Questo è l’ultimo lunedì del 2020. Un anno bisestile particolarmente funesto che rimarrà nei libri di storia per la comparsa del Covid e per le conseguenze globali sociali ed economiche della pandemia. Durante quest’anno abbiamo dovuto abbandonare tante delle nostre abitudini. Non ci diamo più la mano per salutarci, ci abbracciamo di meno ed evitiamo di baciare le persone a noi care per ridurre la possibilità di contagio. Abbiamo smesso di viaggiare per piacere, di andare negli stadi per un concerto o una partita di calcio e di goderci uno spettacolo a teatro o un film al cinema. Si sono molto ridotte le nostre opportunità di vita sociale e abbiamo dovuto mettere una distanza fisica fra noi e gli altri. Ce ne andiamo in giro con la mascherina e con in tasca il gel per disinfettare le mani. Siamo potuti andare in ferie questa estate, ma abbiamo dovuto ridimensionare i festeggiamenti per il Natale, per evitare di aumentare i contagi e rischiare nel 2021 un nuovo lockdown. Non credo che rimpiangeremo questo 2020, che oltre le migliaia di morti per Covid, si è portato via anche la mia dolce nonnina.
Tuttavia questo non è stato soltanto l’anno nel quale è emersa la fragilità della specie umana, in continua lotta con virus e malattie per la propria sopravvivenza sul nostro pianeta. Questo è stato senza dubbio l’anno del progresso scientifico, con buona pace dei negazionisti di ogni sorta. Il 2020 ci ha portato il primo vaccino per il Covid, grazie al lavoro di Ugur Sahin e Ozlem Türeci, due medici di origine turca, migrati in Germania con le loro famiglie e fondatori della società Biontech, che insieme al colosso farmaceutico americano Pfizer hanno già prodotto un vaccino efficace nel 90 per cento dei casi testati. Il padre di Sahin aveva trovato un impiego presso le fabbriche della Ford a Colonia. È qui che il figlio di migranti ha cominciato i suoi studi di medicina, che lo hanno poi portato a trasferirsi ad Amburgo, città nella quale ha incontrato Özlem Türeci, anche lei medico, anche lei di origine turca, con un padre dottore a Istanbul. Sahin si è specializzata in medicina molecolare e immunologia, portando avanti in parallelo la ricerca e l’insegnamento universitario. Mentre Türeci è diventata presidente della Federazione europea di immunoterapia contro il cancro. I due hanno fondato nel 2008 la Biontech e già a dicembre del 2019 avevano cominciato a lavorare ad un vaccino per il Covid, molti mesi prima che l’organizzazione mondiale della sanità invocasse la pandemia globale.
Questo 2020 è stato anche l’anno dell’avvio del primo programma spaziale privato. Il geniale multi milionario Elon Musk è riuscito nell’impresa storica di portare due astronauti americani nello spazio. La Crew Dragon, la navicella spaziale della società privata Space X, rappresenta il primo viaggio nello spazio realizzato da privati ed è la prima tappa dell’ambizioso progetto di Musk, che vuole portare la prima donna sulla Luna nel 2024 e costruire nei prossimi dieci anni una colonia umana su Marte. L’impresa di Musk di giugno scorso ha provato a ricordarci come la storia non sia assolutamente finita e come il nostro destino non sia mai ineluttabile. Non esistono sistemi economici e sociali che non si possono cambiare. Non ci sono energie e tecnologie che non possono evolvere o rinnovarsi, usando le conoscenze scientifiche. In sostanza non ci sono confini e limiti fisici entro i quali rinchiudere l’ingegno umano.
Il 2020 ci ha voluto ricordare la fragilità umana, sferzata da virus e crisi economiche, sociali e politiche. Allo stesso tempo in questo lungo anno scienziati e visionari ci hanno dimostrato come la nostra specie trovi nelle maggiori difficoltà la spinta per la sua costante evoluzione. La fiducia nell’evoluzione scientifica e tecnologica rappresenta il marchio di fabbrica della specie umana. Questo non significa che l’umanità sia destinata a vincere costantemente le sfide di sopravvivenza globale, ma che possediamo dentro di noi gli strumenti che possono consentirci di combattere sempre, soprattutto quando lo facciamo uniti e non divisi. Il 2020 finirà fra pochi giorni nei libri di storia ed anche noi, che magari la storia non l’abbiamo ancora scritta, potremmo farne parte semplicemente partecipando alla vaccinazione di massa dei prossimi mesi. Anche noi, come i nostri nonni e genitori per il vaiolo, saremo parte di quella grande storia che è l’evoluzione umana. Ogni nostra azione ha anche conseguenze sulle persone che ci circondano. Vaccinarsi non sarà quindi soltanto un atto di difesa personale, ma un gesto d’amore collettivo. C’è una domanda che si sente molto in queste ore. Non hai paura delle possibili conseguenze del vaccino? Certo che ce l’ho, come della maggior parte delle cose che non conosco. Non per questo però possiamo mettere a repentaglio noi stessi e chi ci sta intorno. Ho paura di quello che non conosco certo, ma ho anche fiducia nella scienza e nelle donne e negli uomini che invece di passare questi mesi a casa sul divano, erano nei laboratori a lavorare sul vaccino contro il Covid. Questo 2020 sta terminando con la speranza che ce la faremo e che davvero il 2021 possa essere un anno migliore. Ammesso che ognuno di noi faccia la propria parte.
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