Oddio è lunedì #140 – senza la politica vera c’è solo spettacolo e business

Comincio ad essere seriamente preoccupato per la deriva che negli ultimi tempi sta prendendo il linguaggio politico. Non mi riferisco soltanto alle parole sciolinate sui social network, usate per scaricare cariche adrenaliniche di odio e risentimento, ma anche alla narrazione fatta sempre più per immagini troppo confuse e spesso incapaci di raggiungere i destinati con un messaggio univoco. Ne sono un esempio concreto le questioni della Nutella e del tonno Callipo. Sia Matteo Salvini che Nicola Zingaretti si sono trasformati nell’ultima settimana negli insoliti testimonial pubblicitari di due importanti aziende. Il primo perché protagonista di una ridicola polemica sulle nocciole turche usate dalla Nutella; il secondo perché immortalato con la tuta bianca dell’azienda, mentre era in visita allo stabilimento di Maierato per sostenere il candidato alla Regione Calabria Pippo Callipo. Nel mio ragionamento voglio prescindere dalle motivazioni politiche delle due scelte e anche dai contraccolpi che hanno provocato. Mi preoccupa il fatto che la politica rischi di diventare testimonial dell’impresa e di conseguenza del mercato, abdicando al suo ruolo primario di regolatore e legislatore dell’impresa economica e del mercato finanziario. Devo ammettere di aver provato imbarazzo nel vedere tantissime bacheche social popolarsi improvvisamente di biscotti o di scatolette di tonno. In poche ore moltissimi profili sono diventati inconsapevolmente delle vetrine pubblicitarie di due aziende soltanto perché due politici, probabilmente sbagliando i loro messaggi, hanno catalizzato l’attenzione su queste realtà. Sono convinto che a sbagliare i loro messaggi non siano stati Salvini o Zingaretti, ma molto più probabilmente i loro staff comunicativi e proprio qui sta la mia grande preoccupazione.

Se la politica rimane in ostaggio dei comunicatori formati sul marketing pubblicitario e aziendale, ci troveremo sempre di più a parlare di biscotti e scatolette, invece che di lavoro e diritti. La comunicazione politica è importante certo, ma è necessario che venga utilizzata per spiegare con parole semplici un solido impianto politico e programmatico di lungo respiro. In caso contrario la comunicazione diventa soltanto ricerca del like, dell’hastag più competitivo o della foto emozionale. Insomma si trasforma in marketing pubblicitario, quello che Silvio Berlusconi sapeva usare meglio di tutti gli altri. Senza un’identità politica ben definita, il politico di turno rischia di limitarsi ad indossare un camice bianco, per trasformarsi in qualsiasi cosa il pubblico voglia vedere in quel momento. Senza la politica vera insomma c’è solo spettacolo e insieme allo spettacolo arriva inevitabilmente il business. Chi ci rassicura del fatto che un domani un qualsiasi politico possa usare la propria immagine e quella dei militanti del proprio partito per far pubblicità ad una qualche azienda privata, per riceverne magari in cambio finanziamenti all’attività politica? Si badi bene, non si discute se queste siano cose lecite o meno, ma se svilire totalmente il ruolo della politica a quello di chi gestisce il potere economico e finanziario, non rappresenti una deriva irrecuperabile. Bisogna invertire la rotta immediatamente. Prima che sia troppo tardi. Semmai non sia già troppo tardi.

Altri articoli