“Questa è la stagione della cura”. Comincia con questa frase la nuova era di Joe Biden, 46esimo Presidente degli Stati Uniti, democratico testardo che prima di diventare il Presidente eletto con il maggior numero di voti della storia degli Stati Uniti d’America, aveva già perso due elezioni presidenziali nel 1998 e nel 2008. Biden compirà 78 anni a breve e di conseguenza è anche il Presidente americano più anziano. In uno dei momenti più difficili e incerti della nostra storia, gli Stati Uniti scelgono la guida di una persona saggia, che è tornata a parlare di unità con toni pacati, eliminando dal proprio vocabolario quelle parole d’odio, che sono state il marchio di fabbrica di Donald Trump e della nuova generazione di politici neo sovranisti. Questa elezione passerà alla storia per essere stata incerta fino alla fine, ma soprattutto perché per la prima volta gli Stati Uniti avranno un vicepresidente donna. Kamala Harris è anche la prima afroamericana e la prima indo-americana a ricoprire questo ruolo e il suo risultato rende sempre più possibile il sogno di vedere fra qualche anno la prima donna eletta presidente degli Stati Uniti d’America.
Queste elezioni americane ci hanno insegnato molto. Per prima cosa che la democrazia non è un sistema politico o uno Stato, ma un atto. È Kamala Harris a citare le parole dell’icona dei diritti civili John Lewis e a ricordare come la democrazia non vada mai data per scontata. Le nostre democrazie sono fragili e sempre a rischio, soprattutto quando si vivono periodo di emergenza come quello che stiamo attraversando a causa dell’epidemia di Covid. L’elezione di Biden e Harris alla Casa Bianca non risolve tutti i problemi ovviamente, ma può davvero contribuire ad affrontarli con serietà. La settimana scorsa avevo scritto come il mondo avesse bisogno di unirsi per sconfiggere la pandemia, convocando magari un G20 con i principali leader mondiali per ragionare insieme su come affrontare collettivamente l’emergenza sanitaria ed economica. Il nostro è un destino globale e l’Europa e gli Stati Uniti hanno bisogno l’una dell’altra. Nei prossimi mesi mi auguro che gli Stati Uniti possano contribuire a questo processo politico. Queste elezioni ci hanno anche insegnato che i sovranisti usano la democrazia per i propri fini, ma non la rispettano. Le persone come Donald Trump sono tra le più pericolose per il mondo. Non credono nella scienza. Non indossano la mascherina in piena pandemia. Non accettano la sconfitta elettorale. Insomma rinnegano la realtà e minacciano quelli che considerano i propri nemici. Con la sconfitta di Trump i sovranisti di tutto il mondo sono più deboli. Non sono sconfitti si badi bene, ma adesso si possono battere anche in Europa e soprattutto in Italia.
Nel nostro Paese la destra sovranista la pensa così. Matteo Salvini dichiara: “la mascherina non ce l’ho e non la metto“. Giorgia Meloni twitta: “non scaricate l’app Immuni”. Vittorio Sgarbi si ridicolizza da solo scrivendo: “il Covid a 26 gradi muore. Tu bevi un the caldo ed è già morto”. Il governatore della Liguria Giovanni Toti si azzarda a dire che “gli anziani non sono indispensabili”, mentre il deputato della Lega Claudio Borghi chiosa ragionando sul fatto che “il diritto al lavoro sia più importante del diritto alla salute”. Proviamo a chiudere gli occhi e ad immaginare cosa sarebbe accaduto se ci fossero state queste persone al governo del nostro Paese durante questa crisi mondiale. Oggi il Covid ha già ucciso in meno di un anno un milione e duecento mila persone in tutto il mondo. In Italia siamo arrivati a 40 mila contagi giornalieri e dall’inizio dell’anno hanno perso la vita 41 mila persone. Ormai purtroppo ognuno di noi può testimoniare di aver conosciuto qualcuno che non c’è più a causa di questo dannato virus, che sta cambiando profondamente le nostre vite. Non è quindi un caso che in tutto il mondo i popoli si stiano orientando su politici non inclini ad inseguire presunti complotti, ma ben consapevoli della difficile prova che stiamo affrontando.
Voglio chiudere su Roma, la mia città. Questa settimana abbiamo vissuto il lutto per la scomparsa di Gigi Proietti, un grande artista che è stato capace di portare gioia nelle nostro famiglie. Nel giorno dei funerali di Gigi, mi sono commosso per le parole dei tanti che lo hanno ricordato al Globe Theatre di Villa Borghese e devo ammettere di aver provato orgoglio ascoltando l’elogio di Walter Veltroni, ultimo grande Sindaco di questa città. Guardando quello che è stato il teatro di Proietti nel cuore di Roma, non posso fare a meno di pensare che per onorare la storia di questo grande artista del popolo, sarebbe bello costruire un nuovo teatro nel cuore del Tufello, il quartiere dove ha vissuto da bambino. Non è soltanto un modo per ricordare la sua provenienza, ma anche per tramandare una lezione importante, che è quella di portare la cultura in tutti i quartieri di Roma. Proietti è stato un artista popolare e consentire ai cittadini del terzo Municipio di avere un Teatro che lo ricordi significa continuare a promuovere anche in periferia spazi dedicati a tutti i futuri “Proietti” della nostra città. Il Tufello è anche il quartiere dove ho vissuto la mia adolescenza e dove ho costruito i primi progetti sociali e culturali nel mio municipio. Anche per questo ho deciso di farmi promotore di questa proposta e di avviare una petizione online che vi chiedo di sostenere (clicca qui). Sono consapevole che ci vorrà qualche anno, ma chi mi conosce sa che sono una persona testarda, che quando si mette in testa un obiettivo non lo molla.
Questo sabato la sezione Nuovo Salario, alla quale sono iscritto da sempre, ha avviato un progetto di raccolta di generi alimentari da donare alle famiglie più in difficoltà. La stessa cosa la sta facendo già da febbraio la sezione San Giovanni di via La Spezia. Voglio ringraziare le tante persone che hanno donato con generosità e il lavoro svolto dai volontari. I generi alimentari raccolti saranno devoluta alle associazioni delle parrocchie Santa Maria della Speranza, San Frumenzio e SS. Redentore del III Municipio, che già distribuiscono i pacchi alimentari. Questa iniziativa si replica ogni sabato mattina dalle ore 10 alle 13. Se volete dare una mano vi aspettiamo a Piazza Bortolo Belotti 37, perché è con i piccoli gesti che si comincia a rendere migliore il mondo.
L’oddio è lunedì diventa anche podcast. Se vuoi ascoltarlo lo trovi su Spotyfi e sulle principali app per smartphone. A questi link trovi la puntata di oggi: Spotify, Spreaker, Pocast Addict.