Una delle mie passioni più importanti è certamente la politica. Lo è sempre stata, fin da quando ero ragazzo. Il desiderio di impegnarmi per migliorare la qualità della vita delle persone è iniziata con l’impegno politico nella mia scuola e nel mio quartiere. Poi ho avuto la grande responsabilità di amministrare per dieci anni il municipio in cui sono nato e cresciuto, mentre negli ultimi anni ho guidato la rinascita del Partito Democratico di Roma assieme ad un gruppo di donne e uomini onesti e preparati, che hanno dedicato volontariamente il proprio tempo alla costruzione di un’alternativa per Roma. In tutto questo tempo ho anche avuto la possibilità di collaborare alla Regione Lazio e in alcuni uffici politici parlamentari, sperimentando in prima persona cosa voglia dire lavorare su proposte di legge in grado di cambiare la vita delle persone, ampliando diritti e riducendo disuguaglianze sociali ed economiche. In sostanza ho avuto davvero la possibilità di capire quanto sia importante la politica nelle nostre vite e quanto una buona politica possa incidere in meglio sul nostro futuro. Non sono un ingenuo e sono anche consapevole di come molte volte alcuni politici non siano mossi soltanto da questi nobili ideali e d’altro canto molto spesso mi sono trovato a dover lottare contro quelli che hanno cercato di piegare gli interessi della collettività verso i propri interessi personali. È per questa ragione probabilmente che in queste settimane mi sento in profondo imbarazzo.
Mi sto convincendo che lentamente ci si stia abituando ai morti per Covid. Soltanto così avrebbero senso le assurde polemiche che nelle ultime settimane stanno tenendo banco nel mondo e nel nostro Paese. Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti. Qui i malati di Covid sono più di 6 milioni e mezzo e ad ora sono 300 mila i decessi. Proprio ieri la Pfizer ha ottenuto il permesso per cominciare le prime vaccinazioni, pur tuttavia la principale discussione riguarda i ricorsi legali temerari intentati da Donald Trump contro il Presidente Democratico eletto Joe Biden. Sono settimane che un manipolo di fanatici inonda i social network con false notizie sulle elezioni americane. Proprio nel fine settimana anche la Corte Suprema ha respinto l’ultimo dei ricorsi, quello dello Stato del Texas sull’esito delle elezioni. Eppure sui social si continua a parlare di secessione e guerra civile. C’è gente che dietro ad una tastiera si augura che vi possa essere un colpo di stato dell’esercito. Un colpo di Stato negli Stati Uniti d’America, durante una pandemia globale che sta uccidendo più di un milione e seicento mila persone.
Non va meglio nel nostro Paese. L’inizio della settimana ci aveva finalmente consegnato un voto unitario di tutto il Parlamento sulla legge di stabilità. Per un breve attimo è sembrato che la politica italiana avesse deciso di volare alto, sopra le proprie divisioni di parte, per fare gli interessi del popolo italiano. Non so se fosse sembrato soltanto a me, ma davvero per un breve momento sono stato orgoglioso dei nostri eletti in Parlamento. Degli eletti di tutti gli schieramenti, anche di quelli dei quali non condivido le idee per governare il nostro Paese. Questo sentimento è durato davvero lo spazio di un mattino, perché dal giorno dopo gli interessi particolari dei singoli hanno ripreso il sopravvento ed ora sui giornali si parla di crisi di governo, di rimpasti e di poltrone. Sento di dirlo con convinzione: è uno schifo ed è uno schiaffo a tutti quei cittadini, imprenditori e lavoratori che stanno affrontando sacrifici pur di garantire la sicurezza e la salute degli italiani.
Quelli che hanno l’onore di ricoprire un incarico pubblico in uno dei momenti storici più difficili dalla fine della seconda guerra mondiale dovrebbero avere il buon senso di anteporre i propri egoismi per il tempo necessario ad uscire dalla crisi. Qui nessuno è fesso. E nessuno potrà mai credere che mettere in discussione la democrazia americana o far cadere un governo in Italia siano questioni di interesse collettivo e non manovre di potere egoistiche. Soprattutto perché tutto questo avviene in un momento in cui ogni giorno centinaia di persone muoiono e migliaia diventano più povere. Stiamo passando dalla fase dell’emergenza a quella della ricostruzione e per farlo serve sicuramente un rilancio dell’azione politica. Mai in passato nel nostro Paese un governo ha avuto a disposizione le ingenti risorse che arrivano dall’Europa grazie al lavoro di questo governo. Ecco perché ci vuole il massimo della corresponsabilizzazione e della collegialità. Questo deve essere il tempo della buona politica e non dei cattivi politicanti.
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