Oddio è lunedì #111 – quando passerà la sbornia sovranista, dovremo fare ammenda

Sono stato a Roma alla presentazione del libro di Matteo Renzi “Un’altra strada”. Lo sto leggendo, perché malgrado i difetti personali dell’uomo, stimo la sua tenacia e la caparbietà con la quale ha difeso il lavoro dei governi democratici di questi anni. Fra qualche anno avremo modo di rimpiangere questi anni trascorsi. Passata la sbornia sovranista e populista, vedremo il governo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini per quello che è, ovvero la peggiore esperienza conservatrice della destra nazional popolare italiana, un mix in salsa tragi-comica, intenta a scimmiottare nel linguaggio, nella retorica e nelle idee, quelli che furono i capisaldi nel novecento dei fasci di combattimento e dell’uomo qualunque. Dalle macerie che ci lascerà questo governo avremo molte difficoltà a risollevarci, perché prima che di ricette economiche dovremo fare ammenda con noi stessi per aver consentito la degradazione morale, etica e politica della nostra società.

Nei giorni in cui i genitori di Matteo Renzi sono finiti agli arresti domiciliari e già condannati dalla rete social grillo-leghista, c’è gente come Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia della Lega, che è finito in carcere perché è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione. Cinque anni e dieci mesi per corruzione dopo un processo iniziato nel maggio del 2014, due anni dopo che Formigoni venne indagato. Per essere chiari Formigoni in cambio di numerosi benefici e del finanziamento illecito per le regionali del 2010, avrebbe favorito due imprenditori nell’ambito degli appalti del sistema sanitario lombardo. Senza quel flusso di tangenti la storia della Lombardia e del Paese sarebbe cambiata? Sono convinto di si.

Nella sua ultima enews Matteo Renzi ha cercato di non reagire al chiasso mediatico che la notizia sui suoi genitori ha prodotto. Nello stesso giorno in cui il M5S decideva di non far processare il Ministro Matteo Salvini, sconfessando tutti gli ideali di questi anni e preferendo al giusto processo le proprie poltrone, sui social non si è parlato che dell’ex premier Democratico. Sia chiaro che la penso come Enrico Mentana. Per una ragione semplice. Nei processi molte volte basta leggere le carte per comprendere se una misura sia giusta o meno. Non lo fanno in tanti purtroppo, ma per poter avere un’opinione su temi così delicati andrebbe sempre fatto. Per non cadere dal pero nel caso in cui un giudice decidesse, fra qualche settimana, di revocare la misura dei domiciliari al padre e la madre dell’ex segretario Pd. Il processo saprà dirimere la vicenda e fra qualche anno sapremo se i reati contestati ai genitori di Renzi siano stati effettivamente commessi. Il problema, tuttavia, non è questo, ma la sensazione fortissima che non tutti i cittadini siano davvero uguali davanti alla legge. Non lo è certamente Salvini, che come un ministro qualsiasi della Prima Repubblica si avvale dell’immunità, per fuggire dal processo che lo vede indagato per aver sequestrato in mare delle persone innocenti. Non lo è la Lega che ha potuto evitare il fallimento, ottenendo dal fisco la possibilità di restituire i 49 milioni di euro sottratti allo Stato in comode rate da 50 mila euro al mese. Non lo sono i vari Di Mario e Di Battista che non potranno mai essere giudicati per diffamazione, per le tante dichiarazioni non veritiere di questi anni. Proviamoci noi a sequestrare qualcuno su una barca, a non pagare un debito con lo Stato o peggio ancora a diffamare a mezzo stampa un politico. Per noi comuni mortali la legge è uguale per tutti. Per loro, la “casta” dei parlamentari giallo-verdi tutto è permesso. La metamorfosi della vuota retorica dei cittadini che entravano nelle istituzioni è completa. I “cittadini” grillini al potere sono molto peggio di quelli che combattevano, perché sono disposti a tutto per tenersi quelle poltrone. Sopratutto a sconfessare tutti gli ideali del movimento che li ha portati in Parlamento.

Il caso di Roma è emblematico. Ormai la Sindaca Virginia Raggi sembra “Alice nel Paese delle meraviglie”. Ogni volta che accade qualcosa, se la prende con qualcun altro e non essendoci più il Partito Democratico a farle da capro espiatorio, non le resta che prendersela con i suoi. Dopo le dimissioni dell’Assessore Pinuccia Montanari, sono piovuti gli esposti alla procura e alla corte dei conti di Lorenzo Baccagnini, Presidente di Ama silurato ad inizio settimana dalla Sindaca. Poi è scoppiata la bomba. Ad essere indagato è stato un pezzo da novanta del comune targato M5S: Franco Giampaoletti, direttore generale del Campidoglio. Il reato contestato è di quelli gravi: abusare del proprio ruolo per convincere i vertici di Ama a non conteggiare nel bilancio 2017 un credito di 18 milioni di euro vantato dall’azienda nei confronti di Roma Capitale per i servizi cimiteriali, portando quindi la municipalizzata in perdita. Questa sarebbe stata la ragione del braccio di ferro politico fra “l’ingenua” Raggi e l’assessore Montanari. Negli esposti si parla di pressioni, abusi di potere e azioni vessatorie nei confronti di quei dirigenti che avrebbero avuto la sola colpa di resistere per garantire legalità e trasparenza. I grillini sono così ovunque. Legalità e trasparenza quando governano gli altri, perché quando ci sono loro non servono più. Uno schema tanto caro ai regimi totalitari e che mal si addice alle nostre democrazie.

Nel nostro Paese, tuttavia, non si parla di questo fallimento politico. Si preferisce soffiare sul fuoco dell’intolleranza, piuttosto che sbugiardare e svergognare pubblicamente questi cialtroni da social. D’altronde la pancia del paese sembra andare in questa direzione. A Portuense davanti la scuola Nino Rota per la terza volta un ragazzo delle medie di origine egiziana è stato picchiato da un gruppo di adolescenti. L’odio inconscio che questi ragazzi provano per un giovane come loro è stato coltivato nell’ignoranza delle loro famiglie. Un’ignoranza che produce violenza cieca, come quella di giovedì scorso nelle metro di Roma, dove un ventinovenne di San Basilio ha aggredito con un taglierino un ragazzino rom di soli 11 anni. Secondo l’aggressore, fermato da due guardie Italpol, il piccolo rom era colpevole di averlo derubato. “A voi zingari vi ammazziamo” ha urlato prima di sferrare il colpo alla nuca del bimbo. Nelle tasche del bambino non è stata rinvenuta alcuna traccia del presunto denaro rubato.

C’è però un’Italia di cui andare fieri. Nella seconda A della scuola media Carducci di Piacenza i ragazzi studiano la lingua dei segni. L’idea è venuta alla professoressa Tiziana Bifulco, che ha pensato a questa esperienza unica per consentire a tutti i suoi alunni di poter comunicare con Paolo, lo studente sordo con cui ora tutta la classe può interagire normalmente. Un progetto accolto è finanziato dal dirigente scolastico, che dimostra come sia banalmente semplice abbattere le barriere quando lo si vuole fortemente. Di questa Italia che non si arrende fa ormai parte di diritto la comunità democratica della sezione San Giovanni di via La Spezia. Qui l’esperienza dell’accoglienza di cinque senza fissa dimora, tolti dalle strade in questo freddo inverno, si è ormai trasformata in un moderno modello per la sinistra del nuovo millennio. L’iniziativa di giovedì scorso aveva come parola d’ordine “Sinistra è umanità” e chi vi ha partecipato ha certamente potuto sperimentare quanto il rafforzamento dei legami umani rappresenti una soluzione potente per uscire dall’indifferenza e poter contribuire, ognuno per la propria parta, al miglioramento della realtà che ci circonda.

Il prossimo 3 marzo si terranno le primarie nazionali del Partito Democratico. Sarà un appuntamento importante che contribuirà a segnare i prossimi anni del nostro Paese. Si potrà votare presso i seggi allestiti a Roma (clicca qui) dalle 8 alle 20 portando con se la propria tessera elettorale, un documento e due euro. Oltre al segretario si sceglieranno anche i membri dell’assemblea nazionale Democratica. Sono candidato come capolista nel collegio Lazio 4, che corrisponde ai municipio III e IV di Roma, a sostegno del segretario Maurizio Martina. Insieme a me sono candidati Fabiana Germanò, Federico Stolfi, Pinuccia Cazzaniga, Eraldo Guardati, Loredana Vasselli e Gianni Montisci. Arginiamo assieme le destre e rigeneriamo, fianco a fianco, i democratici italiani.

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