Domani saranno 25 anni dalla strage di Capaci, l’attentato mafioso che costò la vita al magistrato Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillio e Antonio Montinaro. Era il 23 maggio del 1992, tre mesi dopo fu la volta di Paolo Borsellino, ucciso in via D’Amelio sotto casa della madre. Gli attentati del 1992 contro Falcone e Borsellino hanno segnato per sempre la storia d’Italia e sono stati la risposta delle mafie e dei poteri corruttivi e deviati dello Stato al tentativo, portato avanti con coraggio dai due magistrati, di far emergere i legami fra Cosa Nostra, la politica, la finanza e l’imprenditoria. Venticinque anni dopo, tuttavia, le mafie valgono ancora oltre 110 miliardi di euro l’anno, vale a dire l’1% del Pil dell’intera Unione Europea. Sono dati difficili da stimare effettivamente, poichè le attività criminali sono in larga misura in nero, mentre è in forte aumento il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. In sostanza le mafie sono vive e vegete. Sparano meno, anche se proprio oggi è stato ucciso in strada a Palermo il boss mafioso Giuseppe Dainotti, ma influiscono molto di più, perchè in un momento di grave crisi economica dispongono di ingenti quantitativi di denaro, grazie ai quali investire in attività commerciali e immobiliari, influenzare l’informazione e le campagne elettorali, corrompere funzionari e politici di cui hanno bisogno.
Nei momenti di maggiore crisi la criminalità organizzata è libera di investire, al contrario dei cittadini onesti che sono costretti a difendersi dalle insidie dell’economia. Mafie e corruzione rappresentano due facce della stessa medaglia, due aspetti distinti di un unico sistema criminale integrato, in cui la violenza della mafia e i soldi della corruzione si integrano a vicenda per il raggiungimento di scopi criminali. Per questa ragione la lotta alle mafie e alla corruzione deve essere la priorità per il nostro Paese. Abbiamo bisogno del coraggio di una nuova generazione di magistrati, circondati dal sostegno dei cittadini e di chi rappresenta le Istituzioni, perchè si indaghi senza tregua sulle organizzazioni criminali e sui loro rapporti con la politica, la pubblica amministrazione e la finanza. Prima delle indagini, tuttavia, c’è bisogno di una rivoluzione culturale. Falcone diceva sempre che la mafia non è tanto la gente che ti spara, ma soprattutto quella che ti emargina e ti lascia da solo. Sta tutta qui la rivoluzione culturale. Far capire che i veri eroi del nostro secolo non sono calciatori e pop star, ma quelli che ogni giorno rischiano la propria vita per liberare la nostra società da un cancro che ci rende sempre più poveri e meno liberi e padroni del nostro futuro.
In Italia, viceversa, il dibattito politico si è concentrato sulle intercettazioni illegali fra Matteo Renzi e il padre Tiziano e sulla legge sulla vaccinazione obbligatoria, tema sul quale consiglio la visione di questo breve ma esplicativo video del giornalista Enrico Pazzi (clicca qui). Lo dico chiaramente: sono orgoglioso di avere un segretario che chieda conto delle azioni al proprio padre, che non faccia sconti soprattutto a lui, che lo interroghi anche duramente come solo un figlio sa fare e che, soprattutto, al termine della conversazione gli intimi perentoriamente di dire la verità. Nel merito Renzi ne esce talmente bene, che i complottisti grillini si sono dovuti arrampicare sugli specchi per criticarlo anche stavolta, cercando di convincere i loro adepti che Renzi fosse al corrente che lo stessero intercettando. Una bufala anche questa, come tutte quelle che mette in giro il M5S per incrementare il traffico pubblicatario sul blog di Grillo.
La verità è che il caso Consip rischia di essere la caporetto del giustizialismo italiano. Un’inchiesta basata su intercettazioni manipolate da un capitano dei carabinieri, accusato di falso dalla procura di Roma. Di questa vicenda rimane la sensazione che ci siano delle lobby di affari che si muovono all’ombra dei tanti vituperati partiti per inquinare la vita pubblica del nostro Paese e indirizzare il voto. Si costruiscono scandali e si pubblicano “prove” false per combattere il leader politico di turno. Si usano gli strumenti della democrazia per metterla a repentaglio. Si spaccia per giornalismo, quello che in realtà è gossip di bassa lega, come l’intervista alla nonna di Renzi sui rapporti fra lui e il padre. Il giornalismo è una professione molto seria e non merita di essere derubricato a gossip. Mi sembra incredibile che i tanti giornalisti seri del nostro Paese non trovino il coraggio di dire basta a questo modello d’informazione, che contribuisce a delegittimare il giornalismo e continua a dare forza al populismo.
Mentre Beppe Grillo si paragona a San Francesco dal bordo piscina della sua villa di Bibbona, i seguaci del movimento continuano ad ingrossare le tasche del comico, che in perfetto stile francescano somma appartamenti a Rimini, Megève e a Lugano, a partecipazioni societarie e dichiarazioni dei redditi ben oltre la media nazionale. Grillo non sembra proprio l’epigono di “fratello sole, sorella luna“, piuttosto ricorda molto di più uno di quei santoni che all’ostia sostituisce i grilli. Una di quelle azioni blasfeme che fanno tanto ridere il pubblico di Grillo e che al contrario a me fanno venire i brividi. Probabilmente perchè nel recente passato il capovolgimento dei simboli religiosi ed arcaici ha sempre celato l’obiettivo di plagiare le persone per sfruttarne una cieca obbedienza e privarle della capacità critica. Per questa ragione le forze democratiche, prima di dividersi su come risolvere i problemi del nostro tempo, dovrebbero essere unite contro chi propone il dissolvimento del nostro modello di società. Una strategia che passa dalla messa in discussione della validità del metodo scientifico (vedi bufale su scie chimiche, vaccini e ricerca), fino ad arrivare alla demonizzazione delle Istituzioni europee e sovranazionali, grazie alle quali, in questi decenni, sono state temperate le ambizioni e gli obiettivi delle singole nazioni. Il nostro benessere è il frutto della pace che con fatica si deve cercare di difendere. Anche perchè i venti di guerra soffiano forti in tutto il mondo e alla politica spetta il difficile compito di sedare le controversie internazionali senza arrivare all’utilizzo delle armi.
Il M5S la butta in caciara perchè dove governa fallisce miseramente. Roma ormai è un esempio di scuola. Fino a qualche tempo fa la Sindaca Virginia Raggi faceva notizia per qualsiasi dichiarazione, mentre adesso il clima è profondamente mutato. La ragione appare evidente. Qualsiasi problema irrisolto della città viene derubricato come responsabilità delle amministrazioni precedenti. Dopo un anno è abbastanza chiaro come il M5S non abbia alcun programma per la Capitale, limitandosi a ripetere questo mantra comunicativo. Non si può far nulla, non si può risolvere alcunchè, a causa della disastrosa eredità del passato. Su questo tema, tuttavia, si deve dire la verità con poche parole. Ai tempi di Walter Veltroni sindaco, Roma è stata per anni una città prosperosa e produttiva, con un’amministrazione che funzionava ed investimenti, anche pubblici, che hanno consentito lo sviluppo cittadino. Basti pensare che le ultime opere pubbliche (sottopassi, metropolitane e luoghi per la cultura) risalgono a quell’età dell’oro della città.
La crisi è arrivata prepotentemente dopo il 2008, in conseguenza dei risultati dell’amministrazione di centrodestra a guida Gianni Alemanno. Quando al governo della città si è insediata la destra, rappresentata da una classe politica spesso inadeguata ed in alcuni casi persino disonesta, Roma è profondamente peggiorata. In quegli anni si sono sviluppate le connivenze trasversali che hanno prodotto Mafia Capitale e che hanno contribuito a minare anche l’amministrazione di Ignazio Marino. Il lungo commissariamento del Partito Democratico di Roma è servito per prendere coscienza degli errori compiuti da quella dirigenza democratica e per consentire ai territori di esprimere liberamente le proprie classi politiche. Il mese prossimo ci aspetta finalmente il congresso del Partito Democratico di Roma, che consentirà ad un nuovo gruppo dirigente di ricostruire l’azione politica sui territorio e di rafforzare l’opposizione al M5S, affiancando il lavoro dei consiglieri comunali del gruppo Pd.
Questa sera alle ore 18 parteciperò all’iniziativa “Torniamo a Roma, un nuovo partito per la capitale d’Italia“, promossa dal circolo Pd Giovanna Marturano (Piazza Bortolo Belotti 37), insieme con la consigliera capitolina Giulia Tempesta e le delegate all’assemblea nazionale del Pd Paola Ilari e Francesca Leoncini. Il dibattito prenderà spunto da un documento interessante e molto corposo (clicca qui), che potrà essere utile per la discussione che ci aspetta nelle prossime settimane. Nel frattempo la consigliera Tempesta ha portato in Campidoglio con un’interrogazione la battaglia sulla revoca del limite dei 30 km orari sulla via salaria, proprio nella settimana in cui sono cominciate ad arrivare le prime multe degli autovelox mobili. Giovedì 25 maggio alle ore 19 sempre al circolo Pd ci sarà la presentazione del bando regionale “Torno Subito 2017“, che offre opportunità di studio e lavoro per giovani under 35. Infine domenica torneranno i volontari delle #magliettegialle. Cosa faremo? Una sopresa che vi svelerò durante la settimana. Per intanto preannuncio che interverremo su tutti i parchi pubblici che sono ancora delle savane e su tutte le strade colabrodo… non si sa mai che la Sindaca si svegli e cominci a fare il lavoro per i quali i romani l’hanno votata.