Due super uragani in due settimane non sembrano una coincidenza, ma molto più probabilmente rappresentano gli effetti più evidenti del cambiamento climatico in atto. “Harvey” ed “Irma” hanno lasciato dietro di loro una scia di morte e distruzione, dimostrando per l’ennesima volta come le conseguenze del clima impazzito siano un problema di giustizia sociale, poichè ad essere colpite più duramente sono le comunità più vulnerabili. Proprio per questo gli appelli di Donald Trump ad abbandonare le proprie case per salvarsi la vita suonano stridenti, falsi ed ipocriti. Il presidente statunitense twitta parole banali, quando scrive “andate via, senza preoccuparvi delle cose materiali, gli oggetti si possono rimpiazzare, ma le vite no“.
Non ci voleva un miliardario alla Presidenza degli Stati Uniti per dire simili ovvietà. Le persone non hanno bisogno di politici che gli dicano di mettersi in salvo quando arriva un uragano. Soprattutto perchè per molti, perdere la casa e le cose costruite in una vita equivale un pò a morire e non tutti possiedono le risorse per poter ripartire daccapo. Quello di cui avremmo tutti davvero bisogno, invece, è una classe politica di statisti responsabili, capaci di sottoscrivere gli accordi sul clima di Parigi, per provare ad invertire gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Dovremmo avere fame di politici in grado di risolvere concretamente i problemi e di tutelare i più deboli, invece che scegliere di stare dalla parte delle lobby più forti, disposte a finanziare laute campagne elettorali, pur di non vedere ridotti i propri profitti. Dovremmo scegliere i più preparati e quelli che propongono di raggiungere orizzonti difficili e non chi ci racconta la reatà che già conosciamo con i pensierini da 140 caratteri o i post fotografici.
La situazione comincia ad essere fuori controllo. Per la verità già nel 1982 i ricercatori della Exxon, una delle più grandi multinazionali petrolifere del mondo, avevano avvertito l’azienda dell’impatto catastrofico che avrebbero potuto avere i cambiamenti climatici. Ci aveva provato anche Al Gore undici anni fa con il documentario “Una scomoda verità“, del quale a luglio è uscito lo scomodo sequel “Truth to power” (clicca qui). Recentemente avevano provato a risvegliare l’opinione pubblica anche Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio, con il docu-film “Before the Flood“, letteralmente “Punto di non ritorno” (clicca qui). Lo ha ricordato anche Walter Veltroni in un articolo molto interessante su La Repubblica di ieri (clicca qui).
Le evidenze del cambiamento climatico sono ormai sotto gli occhi di tutti e si sommano alle incapacità della politica di prevenire le conseguenze delle calamità naturali. Il clima nel nostro Paese è profondamente mutato. Le estati sono molto calde con piogge sempre più carenti, che nel lungo periodo rendono la terra arida e fustigata dagli incendi. Le stagioni più fredde, invece, si caratterizzano per improvvisi nubifragi, magari brevi ma molto intensi e capaci di mettere in ginocchio intere città, con allagamenti ovunque. Ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione questo fine settimana, con la devastazione e le vittime di Livorno. Le piogge sono cadute intense su gran parte del Paese.
Roma si è allagata un pò ovunque, dal centro alla via del Mare, da Ostia a Fiumicino. Sono state chiuse moltissime stazioni della metro, le cui scale trasformatesi in cascate hanno riempito le bacheche social dei romani. Ad Ostia strade e negozi allagati quasi ovunque, con i cassonetti dei rifiuti a fare il morto a galla per le strade del centro. Case e garage sotto l’acqua anche a Casal Bernocchi, Acilia, Ostia Antica, Saline, Infernetto, Centro Giano e Dragoncello.
Allagamenti anche a Roma nord in via Monte Cervialto, viale Jonio e via della Bufalotta, dove si è addirittura spaccata la strada, che era stata asfaltata durante l’estate con tanto di fanfara grillina, pronta a rivendicare sui social l’eccellenza del lavoro svolto. Non c’è che dire, davvero un lavoro a regola d’arte. Prevengo l’obiezione ormai consolidata dei leoni da tastiera grillini.
La colpa di quanto accade è delle passate amministrazioni, si dirà anche stavolta. Tuttavia questo non può essere più accettabile e dopo oltre un anno non è nemmeno più tanto vero, se si leggono le dichiarazioni del 28 agosto scorso del capogruppo del M5S in Campidoglio Paolo Ferrara. Stando al suo tweet la Raggi e il M5S si stavano “occupando degli allagamenti prima e non dopo“. Le sue parole testuali: “evitiamo le urgenze e gli affidamenti diretti, dunque insegniamo ai partiti come si governa“. Insomma le solite balle d’arroganza a cinque stelle, presto sfatate dall’impatto con la dura realtà. Balle come quelle dell’assessore alla semplificazione Flavia Marzano, che per giustificarsi della delibera bavaglio sull’accesso agli atti e la trasparenza, scriveva impunemente sulle bacheche di chi la criticava che la notizia fosse una bufala. Un vero peccato che quando la si incalzasse sul contenuto della stessa, l’assessore “trasparente” scomparisse alla velocità di Beep Beep. In realtà la delibera di Beep Beep Marzano non soltanto è liberticida, ma dovrebbe far arrossire della vergogna chi l’ha pensata e scritta.
Il testo prevede l’approvazione di un regolamento che limita il diritto di accesso alle informazioni della pubblica amministrazione, contrastando i principi di semplificazione, perchè ne moltiplica gli articoli e di trasparenza, perchè cerca di aggirare quanto stabilito dal Foia (clicca qui), la legge nazionale sul diritto di accesso civico generalizzato, che consente a chiunque di richiedere documenti, dati e informazioni delle pubbliche amministrazioni. In sintesi la delibera bavaglio voluta ad agosto da Virginia Raggi cerca di limitare l’accesso alle informazioni per i cittadini, i giornalisti e persino gli amministratori locali, per i quali l’accesso ai documenti della pubblica amministrazione è indispensabile per portare avanti il proprio lavoro. In sostanza, mentre il Partito Democratico con l’approvazione del Foia ha ampliato la possibilità dei cittadini di verificare l’azione politica ed amministrativa, il M5S, una volta vinto le elezioni a Roma, sta cercando di ridurla così da evitare di essere controllato dalle opposizioni e dall’opinione pubblica. E se qualcuno ingenuamente stesse pensando “lasciateli lavorare”, vi ricordo che l’ultima volta che lo stavano facendo è finito in carcere Raffaele Marra. Lo stesso Marra le cui chat con un noto avvocato romano di centrodestra, sul come influenzare la Sindaca, sono sui giornali degli ultimi giorni.
Per questa ragione come Partito Democratico di Roma abbiamo avviato la nostra opposizione al provvedimento, sia con una conferenza stampa con il gruppo consiliare capitolino, che con un dibattito al Festival dell’Unità, insieme con il Presidente della commissione trasparenza del Comune di Roma Marco Palumbo e i presidenti delle commissioni trasparenza dei municipi intervenuti Nunzia Castello (V), Patrizio Chiarappa (IX), Giulia Fainella (XI) e Julian Colabello (XIV). Non ci fermeremo finchè il regolamento non sarà ritirato o modificato nel rispetto dei principi contenuti nel Foia, perchè quando si arretra sulla trasparenza, molto probabilmente lo si è già fatto sulla legalità.
Domenica il Festival dell’Unità di Roma 2017 è rimasto chiuso e le iniziative in programma sono state rimandate ai prossimi giorni. Lo si è fatto per rispetto dei disagi che stava vivendo la città e per consentire ai nostri volontari di poter essere utili nei vari quartieri della capitale. Da oggi la programmazione riprende regolarmente, perchè al populismo vogliamo oppore i contenuti e la politica e questa settimana a Testaccio ne avremmo molta di carne al fuoco.
Si partirà lunedì 11 settembre alle ore 21.00 con il capogruppo democratico al Senato Luigi Zanda e si proseguirà mercoledì 13 con il vicesegretario Maurizio Martina. Giovedì 14, poi, sarà la prima volta sul palco del Festival dell’Unità di Roma del segretario del Partito Democratico Matteo Renzi.Oltre ai dibattiti, tanti anche i concerti in programma (clicca qui). In questi primi giorni di Festival si sono svolte altre iniziative importanti. Voglio citare quella per l’inaugurazione dello spazio per l’ANPPIA (Associazioni Nazionali Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), alla presenza del presidente dell’associazione Mario Tempesta e del deputato Marco Miccoli, perchè ci aiuta a ricordare le ragioni profonde dello stare assieme e ci indica l’avversario terribile che combattiamo ancora oggi.
Si chiama fascismo, che sia del nuovo millennio o 2.0, che cambi volto e sigle o si nasconda dietro parole d’ordine quali sicurezza e legalità. Quale legalità e sicurezza ci sarebbe nelle ronde al Tiburtino III o nell’occupazione abusiva dei locali di proprietà dell’Ater di via Taranto? L’ho già detto annunciando la richiesta del Pd Roma al Prefetto per non consentire l’iniziativa para fascista del 28 ottobre, nell’anniversario della marcia su Roma. Deve essere chiaro che in questa città i fascisti non passano. Nemmeno sotto mentite spoglie.
p.s. un’ultima riflessione sulla coerenza dell’azione politica grillina. Quelli del M5S passano le giornate a scriverci di non usare i canali istituzionali e di comunciare tutto sui social. Casualmente, ieri, quando l’acqua allagava Roma, le bacheche grilline erano paralizzate. Molte di quelle bacheche, dove solitamente viene scritto anche del filo d’erba tagliato, non davano alcuna informazione sulla situazione di disagio in corso. Mi auguro che tutti fossero impegnati come la Presidente del III municipio Roberta Capoccioni, che da pompiere è passata a fare la palombara. Se facesse la Presidente del municipio non sarebbe male.