Il teatrino dell’assurdo su una fantomatica ipotesi di governo fra il Partito Democratico e il M5S è andato avanti fin troppo in queste settimane. Un tempo molto lungo che ha fatto arrabbiare migliaia di cittadini e indignare centinaia di iscritti, molti dei quali sono stati sul punto di riconsegnare la tessera del partito. A Roma un gruppo di iscritti e dirigenti democratici ha persino lanciato l’appello #iodicono per evitare l’accordo con Beppe Grillo e Luigi Di Maio (clicca qui). L’ultima parola comunque spetterà alla direzione nazionale che si riunirà giovedì 3 maggio. Una seria ipotesi di governo, tuttavia, non sembra mai esserci stata, nonostante le dichiarazioni ufficiali di circostanza. Non si potrebbe spiegare in altro modo, altrimenti, la reazione stizzita del Presidente in pectore grillino Luigi Di Maio alle parole pronunciate da Matteo Renzi, durante la trasmissione “Che tempo che fà“. Il leader del movimento è tornato a minacciare i democratici. “La pagheranno” ha scritto sui social, dopo aver per l’ennesima volta attaccato il Pd. Respingere un accordo con i populisti non è una questione di ripicca, ma di dignità ed etica nel rispetto del voto. Per chi avesse dei dubbi è consigliabile una passeggiata in giro per la città o magari quattro chiacchiere ai gazebo con le migliaia di persone che hanno partecipato sabato alle primarie in III ed VIII Municipio.
Prima di parlare di quanto accaduto, mi preme ringraziare Enzo Foschi e Paola Ilari per l’impegno profuso per il Partito Democratico in queste settimane. Insieme a loro un ringraziamento enorme deve essere rivolto ai tanti volontari che hanno tenuto aperti i gazebo per oltre quindici ore. Le primarie di sabato hanno sancito una sconfitta per il Partito Democratico, che non è riuscito ad esprimere due persone che sarebbero state due straordinarie candidature a Presidente di municipio. Chi nel Partito Democratico esprime soddisfazione per questo esito, dovrebbe seriamente riflettere sulla natura dei suoi rapporti con la politica. Hanno vinto legittimamente Amedeo Ciaccheri e Giovanni Caudo, ai quali ovviamente andrà il sostegno leale della comunità democratica. Da oggi parte la campagna elettorale per riconquistare due municipi importanti della città. Nel III municipio l’esito del voto ha dimostrato come la candidatura di Paola Ilari fosse assolutamente competitiva e la sua figura radicata, tanto da giocarsi bene la sfida, malgrado parte del partito si sia apertamente schierata in difformità da quanto stabilito dalla direzione municipale. I numeri mostrano chiaramente come in III municipio un Pd unito avrebbe stravinto le primarie contro chiunque, mentre purtroppo in VIII seppur compatto le avrebbe perse. Alle primarie di sabato di conseguenza ha perso tutto il Partito Democratico. Fortunatamente erano solo primarie. Il 10 giugno ci saranno le elezioni vere e per vincerle non sarà certo sufficiente convincere un migliaio di amici. Servirà essere uniti, credibili e in grado di raccontare come vorremo migliorare la qualità della vita dei cittadini.
I nostri principali avversari a Roma restano quegli incapaci del M5S, che stanno paralizzando la città e che proprio la scorsa settimana hanno deciso lo slittamente del referendum su Atac, inizialmente previsto per il prossimo 3 giugno. Una decisione che ha umiliato i 300 mila cittadini che avevano chiesto la consultazione e che dimostra come la Sindaca Virgina Raggi stia annegando sulla questione del trasporto pubblico. Durante il consiglio straordinario su Atac la Sindaca non si è nemmeno presentata, per evitare di dare spiegazioni sulla procedura fallimentare, scelta avventuristica dell’amministrazione grillina che il gruppo democratico ha sempre sconsigliato, avendo avuto quale priorità il miglioramento della qualità del servizio e la tutela dei livelli occupazionali. Nonostante il rinvio del referendum di giugno, tuttavia, non si fermeranno le assemblee sull’argomento promosse nei municipi dal Pd Roma e che saranno propedeutiche al referendum fra gli iscritti.
p.s. un pensiero alla famiglia di Sean Cox, il tifoso del Liverpool ridotto in fin di vita da due delinquenti romani, che con le loro azioni hanno gettato discredito e vergogna su una delle tifoserie migliori del mondo e più in generale sulla nostra città. Ha ragione il presidente della AS Roma James Pallotta ad indignarsi e a chiamare in causa ognuno di noi. Ormai troppo spesso a Roma accadono episodi di violenza nell’indifferenza collettiva. E’ tempo che le cose cambino negli stadi e nel Paese.