Questa settimana il terrorismo islamista è tornato a colpire duramente. Sabato sera in Francia, nel quartiere Opéra di Parigi, un ceceno di vent’anni al grido di “Allah è grande” ha accoltellato quattro persone, prima di essere freddato a sua volta dalla polizia. Il terrorista era un francese nato in Cecenia e recentemente naturalizzato. Ancora più incredibile la storia della famiglia di kamikaze che si è fatta esplodere nelle tre chiese cristiane di Surabaya sull’isola di Giava in Indonesia. La cellula terrorista era composta da due coniugi e dai loro quattro figli, due maschi di 16 e 18 anni e due femmine di 9 e 12 anni. Il bilancio delle vittime degli attacchi è di 14 morti e più di una quarantina di feriti. Due attacchi particolarmente feroci e al contempo così diversi fra loro, da rendere davvero molto difficile il lavoro preventivo di intelligence dei servizi di sicurezza. Da una parte un giovane lupo solitario, dall’altra una famiglia ideologizzata e fortemente convinta nel sacrificare la propria vita.
Il susseguirsi di questi attentati scandisce oramai così tanto la nostra quotidianità, dal renderci inconsciamente seguaci della legge di McLurg che si può riassumere così. La notiziabilità delle tragedie è espressa in proporzioni facilmente riscontrabili. L’interesse mediatico per la tragica morte di un europeo, ad esempio, equivale alla strage di ventotto cinesi. Due minatori gallesi equivalgono a cento alluvionati pakistani. Di conseguenza, tendiamo a sentirci coinvolti direttamente soltanto quando è la realtà a noi più vicina quella ad essere messa sotto attacco. L’ideologia terrorista prolifica nella negazione dell’umanità altrui e nella distanza che si crea fra l’Occidente e tutto quello che non lo rappresenta. Soltanto accorciando le distanze e le differenze del mondo si potrà dare una valida alternativa a chi sceglie di uccidersi per ucciderci.
Molto probabilmente il sentimento della paura rappresenterà la benzina della neo coalizione giallo-verde, che potrebbe muovere i primi passi già oggi. Che un governo fra la Lega e il M5S fosse l’esito naturale del voto lo avevo già scritto da tempo, come avevano già fatto molti altri. Certamente non c’è da rallegrarsene ed è sacrosanto che il Partito Democratico rappresenti l’opposizione alla deriva populista. Tuttavia non vorrei essere nei panni di un grillino, che per mesi ha insultato Silvio Berlusconi ed ora dovrà fare i conti con il lascia passare del Cavaliere, tornato eleggibile in Parlamento. Ne tanto meno vorrei essere in quelli dei tanti di sinistra, che per protesta hanno votato Luigi Di Maio e che adesso si ritroveranno alleati con la Lega di Matteo Salvini. Alla fine la politica sarebbe una cosa semplice, a patto di voler seguire la testa e non la pancia. Questa sarà anche la settimana dell’assemblea nazionale del Partito Democratico. Ho condiviso la riflessione del Presidente del Partito Matteo Orfini per la moratoria alle pretestuose polemiche utili soltanto al posizionamento interno. Per scelta non ho mai partecipato al gioco al massacro contro il mio stesso partito. Non è più sopportabile lo spettacolo delle decine di autorevoli dirigenti democratici, orfani di prebende e incarichi, che passano le loro giornate a polemizzare sui social su frasi o retroscena spesso inventati. Soprattutto perchè alcuni di questi personaggi sono impegnati h24 nel fare la morale agli altri, senza essersi mai assunti le proprie responabilità sui debiti e gli errori che hanno lasciato in eredità a chi è venuto dopo di loro. Sabato c’è una grande occasione di rilancio per il Partito Democratico. La storia ci chiama all’opposizione del governo più di destra della Repubblica. Cerchiamo di essere all’altezza del compito.
Ad inizio settimana un autobus dell’Atac è esploso, incendiandosi in via del Tritone nel centro di Roma. Grazie alla prontezza di spirito dell’autista del mezzo, fortunatamente, non ci sono stati feriti gravi. Nelle ore immediatamente successive al rogo di via del Tritone, altre due vetture dell’azienda si sono guastate. La situazione di Atac appare sempre più difficile e l’esito del concordato sarà determinante per capire cosa ne sarà del trasporto pubblico romano e dei livelli di occupazione. Tuttavia nella nuova Roma di Virginia Raggi non ci sono soltanto le auto combustioni dei mezzi pubblici, le voragini in mezzo alle strade e la vegetazione fitta in ogni parco pubblico. Nella Roma grillina aumenta in maniera preoccupante anche la violenza. Basti pensare a quanto accaduto in un bar della Romanina, dove in pieno giorno due persone legate ai Casamonica hanno preso una donna disabile a cinghiate.
Un episodio di violenza risalente alla Pasqua scorsa e che è salito all’onore delle cronache soltanto grazie ai giornali. Nessuno nel quartiere aveva detto nulla, malgrado i gestori del bar, cittadini di origine romena, avessero denunciato l’accaduto per non abbassare la testa di fronte alla prepotenza. Come Partito Democratico di Roma abbiamo voluto esprimere la nostra solidarietà ai gestori del Roxy Bar, durante una visita ufficiale assieme con il segretario romano Andrea Casu, il deputato Luciano Nobili, le consigliere democratiche Valeria Vitrotti, Francesca Biondo e la segretaria del VII Municipio Giuseppina Fidilio. Il sostegno non si fermerà a questo. Giovedì 17 maggio, infatti, dalle 11 ci ritroveremo di nuovo tutti in via Salvatore Barzilai 147 per un caffè della legalità, promosso dalla Federazione Nazionale della Stampa, i Sindacati, l’Arci e molte altre associazioni. Roma ha assoluta necessità di ricostruire un senso di comunità diffusa.
Mentre in città accadono questi episodi, in Campidoglio la ciurma grillina litiga sul mini scandalo delle spese pazze per i rimborsi taxi, che ha coinvolto il capogruppo pentastellato Paolo Ferrara. Secondo la commissione trasparenza, il consigliere comunale di Ostia avrebbe speso 400 euro al mese di rimborsi, per un importo complessivo di 2.438 euro soltanto nel secondo semestre 2017. Una spesa piuttosto alta a fronte di un costo totale per tutti i 48 consiglieri dell’assemblea capitolina di 8.312 euro. I più critici contro Ferrara sono stati proprio alcuni dei Presidenti di municipio grillini, che rivendicano la scelta dell’uso del mezzo pubblico. Alla faccia del Presidente della Camera Roberto Fico avranno pensato i grillini della prima ora. In realtà non è la prima volta che Ferrara finisce al centro delle polemiche per i suoi spostamenti in città. Nel novembre dello scorso anno, sempre la commissione trasparenza del Comune di Roma segnalò l’utilizzo improprio, da parte del capogruppo grillino, dell’auto di servizio destinata soltanto al Sindaco e agli assessori. In sostanza Ferrara ha dimostrato di preferire l’auto a scrocco al mezzo pubblico e in conseguenza di quanto accade agli autobus di Roma, c’è da pensare che non sia una scelta casuale.
In III e in VIII municipio si vota il 10 giugno. Siamo quindi entrati nel vivo della campagna elettorale a sostegno dei candidati Presidenti della coalizione progressista Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri. In III Municipio il Partito Democratico vuole chiudere l’impianto Tmb Ama Salario e rafforzare la sicurezza nel territorio. Vuole tutelare la qualità della scuola pubblica e dello sport pubblico. Crede nel bilancio davvero partecipativo e nella possibilità di far collaborare associazioni e comitati di quartiere nello scegliere come spendere le risorse a disposizione. Mette al centro la tutela dei più deboli e porta avanti politiche che migliorino la qualità della vita dei nostri quartieri più periferici. Vuole farlo radicando un cambiamento di cui il territorio ha assoluto bisogno, dopo la disastrosa esperienza grillina. Si partirà già domani alle 18.30 in Piazza Menennio Agrippa, insieme con il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. L’opposizione al populismo comincia dai municipi di Roma.