Le elezioni europee ci consegnano un risultato chiaro e inequivocabile. La Lega raddoppia per la seconda volta di seguito i suoi consensi, raggiungendo il 34% dei voti e diventano per la prima volta il primo partito d’Italia. Va forte anche la destra di Fratelli d’Italia, erede di Alleanza Nazionale, che supera i confini del Lazio e si prefigura come forza nazionale in grado di assorbire una parte dell’elettorato di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi resiste al tempo che trascorre e con l’8,8% riporta nuovamente il Cavaliere nel Parlamento Europeo. La destra tutta assieme arriva a sfiorare il 50% dei voti con l’affluenza al 56%. È un dato drammatico che prima di tutto mostra il fallimento del M5S, crollato al 17% a causa della scellerata alleanza di governo con Salvini.
L’alternativa alla destra sovranista e razzista rimane di conseguenza il nuovo Partito Democratico di Nicola Zingaretti. Dopo la sconfitta delle politiche, il Pd scavalca i grillini, riporta nelle sue liste esponenti della sinistra e prova a guardare ai moderati con personalità quali Carlo Calenda. Non appena si sono tacitate le polemiche interne, incessanti negli anni scorsi, i democratici sono tornati ad essere più credibili e quindi a crescere nei consensi. A Roma sono due anni che il nuovo Partito Democratico, guidato dal giovane segretario Andrea Casu e di cui sono coordinatore della segreteria, ha avviato una politica di ascolto e presenza nei territori, abolendo le polemiche interne e lasciando da soli quelli che parlano sempre male di chi lavora, senza mai fare nulla per migliorare Roma. L’azione del nuovo Pd Roma e il buon governo della Regione Lazio hanno riportato il Partito Democratico ad essere il primo partito nella capitale con il 30% dei voti. Tuttavia questo risultato deve essere coltivato, costruendo attorno al Pd una coalizione ampia e caratterizzata da una vocazione a sostegno dei più deboli, capace di attrarre quella parte della società civile delusa, che alle elezioni europee ha scelto di non votare.
La prossima prova elettorale saranno le regionali e poi toccherà a Roma. Qui la Raggi ha definitivamente concluso la sua era. È stata la protagonista assoluta del fallimento pentastellato, trascinando nella debacle anche il movimento nazionale guidato da Luigi Di Maio. Gli amministratori grillini nei municipi, sempre più stressati e in difficoltà, se la prendono arrogantemente con i cittadini che non li avrebbero votati. Non li sfiora il pensiero che i romani non vogliano votarli per la loro incapacità nel manutenere le strade, raccogliere i rifiuti, far funzionare gli autobus ed investire sulle grandi opere. Scoperto il bluff degli onesti, presunti visto che alcuni sono finiti ben presto indagati e persino arrestati, è rimasta soltanto l’incapacità nel sapere amministrare. I dati ottenuti dal Partito Democratico rappresentano un punto di partenza sul quale costruire un nuovo progetto per Roma. Lo faremo municipio per municipio, per far tornare i romani ad aver fiducia nel Pd, anche in quartieri come Ostia e Tor Bella Monaca, dove i democratici non riescono ad essere davvero incisivi. Lo faremo sostenendo le nostre buone amministrazioni in I, II, III e VIII municipio e praticando una opposizione dura e intransigente in quei municipi dove i grillini hanno abolito la trasparenza e la partecipazione. Lo faremo chiedendo l’aiuto di tutti ed aprendo le porte del Partito Democratico, unico vero argine alla destra di Salvini e Berlusconi.