Oddio è lunedì #33 – il reddito di cittadinanza ce lo pagheranno in sesterzi

C’è una verità che è sempre valida. Si può mentire bene una volta. Si può riuscire a mentire bene persino per un lungo periodo. Tuttavia è impossibile mentire per sempre. E’ una legge dalla quale non si rifugge all’infinito e che si appplica proprio a tutti, dai campioni della bugia alla Silvio Berlusconi, celebre per la storia della nipote di Mubarak e per il giuramento sui suoi figli, fino ai comici alla Beppe Grillo, che in pochi anni è passato dall’uno vale uno al fidatevi decido io. A pensarci bene c’è una caratteristica che accomuna i bugiardi ed è una innata intelligenza nel saper celare al pubblico la verità, anche quella più scomoda. Per questa ragione Luigi Di Maio non appartiene nemmeno a questa categoria di politici. Lui è semplicemente un gaffeur impreparato, uno dei tanti miracolati del M5S. Una Raggi in versione maschile e non è strano in effetti che con quest’ultima abbia sempre avuto una certa affinità elettiva. L’ultima boutade in ordine di tempo è quella sul vitalizio del parlamentare deceduto. Di Maio è riuscito nell’impresa di sbagliare due volte nel giro di ventiquattro ore, attaccando un parlamentare radicale deceduto e di conseguenza impossibilitato a ricevere qualsivoglia vitalizio. Un errore ci può stare per carità. Il problema è che qui siamo all’ennesimo di una lunga serie, che dimostra incontrovertibilmente quanto i grillini siano impreparati e cerchino soltanto una facile propaganda per ingannare i cittadini. Intendiamoci bene: i privilegi esistono e bisogna adoperarsi per eliminarli il prima possibile. Magari si poteva cominciare l’anno scorso dall’abolizione del Cnel e dal dimezzamento dei Parlamentari. Peccato che sulla riforma costituzionale il M5S abbia invece votato per conservarli i privilegi.

Per rimanere in tema di balle e panzane, la Sindaca di Roma Virginia Raggi ha rimesso in circolazione una vecchia idea della destra: coniare una moneta alternativa all’euro. Nella mitologica Roma di Gianni Alemanno si chiamavano Scec, oggi potrebbero essere i sesterzi, un’antica moneta d’argento poco in voga in verità persino ai tempi della Repubblica romana. Ovviamente questa moneta non avrà alcun valore legale e al massimo potrà servire come biglietto di scambio per prestazioni di servizio all’interno di un circuito di commercianti e artigiani. In realtà, però, non bisogna mai sottovalutare le azioni dei pentastellati. Non è che ci pagheranno il famoso reddito di cittadinanza in sesterzi, visto che con gli euro sarà impossibile farlo? Diavolo di una Raggi, cento ne pensa e nessuna purtroppo ne fa.

Nelle ultime due settimane ho avuto la fortuna di poter assistere a due grandi eventi musicali. I concerti dei Coldplay a Milano e degli U2 a Roma. Sono stati due eventi emozionanti, molto diversi fra loro e che si sono svolti in due città che rappresentano la grande contraddizione del nostro Paese. Partiamo dalla musica: il concerto dei Coldplay mi è piaciuto più di quello degli U2. Chris Martin è senza dubbio una delle più potenti voci che abbia mai ascoltato dal vivo ed è un musicista poliedrico, capace di passare dal pianoforte alla chitarra con straordinaria naturalezza.

Con Bono sono cresciuto e la sua voce fa parte della colonna sonora della mia vita e di quella di molti della mia generazione. Tuttavia le canzoni storiche degli U2 sono ancora quelle più belle e che sopravvivono al tempo. Come band nel suo complesso gli U2 sono ancora superiori ai Coldplay, ma rappresentano il passato, mentre Martin e i suoi sono proiettati verso il futuro. La stessa immagine che ho avuto delle due città che hanno ospitato questi due eventi. A San Siro i Coldplay hanno messo in scena una scenografia sorprendente, coinvolgendo il pubblico ed utilizzando moltissimo la tecnologia e i fuochi d’artificio. Allo Stadio Olimpico di Roma gli U2 hanno optato per uno schermo gigantesco, sul quale sono stati proiettati video, immagini e parole. Uno spettacolo molto bello che tuttavia rappresenta qualcosa di già visto.

Provo a dirlo con un’immagine. La distanza fisica fra il pubblico e la band non è stata colmata. D’altronde lo Stadio Olimpico è così, uno stadio straordinario per le Olimpiadi (che tanto non si faranno), ma inadeguato per assistere ad un concerto o ad una partita di calcio. San Siro è tutto il contrario, sei sopra il campo di gioco, partecipi all’evento anche dal terzo anello. Già questa prima differenza fra gli impianti è notevole e suscita rabbia, soprattutto quando cominciano a diventare incomprensibili le ragioni per i ritardi per il nuovo stadio della Roma.

Finito l’evento, poi, arriva la cosa peggiore. Allo Stadio di Milano ci puoi arrivare con la metro, con gli autobus e persino con il bike sharing. La metro ha i tornelli numerati per evitare la calca della folla. Si scende a gruppi di 500, in un minuto arriva il vagone e via verso casa o l’albergo. Allo Stadio Olimpico è praticamente impossibile arrivarci con i mezzi pubblici. Se provi a lasciare una bicicletta in giro non la ritrovi. Se ti avvicini in macchina, hai la certezza che per tornare a casa ci vorrà almeno un’ora di traffico. Eccola la differenza fra Roma e Milano, fra passato e futuro. Milano è più piccola. Vero. Milano ha meno abitanti. Vero anche questo. Però l’organizzazione è una scienza e a Milano è sperimentata ogni giorno, mentre Roma è diventata sempre di più una città invivibile, dove non si sta facendo nulla per affrontare i tanti problemi che ci sono. Questa è la cosa più inaccettabile.

Nei giorni scorsi, durante la notte, il dipartimento di Roma Capitale ha provveduto a tappare qualche buca su via Salaria. La nota facebook del municipio ha giustificato l’intervento per motivi di sicurezza e in conseguenza dei ritardi dell’appalto per il contenzioso tra le ditte, fermo al tribunale amministrativo. Le buche sono state tappare in urgenza con dei tappetini di asfalto nei punti più pericolosi. Meglio tardi che mai. Qualcuno in Campidoglio si è svegliato ed è intervenuto per mettere una toppa all’assurda decisione dei limiti di velocità a 30 km all’ora. Ora, però, dopo averci messo così tanto tempo per fare una cosa ovvia e che noi avevamo suggerito diversi mesi fa, si tolgano velocemente i cartelli dei 30 km orari. Poi ovviamente non finisce qui. Abbiamo chiesto di sapere quanto ci è costata questa ridicola operazione dei cartelli, che probabilmente sarà stata finanziata coi denari dei malcapitati cittadini multati in questi mesi. La consigliera democratica Francesca Leoncini è stata l’unica a battersi nell’aula municipale di Piazza Sempione per ottenere questi interventi. L’atto da lei presentato, che chiedeva l’intervento urgente venne bocciato dal M5S, salvo poi intervenire come avevamo chiesto. Insomma bugiardi e pure capoccioni questi grillini. Noi continueremo a denunciare le cose che non vanno, augurandoci che le nostre segnalazioni e proposte vengano realizzate sempre così: di notte e alla chetichella. Anche perchè è il modo migliore perchè facciano più rumore.

Questo fine settimana sono stato a Fiuggi per la festa della rivista Left Wing. Sono stati tre giorni di dibattiti intensi ed interessanti, con il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini, il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il parlamentare europeo Roberto Gualtieri e lo storico britannico Donald Sassoon. Si è parlato della sinistra europea, delle politiche sulla riduzione del debito e della crescita economica, dell’informazione nel capitalismo globale e del futuro del Partito Democratico. Fra i tanti amici che erano presenti ha partecipato anche il neo segretario del Partito Democratico di Roma Andrea Casu. La settimana scorsa è stata nominata la nuova direzione romana ed è stato eletto il neo presidente dell’assemblea Sibi Mani Kumaramangalam. Un segnale politico importante, proprio nel momento più difficile per l’iter della legge sullo Ius Soli. Mercoledì 19 luglio alle ore 17.30 ci sarà la prima direzione del partito, aperta a tutti gli eletti e gli iscritti, per affrontare insieme la questione cruciale dell’emergenza trasporti. Siamo già al lavoro per costruire assieme l’alternativa di cui Roma ha bisogno.

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