Un bivio che cambia una vita

La decisione del tribunale del riesame che dopo tre anni dissequestra i 161 mila metri cubi di cemento edificati in riva al Tevere in zona esondabile, è uno di quei rari eventi che ti mettono forzatamente davanti ad un bivio. Da una parte la scelta di continuare comunque a credere che possa esistere uno Stato dove per tutti vigano e siano rispettate la costituzione e le leggi, il rispetto delle regole e l’onestà, dall’altra l’accettazione che il Paese sia ormai perduto, in mano alle cricche, al potere del denaro che è in grado di penetrare come gelatina gli apparati dello Stato, dissolvendo persino gli anticorpi di cui dovrebbe essere dotata una democrazia. Il bivio è di quelli che cambiano una vita. La mia senz’altro.

Il Salaria Sport Village è un impianto costruito abusivamente, approfittando dei poteri straordinari che il Governo Berlusconi ha affidato a dei commissari, uomini che secondo i magistrati hanno assolto a quei compiti con slealtà nei confronti del Paese e sono per questo stati arrestati e finiti sotto processo per aver truffato i cittadini. Lo hanno fatto lucrando sui grandi eventi come i mondiali di nuoto, ma quel che è peggio hanno continuato a farlo persino nelle catastrofi, subito dopo i terremoti, con i morti ancora sotto le macerie. I parenti di quelle vittime non avranno mai nemmeno il sollievo di veder fatta giustizia. Così come avviene da decenni per quelli delle stragi di mafia e di “Stato”. Di figure come quella di Diego Anemone ne è pieno zeppo il Paese. Dopo il sequestro del Salaria Sport Village nel maggio del 2009, al gruppo imprenditoriale che fa riferimento al costruttore e di cui fanno in larga parte i familiari, sono stati sequestrati beni per 32 milioni di euro, a causa di un’inchiesta per un giro di false fatturazioni per 20 milioni di euro. Il sequestro conservativo del Salaria Sport Village di aprile 2012, aveva “raddoppiato” i sigilli già messi a maggio 2009 dalla Procura di Roma. I fatti sono ormai noti a tutti e non voglio quindi spendere altre parole per convincere nessuno sulla illegalità dell’intera vicenda. Chiunque sia venuto a Settebagni o abbia visto immagini e carte dell’inchiesta non ha mai avuto dubbi sulle accuse lanciate per prime dai cittadini di Settebagni, dai comitati, dai commercianti e dagli imprenditori onesti che per una volta, anche se per un breve periodo, hanno dimostrato come l’Italia migliore possa imporre le regole all’Italia peggiore. L’Italia peggiore per intendersi è quella di chi viola le regole, evade le tasse, corrompe il sistema. Quella in sostanza che è responsabile del fallimento economico che tutti noi stiamo pagando. Perchè le nostre tasse e i nostri sacrifici servono soltanto a pagare i debiti del nostro Paese che sono il frutto della corruzione imperante che regna sovrana e indisturbata. Per questa ragione la decisione del tribunale del riesame del 13 giugno, resa nota ieri, non può lasciare indifferenti e non può nemmeno essere derubricata a schermaglia infinita di questo maxi processo, che il 5 luglio prossimo vedrà l’udienza davanti al tribunale di Roma per gli abusi edilizi dei Mondiali di Nuoto. Così come non poteva essere banalizzata la decisione del governo tecnico di premiare l’ex presidente del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato Pasquale De Lise, finito nelle intercettazioni della cricca proprio durante la discussione dei ricorsi presentati dall’associazione Italia Nostra contro gli abusi edilizi, e comunque promosso alla guida dell’agenzia delle autostrade a dicembre del 2011. Una decisione giunta esattamente un mese dopo che il consiglio di stato si era pronunciato a favore del Salaria Sport Village, su un ricorso presentato contro due delibere della giunta Alemanno che nulla avevano a che fare con la validità delle autorizzazioni edificatorie rilasciate dal commissario straordinario. Un procedimento rapidissimo, a fronte di quello di Italia Nostra ancora bloccato al Tar del Lazio che dovrebbe prima o poi decidere sul vero tema del contendere.

Le ordinanze della presidenza del consiglio rappresentano uno strumento legislativo idoneo per nominare commissari straordinari che oltre a gestire l’emergenza, come prevede la legge, possano gestire i grandi eventi e quindi andare in deroga alle leggi dello Stato? Questa è la vera domanda, alla quale nessuno risponderà mai, così che fra qualche anno qualcun altro possa riproporre quanto già realizzato da Berlusconi. Che tanto si sa che gli italiani sono di memoria corta, anzi cortissima. Non basta ad avere fiducia nella giustizia nemmeno l’estremo tentativo del tribunale di bocciare la prima richiesta di dissequestro del 23 novembre scorso, a seguito della già citata sentenza del consiglio di Stato. L’allora giudice Costantini aveva definito la sentenza del consiglio di Stato “valida soltanto sul piano amministrativo”. Gli avvocati del Salaria avevano tirato dritto verso il tribunale del riesame senza battere ciglio, consapevoli che prima o poi avrebbero trovato il pertugio giusto, il cavillo legale adeguato per ottenere il dissequestro di un cubo di cemento realizzato su un terreno esondabile a pochi metri dal Tevere. Non si fraintendano e strumentalizzino queste mie parole. Gli avvocati del Salaria Sport Village fanno il loro lavoro, lo hanno fatto nel migliore dei modi per i loro clienti e lo hanno portato avanti per ottenere un legittimo profitto derivante dal proprio agire legale. Proprio per questa ragione, quindi, la decisione di oggi per me rappresenta un bivio importante. Come persona democratica non posso che accettarla pur non condividendola e rimanendo convinto che il Salaria debba rimanere sotto sequestro per garantire l’incolumità dei cittadini.

Tuttavia come cittadino, più che che come rappresentante delle Istituzioni del IV Municipio, non posso non provare impotenza. Ho contribuito in questi anni con tutte le mie forze al tentativo di salvaguardare il principio della legalità. L’ho fatto circondandomi di nemici, alcuni dei quali molto più potenti di quelli che sono i miei amici. Non ci ho pensanto un attimo perchè non ho mai fatto politica per calcolo, ma per passioni. Sono uno di quegli stupidi sognatori che è ancora convinto che si possa cambiare il mondo con i piccoli gesti quotidiani, con le battaglie di quartiere, convincendo le persone a battersi per una giusta causa a favore della collettività e non per quella più vantaggiosa per noi stessi. Eppure oggi sono davanti ad un bivio importante, di quelli che possono cambiare il senso di una vita. Vale ancora la pena di combattere per salvare l’anima di questo Paese? C’è ancora qualcuno che vuole vivere in uno Stato che abbia regole certe, che faccia rispettare le leggi, che tuteli il più debole dal più forte, che salvaguardi chi ha bisogno e pretenda da chi possiede di più, un maggiore contributo alla società che lo ha avvantaggiato? Non sono più convinto che ci siano persone che ci credono ancora. Ormai ognuno di noi è diventato, per sopravvivenza, più realista del re nudo. Ed anche se sono convinto che la battaglia legale sugli abusi edilizi del Salaria Sport Village sarà ancora molto lunga e che gli avvocati del Salaria, come quelli di Berlusconi e Company, puntino a raggiungere la prescrizione come scrive oggi qualche quotidiano, mi fermo qui. A pensare qualche tempo prima di imboccare una delle due strade. Sconfitto davanti all’evidenza che in questo Paese nulla possa cambiare e che il più forte potrà continuare sempre a fare quello che gli pare. Potrò dire di aver provato con tutto me stesso a contrastare questa legge italica. Mi convincerò fra tanti anni di aver contribuito a far cadere un pezzo del sistema di potere della cricca e del Berlusconismo, ma in fondo al cuore saprò sempre che il sistema di potere che comanda in Italia non si abbatte. Nemmeno si scalfisce per la verità. E’ molto più solido di una gelatina. E’ un muro di gomma che ti rimbalza all’indietro. Più forte ti ci scontri e più lontano ti ricaccia, fino a farti stancare. Perchè nel profondo nessuno di noi vuole perdere quel poco che ha, combattendo fino in fondo una battaglia dove probabilmente c’è solo da perdere in termini materiali. Nessuno combatte più per veder trionfare un principio per le generazioni future. Mi rimane l’aver conosciuto persone straordinarie con cui ho condiviso la stessa visione del mondo e di un Paese che purtroppo qui non ci sarà mai.

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