L’attentato che la scorsa settimana ha colpito Londra richiama alla memoria collettiva quelli di Parigi, Bruxelles, Nizza e Berlino. Si tratti di foreign fighters, micro cellule dormienti o singoli esaltati reclutati sul web, gli attacchi più recenti sembrano seguire il medesimo copione. Colpire e terrorizzare civili inermi, che hanno la sfortuna di transitare nei pressi dei luoghi simbolo della civiltà occidentale, siano questi edifici delle Istituzioni piuttosto che luoghi ricreativi e di svago. Il terrorismo globale ha ormai esportato un proprio franchising del terrore “fai da te”, che consente ai propri adepti di compiere stragi ed omicidi, massimizzando la portata mediatica di atti all’apparenza rudimentali, che tuttavia minano alla radice le sicurezze dei nostri stili di vita. Le nostre città sono costrette a blindarsi e a cedere progressivamente quote di libertà individuale, mentre serpeggia nel vivere comune un sentimento di rigetto e di rifiuto verso gli immigrati, percepiti indistintamente come un pericolo.
L’obiettivo del terrorismo sta proprio nel costringerci a modificare il nostro stile di vita, nel tentativo di rinchiuderci nelle frontiere degli Stati e mettendo al bando delle nostre società gli uomini e le donne, che migrano verso i nostri Paesi alla ricerca di un futuro di libertà e giustizia. L’equazione immigrazione uguale terrorismo, utilizzata irresponsabilmente anche dalle forze destrorse e populiste, è esattamente il risultato che vuole raggiungere il terrorismo. Con la scusa del conflitto religioso, si vuole imporre al mondo un nuovo Medioevo, distruggendo nei paesi islamici qualsiasi idea di modernità e secolarismo. Nei giorni scorsi il mondo si è fermato per esprimere il proprio sostegno alla Gran Bretagna, alle vittime dell’attacco e tutti i londinesi. Proprio mentre a Rimini, nel cuore del nostro Paese, un ragazzo nigeriano di 25 anni richiedente asilo, veniva trasportato in ospedale per fratture multiple, la milza spappolata e varie emorragie interne. Dalle ricostruzioni della polizia, l’uomo sarebbe stato accoltellato e poi investito da un italiano di 39 anni che secondo alcuni testimoni lo avrebbe apostrofato con gravi frasi razziste. Il giovane nigeriano era arrivato in Italia, sbarcando in Sicilia, lo scorso settembre. E’ stato poi assegnato dal progetto Hub a Rimini. E’ di religione cristiana e ha presentato istanza per l’asilo politico. È uno dei tanti che possiamo incontrare davanti ai supermercati a chiedere monete in cambio dell’aiuto nello svuotare i carrelli. Questo grave atto di violenza nostrana è figlio della stessa matrice che anima il terrorismo, semplicemente perché il razzismo e l’odio verso chi è diverso da noi si trasforma nella benzina che alimenta questo conflitto fra estremismi.
Nel fine settimana l’Italia ha affrontato due importantissimi eventi di portata mondiale. A Roma i leader europei si sono incontrati nella sala degli orazi e Curiazi per sottoscrivere un testo di rilancio dell’integrazio europea, a cinquant’anni dalla firma dei trattati istitutivi dell’Unione Europea. Era il 1957 e nasceva il sogno di un’Europa unita politicamente ed economicamente, in grado di superare quei conflitti fra gli Stati Nazionali, che avevano provocato la tragedia delle due guerre mondiali. Questa è l’Europa oggi tanto criticata dalle forze populiste e di estrema destra. Un’Europa che la nostra generazione ha il dovere di preservare e l’obbligo di migliorare, perchè diventi meno burocrate e più solidale e capace di produrre benessere per i cittadini. Contemporaneamente a Milano Papa Francesco conquistava la città, girando dal Duomo al carcere di San Vittore, fino allo Stadio San siro. Un bagno di folla che politici, campioni dello sport o rock star possono solo sognare. E’ la forza di un uomo che sta cambiando l’Istituzione della Chiesa con parole ed azioni, per trascinarla dentro la sofferenza del nostro secolo. Un uomo che non nasconde le sue fragilità, che va al bagno pubblico come ogni comune mortale, ma che ci dimostra ogni giorno come il peso della parola e dell’esempio sia più potente di quello dei cannoni. Dall’organizzazione di questi eventi, senza conseguenze negative per l’ordine pubblico e la sicurezza, l’Italia esce enormemente rafforzata a livello internazionale. Spesso siamo i primi a sparlare del nostro Paese, mi sembra importante riconoscere i nostri meriti quando dimostriamo al mondo di cosa siamo capaci.
Martedì 21 marzo per la prima volta si è celebrata per legge la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Ci sono volute sei legislature e vent’anni di mobilitazioni spontanee dei cittadini e dell’associazionismo, con Libera in prima fila, perchè il Parlamento Italiano riconoscesse ufficialmente e con un voto unanime questa giornata. Sono state 4 mila le iniziative in programma in tutto il Paese. A Locri più di ventimila persone hanno sfilato al corteo di Libera e Avviso Pubblico, al fianco di Don Ciotti, nel segno del “siamo tutti sbirri“, in risposta alle scritte ingiuriose comparse dopo la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Al corteo di Ostia 5 mila studenti hanno invaso le strade del municipio romano, commissariato per infiltrazione mafiosa, al grido “noi la mafia non la vogliamo”. Ad aprire il corteo i bambini delle elementari, seguiti dai loro compagni più grandi. In coda le delegazioni dei Sindacati. La Regione Lazio ha istituito, per la prima volta, il premio “Legalità contro tutte le mafie“, che verrà conferito ogni anno a personalità o Istituzioni che si sono distinte nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata. Un’iniziativa che affiancherà un’azione di formazione permanente con programmi di educazione alla legalità, promossi nelle scuole e nelle Università della Regione. Il forum legalità del Partito Democratico di Roma ha organizzato alla Sala Salvadori della Camera dei Deputati, una discussione con una rappresentanza dei parlamentari democratici, membri della commissione giustizia, che hanno illustrato il lavoro fatto dal Parlamento e le iniziative di contrasto nei confronti delle mafie e della criminalità organizzata. L’istituzione di una giornata in ricordo delle vittime della mafia può sembrare poca cosa, tuttavia rappresenta un tassello di quella memoria collettiva che serve a costruire il clima condiviso per combattere tutti insieme le mafie ogni giorno.
A Roma si continua a stonare. Per tutta la settimana ha tenuto banco la polemica della “settimana bianca” della Sindaca Virginia Raggi. Un modo per saltare i consigli comunali straordinari sullo Stadio della Roma e sulle vicende giudiziare dell’amministrazione comunale. L’ultima in ordine di tempo riguarda la denuncia delle Iene sulle presunte incongruità sulla raccolta delle firme per la candidatura della Raggi a Sindaco di Roma. Ormai nella nostra città si è smesso di fare politica e la pubblica amministrazione è immobile. Ho partecipato al consiglio comunale di giovedì, nel quale si discuteva dello Stadio della Roma e del futuro dei centri sportivi municipali.
Sullo Stadio non c’è ancora nessun documento ufficiale sul nuovo progetto. Deve averlo capito anche James Pallotta, che infatti ha lavorato nei giorni scorsi per far togliere le assurde barriere che separano le curve dell’Olimpico. Il Presidente dell’A.s. Roma si sarà detto: se non mi fate fare il nuovo impianto, almeno consentite ai tifosi di poter tornare a tifare la propria squadra nel vecchio Stadio. Da buon americano ha fiutato la trappola pentastellata ed ha cambiato strategia. Non potranno fare lo stesso, purtroppo, le tante associazioni sportive che lavorano nelle palestre delle scuole e garantiscono ai nostri figli di praticare sport a tariffe pubbliche. In molti municipi i bandi sono fermi e non si può procedere con la proroga nell’assegnazione degli spazi. La proposta di un nuovo regolamento langue in commissione, mentre i consiglieri del M5S disertano le sedute del consiglio comunale e non presentano atti ufficiali. Non decidono, nell’attesa che la città si spenga e si livelli verso il basso. Oppure aspettano che siano i tribunali a decidere il futuro della città.
Un pò come accaduto per la delibera comunale 140. La seconda sezione civile del Tribunale di Roma l’ha bocciato per illegittimità, nella parte in cui si consente al Campidoglio di intervenire in autotutela nei confronti delle associazioni morose, che utilizzano immobili di proprietà comunale. La decisione poggia sull’assoluta carenza di potere da parte dell’amministrazione nel pretendere la restituzione degli immobili pubblici, sui quali il giudice è chiamato a decidere caso per caso. La sentenza rappresenta un duro colpo all’impianto generale della delibera, che in questi due anni ha terrorizzato oltre 800 fra associazioni e cooperative romane, che si occupano di promozione del sociale, della cultura e dello sport. Il grande limite della 140 è l’essere rimasta priva di un regolamento attuativo, in grado di distinguere le diverse situazioni, privilegiando quelle realtà che si sono sempre comportate regolarmente e che loro malgrado sono rimaste per anni in attesa dei rinnovi delle concessioni, da quelle prive di qualsiasi titolo e finalità sociale.
Dopo la decisione del tribunale, in risposta al ricorso dell’associazione Dinamo, sarà più semplice per tutte quelle realtà raggiunte dalla notifica di diffida e sfratto, difendersi dall’azione del Comune. Adesso la Sindaca di Roma Virginia Raggi si trova dinnanzi ad un bivio: intraprendere una serie di singole azioni legali nei confronti di larga parte dell’associazionismo romano, oppure ritirare la delibera contestata e firmare un’ordinanza per il blocco delle procedure di sfratto già avviate, per consentire al consiglio comunale di scrivere un regolamento, che sappia coniugare il principio di legalità con il mantenimento di servizi essenziali per garantire la qualità della vita dei romani. La proposta del Partito Democratico è quella di mettere a bando pubblico il patrimonio immobiliare, chiedendo il pagamento di un affitto di mercato a quelle realtà che non rispondono a criteri di utilità sociale, ma consentendo ad onlus, associazioni di volontariato e con finalità socio-culturali e sportive di ottenere una riduzione percentuale del canone, quale riconoscimento dell’attività svolta in favore della collettività. C’è chi provocatoriamente ha scritto “faranno un deserto e lo chiameranno legalità“. E’ vero invece il contrario. E’ l’illegalità diffusa e tollerata a creare il deserto, perchè sottrae l’acqua necessaria a costruire qualcosa per il bene comune, imponendo a tutti la legge del più forte.
Questo fine settimana si svolgerà la prima parte del congresso del Partito Democratico, quello dedicato esclusivamente agli iscritti. Nei circoli democratici si potrà votare per i candidati alla segreteria nazionale scegliendo per Matteo Renzi, Andrea Orlando o Michele Emiliano. Contestualmente saranno eletti anche alcuni rappresentanti dei circoli, che parteciperanno alla convenzione provinciale del 5 aprile. Il 30 aprile, invece, tutti potranno votare alle primarie aperte nei gazebo e nelle sedi che saranno comunicate. La buona notizia è che in questa fase dedicata agli iscritti si potrà votare nei propri circoli, mentre la discussione generale per confrontare le mozioni si svolgerà in un’unica assemblea. E’ una decisione importante perchè restituisce autorevolezza ai circoli, anche in previsione del prossimo congresso romano.
Per il III municipio la discussione si terrà venerdì 31 marzo alle ore 17.30 presso il circolo municipale di Piazza Monte Baldo 8. Le votazioni, invece, ci saranno il giorno dopo sabato 1 aprile dalle ore 15.00 alle 21.00 presso i circoli di appartenenza: Montesacro (Piazza Monte Baldo 8), Nuovo Salario (Piazza Bortolo Belotti 37) e Talenti (Via Giovanni Verga 54). In preparazione del congresso, mercoldì 29 alle ore 18.00 si terrà un’iniziativa ad Insieme per fare (via Pelagosa) con il deputato Roberto Morassut. Giovedì 30 alle ore 20.00, invece, è prevista la consueta cena del circolo Nuovo Salario per sostenere le spese del circolo. Insomma una settimana ricca di appuntamenti e che introdurrà il mese di iniziative in vista delle primarie nazionali.
p.s. consiglio cinematografico per chi ama le storie vere, quelle che riescono a far riflettere e ci fanno capire chi ha contribuito a cambiare il mondo. Andate a vedere al cinema “Il diritto di contare”. Non vi annoierete e tornerete a casa chiedendovi cosa può fare ognuno di noi per migliorare il nostro mondo. Anche con un piccolo gesto, che a volte è l’inizio di una rivoluzione.