degli appalti, la gestione e la destinazione dei beni sequestrati alle mafie, le novità contenute nella riforma della pubblica amministrazione, la verifica sulla correttezza del procedimento amministrativo, il valore dei codici etici, il ricorso alla giustizia amministrativa e le recenti normative sulla incompatibilità e inconferibilità degli incarichi. Il primo incontro è previsto per sabato 21 gennaio alle ore 9.00 è vedrà la partecipazione del magistrato Alfonso Sabella, degli avvocati Luca D’Amore e Davide Franco, della dott.ssa Iside Castagnola e della giornalista di Repubblica Federica Angeli. La prima giornata sarà dedicata agli appalti dopo Mafia Capitale, alla gestione e alla destinazione dei beni sequestrati alle mafie e al commissariamento di Ostia. Per iscriversi è necessario scrivere a legalita@pdroma.org