Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica con una larghissima maggioranza parlamentare e questa è una notizia positiva per l’Italia e per l’Europa. In un momento di grave crisi politica internazionale e ancora nel pieno della pandemia mondiale, la sua figura spicca sopra tutte le altre. La Costituzione e la Repubblica fortunatamente sono in buone mani. Spesso in politica come nella vita conta il risultato e questo risultato ci consente di guardare al futuro con maggiore serenità. Tuttavia l’elezione di Mattarella è stata dipinta da alcuni come una sconfitta della politica, come un’incapacità del Parlamento di scegliere figure nuove e diverse, come una mancanza di ascolto dei rumors provenienti dalle piazze social.
Ora sicuramente io sarò di parte, tuttavia per me la scelta di Sergio Mattarella ha rappresentato proprio il primato della politica con la P maiuscola sul populismo mediatico e politico. Oltre a Mattarella, i nomi degli altri politici usciti in questi giorni sono stati Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini e la Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Tutte scelte peggiori e divisive, che infatti non hanno trovato i consensi necessari in un Parlamento frammentato e vicino agli sgoccioli della legislatura. Mattarella in verità rappresentava l’unico vero politico con qualche chance, tra banchieri centrali, capi dei servizi segreti, giudici costituzionali, intellettuali e manager pubblici e privati. Ognuna di queste scelte avrebbe di certo avuto il plauso del sistema mediatico mainstream e delle piazze social, ma sarebbe stata una sconfitta ben più grave per la politica, già piuttosto in difficoltà nell’essersi dovuta affidare ad un tecnico come Mario Draghi per guidare un governo di unità nazionale.
Per questo non è la politica ad esserne uscita male, bensì quei politici populisti che si muovono sull’onda dei sondaggi e delle ondate virtuali movimentate dai social network. Primo fra tutti il leader della Lega Matteo Salvini, novello Nostradamus padano, avvolto nella nebbia di previsioni sempre errate. Il suo tentativo di essere il kingmaker per l’elezione del Presidente della Repubblica ha avuto come conseguenza la deflagrazione del centrodestra, che a dirla tutta non aveva ancora masticato e digerito la grave sconfitta alle ultime elezioni amministrative. Insieme con lui si è incrinata la leadership di Giuseppe Conte, la cui strategia è stata pubblicamente messa in discussione persino da Luigi Di Maio, trasformatosi per un giorno in un gigante circondato da nani. Alla fine nel campo dei populisti ne trarrà beneficio solo Giorgia Meloni, che avrebbe voluto l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, facendo finta di non sapere che se l’avessimo avuta per davvero Mattarella sarebbe stato probabilmente rieletto a furor di popolo.
Di conseguenza se ci pensiamo bene l’elezione di un politico come Mattarella alla più alta carica dello Stato è in effetti una sconfitta solo per quel populismo che la politica vorrebbe distruggerla. Per questa ragione la sua elezione può rappresentare la rinascita di una nuova stagione per la politica, a patto che si torni ad affrontare quotidianamente i problemi reali delle persone.