Oddio è lunedì #61 – non ci avete fatto niente

Sono le undici e trenta dell’ultima serata del Festival di Sanremo, quando Pierfrancesco Favino buca gli schermi televisivi con un monologo da brividi, che punta dritto al cuore per accendere la mente. Sul palco buio dell’Ariston, la rivelazione del Festival recita un brano da “La notte poco prima delle foresta“, del drammaturgo francese Bernard-Maria Koltès. Ha le lacrime agli occhi mentre racconta una storia che ci riguarda tutti, il bisogno estremo degli altri, dello stare insieme e, al tempo stesso, l’insofferenza del vivere insieme. Protagonista del monologo è una figura maschile, disperata nel descrivere la condizione di chi deve sempre e solo subire, di chi “viene preso a calci in culo“, sempre e comunque. Una storia di esclusione talmente potente da farci sentire lo strazio per il dramma dell’immigrazione, strappandoci per qualche minuto alla retorica dei pregiudizi e della rabbia contro lo straniero. La performance si conclude sulle note della canzone “Mio Fratello che guardi il mondo” di Ivano Fossati, cantata da Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni. C’è stata più politica in questi pochi minuti di Festival, che in due settimane di assurda campagna elettorale.

Il nostro Paese è spaccato in due. Da una parte chi cerca di giustificare e sostenere l’atto di terrorismo di Macerata, dove un’estremista di destra vicino alla Lega Nord, si è messo a sparare per strada agli stranieri e contro una sede del Partito Democratico. Dall’altra chi non si rassegna al possibile ritorno dell’estremismo populista di destra e di chi vorrebbe calpestare i diritti democratici. Se un fascista ha sparato contro delle persone di colore, il dibatitto non può in alcun modo incentrarsi sulla questione, seppur seria e drammatica dell’immigrazione. C’è bisogno di fare ordine. Se una persona uccide brutalmente una giovane ragazza è sempre un assassino. Se un individuo spara per la strada contro persone di qualsiasi nazionalità è sempre e comunque un terrorista. Se in una folla qualcuno canta slogan diffamatori contro le vittime della Shoah e delle Foibe, rimane sempre un idiota. Qualsiasi sia il colore della pelle e la sua nazionalità. La differenza è che i primi due sono dei criminali, mentre gli altri solo degli imbecilli ignoranti. Quanto accaduto a Macerata deve essere trattato per quello che in effetti è, un atto di terrorismo politico, esattamente uguale a quelli di matrice islamista che hanno insanguinato le strade d’Europa negli ultimi anni. Anche per questa ragione, fin dalla prima serata, ho sperato che a vincere questo Festival fossero Ermal Meta e Fabrizio Moro, con la canzone “Non mi avete fatto niente“, scritta dopo l’attentato di Manchester, al concerto della popstar americana Ariana Grande. Una canzone evocativa, che prova ad allontanare il senso di paura, generato dalla follia del terrorismo.

Non ci avete fatto niente, infatti, dovrebbe essere la risposta univoca e necessaria, quando succedono eventi così drammatici. Dovremmo ripetercelo ogni giorno. Non ci avete fatto niente, non avete fatto nulla alla nostra vita e alle nostre convinzioni, non ci avete fatto paura. Purtroppo, al contrario, non è cosi. Il terrorismo ci ha cambiati profondamente maledizione, rendendoci più diffidenti, più insicuri, più egoisti e chiusi, disposti a cedere conquiste di libertà, nel nome di una presunta sicurezza. Non possiamo rassegnarci a vivere nella paura, ripiegando verso una società dove l’altro sia sempre percepito come un possibile nemico. Combattiamo affinchè non torni il buio della ragione, non rassegniamoci ai mediocri che per emergere auspicano una società della paura e dell’ignoranza.

Dobbiamo rivendicare lo spirito con il quale nella giornata di ieri, insieme con il Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini e al segretario del Pd Roma Andrea Casu, abbiamo partecipato alle due iniziative contro il razzismo e la violenza che si sono tenute a Roma. Insieme con l’Anpi, l’Arci, Libera Roma e la Cgil siamo stati al presidio antifascista di Tor Bella Monaca, mentre nella vicina Torre Angela si svolgeva una fiaccolata della formazione neofascista Azione Frontale, in occasione del Giorno del Ricordo delle Foibe.

Nella stessa giornata, abbiamo anche promosso il presidio democratico di Ponte Milvio, per rispondere alla luce del giorno a quelli che, coperti dalle tenebre, issano striscioni a difesa dei terroristi. Al contrario di quelli che vogliono sostenere chi spara contro le persone, noi difendiamo la nostra libertà e il diritto di vivere tutti insieme ed in sicurezza. L’Italia rischia una pericolosa deriva. Siamo diventati un Paese, nel quale è diventato legittimo per alcuni presidi, come quello del “Visconti“, vantarsi di non avere tra i propri studenti stranieri e disabili. Un Paese nel quale al “Falconieri” di Parioli sarebbe titolo di merito, che i figli dei portieri della zona non si siano più iscritti alla scuola. Entrambi i presidi magnificano il fatto che i loro studenti siano figli di famiglie di ceto sociale elevato. Dirigenti scolastici così andrebbero rimossi, perchè tradiscono i principi cardine della scuola pubblica, sanciti dalla Costituzione.

Mancano tre settimane alle elezioni politiche e regionali. Il Partito Democratico ha scelto di impostare la propria campagna elettorale sui contenuti, raccontando in cento punti (clicca qui) alcune delle cose realizzate dal Governo e le proposte per il futuro. Mentre il M5S e la destra lanciano ogni giorno promesse irrealizzabili, il Pd ha voluto presentare cento piccoli risultati raggiunti e cento passi avanti che vogliamo fare. Rappresentano un programma serio per continuare a far uscire l’Italia dalla crisi economica, creare lavoro ed ampliare la platea dei diritti. Prima di votare, dovremmo tutti fare lo sforzo di studiare i programmi delle forze politiche, almeno per evitare salti nel buio come è accaduto a Roma con Virginia Raggi.

Nella capitale, ormai, succede davvero di tutto. Dopo i ritardi sull’accettazione delle domande per il reddito di inclusione, la violazione delle scadenze per le case popolari, la sanzione del Corecom alla Sindaca, colpevole di utilizzare il sito comunale per la propria propaganda elettorale e non per informare i cittadini, arriva la beffa sui rinnovi delle tessere elettorali. E’ di ieri la notizia che in alcuni municipi (IV e XII), gli appuntuamenti per rinnovare la tessera elettorale vengano fissati dopo il 4 marzo ad elezioni concluse. Quando si prova a prenotare un appuntamento con il sistema Tupassi, la piattaforma del Comune per eliminare le code, la prima disponibilità utile assegnata è per l’8 marzo. Verrebbe da pensare come il Campidoglio abbia timore del voto popolare, dopo diciotto mesi di nulla assoluto.

Chi teme di tornare alle elezioni è sicuramente la Presidente del III municipio Roberta Capoccioni, vicina alla candidata del M5S alla Regione Lazio Roberta Lombardi. Questa settimana l’ex maggioranza municipale ne ha combinata un’altra delle sue, mettendo a bando gli spartitraffico e le rotatorie del territorio (clicca qui). Piccole aree verdi da adottare e mantenere pulite e decorose, senza oneri per l’amministrazione e senza alcun contributo o rimborso per chi deciderà di farsene carico. C’erano una volta i cittadini incontinenti da tastiera, quelli che si lamentavano per tutto, anche quando gli si chiedeva di pagare le occupazioni di suolo pubblico per le proprie iniziative o di dotare il proprio comitato di quartiere di un codice fiscale, per avere rapporti amministrativi con il municipio. Oggi quei cittadini sono diventati politici del partito di Di Maio e della Raggi ed impongono ad altri cittadini, quelli veri che fanno volontariato da sempre, di pagare spese e assicurazioni per pulire le aree verdi che il Comune lascia nel degrado. Come si cambia seduti su una poltrona con uno stipendio da assessore.

p.s. volevo ringraziare tutti i delegati che hanno partecipato all’assemblea municipale del Partito Democratico del VII municipio, dove Giuseppina Fidilio è stata eletta segretaria all’unanimitá dei presenti. Al suo fianco è stato eletto Presidente dell’assemblea Fabrizio Apruzzese e tesoriere Renato Palmisano. A loro l’onore e l’onere di dare vita ad una squadra forte e coesa per costruire un nuovo Pd in questo territorio cruciale per Roma.

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