Oddio è lunedì #96 – il Paese della botte piena e la moglie ubriaca

Sabato una folla oceanica ha invaso le strade di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit, nel pieno dei difficili negoziati sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. I manifestanti sono giunti da tutto il Regno Unito, dando vita alla “People’s Vote March”, un corteo sostenuto dal quotidiano “The Independent“, che ha lanciato una petizione online sottoscritta da circa 900mila persone. Non a caso giovedì scorso, presso il circolo democratico “Giovanna Marturano” in III Municipio, ho partecipato ad un intenso dibattito assieme al deputato Massimo Ungaro proprio sul futuro del Labour Party e dei possibili scenari scatenati dalle conseguenze della Brexit e dai risultati delle elezioni europee del prossimo maggio.

Il voto alle europee rappresenterà un punto di svolta a livello globale. Proprio in questi giorni è stato reso pubblico il sondaggio di Eurobarometro sulla percezione dell’Europa fra gli italiani. Alcuni dati sono contraddittori e sembrano mettere in evidenza un’esigua conoscenza dei meccanismi che regolano l’Europa unita. Soltanto il 43% degli italiani intervistati sarebbe per rimanere nell’Unione, facendo registrare il dato più basso tra i 28 paesi dell’Europa, Regno Unito compreso. Tuttavia quando si è domandato agli intervistati se fossero favorevoli alla moneta unica, ben il 65% ha risposto positivamente. In sostanza ci piace l’euro, la possibilità di comprare merci e servizi in tutta Europa e nel mercato online, viaggiare fra gli Stati soltanto con la carta d’identità e senza frontiere, ma non vogliamo mantenere in vita l’organismo sovranazionale che lo rende possibile. È un po’ come se chiedessimo un prestito ad una banca per comprare una casa e poi decidessimo di fare di tutto per farla fallire. L’esito del sondaggio ci descrive come un popolo che vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca.

In Italia invece di discutere di una manovra economica che impenna lo spread, genera fibrillazione sui mercati e produce debito pubblico per le future generazioni, si perdono giorni interi dietro al grottesco teatrino del complotto della “manina” ignota, che avrebbe alterato il contenuto della manovra. Durante il consiglio dei Ministri Conte leggeva, Di Maio scriveva e Salvini, probabilmente, twittava per fatti suoi. Una comicità degna dei migliori Aldo, Giovanni e Giacomo. Peccato che l’esito per il Paese sia l’immagine dello zero comico assoluto rappresentato da Tafazzi, il personaggio ideato da Carlo Turati e impersonato da Giacomo Poretti, la cui caratteristica unica è il masochismo di martellarsi l’inguine con una bottiglia di plastica vuota mentre saltella. È l’immagine drammatica di un Paese che gioca a farsi male da solo e non combatte assieme per crescere e generare maggior benessere per tutti.

A Roma il M5S festeggia sulle macerie prodotte dall’amministrazione di Virginia Raggi, che potrebbe essere condannata per falso nei primi giorni di novembre, ma che al contrario dovrebbe dimettersi per la conclamata incapacità nell’amministrare la capitale. Glielo diremo sabato 27 ottobre alla manifestazione in Campidoglio e lo ribadiremo il prossimo 9 novembre in Piazza Santi Apostoli con una manifestazione promossa dal Partito Democratico di Roma. I grillini a volte mettono paura, perchè non riesci a capire se sono folli o dicono sul serio. Il papà di Aleassandro Di Battista, ad esempio, ha invocato per se stesso il “potere assoluto per risolvere in sei mesi tutti i problemi”. Per carità le colpe dei padri non ricadano mai sui figli, ma una parte dei grillini appartiene alla peggiore destra e quindi risulta incompatibile con i valori del Partito Democratico. Le fotografie della quinta edizione di Italia a 5 Stelle sono davvero impietose e mettono in ridicolo quei leoni da tastiera grillini che si cimentavano a dare numeri per i manifestanti di Piazza del Popolo. Sono gli stessi che oggi tacciono e parlano d’altro, rivelando la loro disonestà intellettuale. Chi c’era veniva da fuori Roma. Molti giornalisti hanno scritto di averlo intuito quando Virginia Raggi veniva salutata con sorrisi di simpatia.

A Roma, invece, la Sindaca è diventata quel fantasma del Campidoglio di cui Lei stessa, fin dall’inizio della sua avventura politica, mostrava una certa paura. Sono lontani i tempi delle fughe sui tetti di Palazzo Senatorio, anche perchè stanotte la città è tornata ad allagarsi nell’indifferenza del Campidoglio, più preoccupato dell’esito della sentenza del processo per falso, che coinvolge la Sindaca e il suo ex braccio destro Raffaele Marra. A Roma circolano molte domande. Qualora fosse condannata si dimetterà? Oppure rimarrà al proprio posto, grazie all’ennesima modifica dello statuto grillino? E cosa accadrebbe invece qualora fosse considerata innocente? Potrebbe bastare un eventuale esito giudiziario positivo a risollevare l’immagine politica di una Sindaca, prigioniera di una società di comunicazione con sede a Milano? La realtà è che a Roma la politica è sospesa e lo è dai tempi delle dimissioni di Ignazio Marino. La sfida che ci aspetta nei prossimi mesi è quella di individuare la figura di un candidato Sindaco serio, credibile e che voglia dedicare dieci anni alla ricostruzione di Roma. Una donna o un uomo che non interpreti la carica di Sindaco come uno scalino verso la scalata nazionale di un partito, ma che la viva come una missione, un atto di generosità verso una città straordinaria, che non merita di essere guidata da chi non avrà l’intenzione di dedicarsi alla sua rinascita ventiquattro ore al giorno.

Il Partito Democratico di Roma deve lavorare per costruire la squadra che sosterrà questa candidatura, mettendo a disposizione una classe dirigente innovativa, preparata e di esperienza. Lo stiamo già facendo costruendo il programma per la città, attraverso l’elaborazione politica dei tavoli di lavoro sui principali problemi come l’emergenza casa, l’immigrazione, la questione delle affrancazioni e delle trasformazioni dei piani di zona, la spesa per la salute mentale e l’innovazione culturale. Abbiamo cominciato con l’utilizzare, primi in Italia, lo strumento del referendum degli iscritti democratici, per chiedere la loro opinione sul quesiti referendari sul trasporto pubblico locale, che si terrà a Roma il prossimo 11 novembre e sul futuro del ciclo dei rifiuti. Lo faremo durante i congressi per l’elezione del segretario regionale, perché oltre a scegliere sulle leadership si torni a discutere di programmi e soluzioni ai problemi da risolvere.

In questi due ultimi fine settimana sono stato a Piazza Grande da Nicola Zingaretti e alla Leopolda9 da Matteo Renzi. Due manifestazioni con alcune similitudini nel format, ma allo stesso tempo decisamente diverse, perchè animate da persone con idee e visioni del mondo spesso assai differenti. Questa è la sfida dei prossimi anni. Lavorare perchè queste due anime possano convivere assieme, individuando quelle personalità in grado di unire mondi diversi e che sappiano andare oltre i confini democratici senza pregiudizi o veti nei confronti di alcuno. O il Partito Democratico riesce a fare questo, sapendo attendere il tempo necessario per chi svolge il ruolo dell’opposizione o è destinato alla scomposizione e all’irrilevanza politica. Sia chiaro a tutti come l’appello all’unità urlato dal nostro popolo non sia ancora stato recepito, nonostante il tempo stringa. Ovviamente ci vuole coraggio, soprattutto per fare quei passi indietro che sono necessari per raggiungere quell’unità indispensabile alla rinascita democratica di questo Paese.

La prossima sarà una settimana ricca di impegni. Dai congressi municipali spalmati lungo tutta la settimana, all’iniziativa di oggi pomeriggio alle 17.30 presso la sezione Torre Maura (via Elisabetta Canori 7), per ragionare del futuro di Atac, assieme con Maurizio Policastro, Mariano Angelucci, Daniele Fuligni (Cgil), Roberto Ricci (Cisl) e Massimo Proietti (Uil). Martedì 23 ottobre alle 14 saremo in Piazza del Campidoglio al fianco dei comitati che lottano per respingere l’orribile delibera grillina sulle affrancazioni e le trasformazioni. Infine venerdì 26 ottobre alle ore 18, presso l’associazione culturale Centofiori di Via Goito 35, si parlerà di immigrazione e cittadinanza, grazie ad un evento promosso dalla coordinatrice politiche sociali del Pd Roma Carla Fermanriello.

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